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Ultima Legione Romana – maglie match worn
Categorie Editoria maglie match worn Ultima Legione Roma Ultimi arrivi Ultimi arrivi CDR
Scritto da Giacomo Serafini
sabato, 15 Ottobre alle ore 06:24
 Ultima Legione Romana
L’amore per Roma e la AS Roma e l’attaccamento e la passione per la maglia ed i suoi colori, hanno tinteggiato di Oro e Porpora gran parte della mia vita.
La lontananza spesso fisica e geografica dalla Capitale non hanno mai minimamente scalfito un sentimento profondo. Nel 2015, residente da ormai tre anni in Terra d’Albione e dopo l’inizio di una collaborazione editoriale con il portale di Controcultura Giallorossa COREDEROMA, l’idea di identificare il mio pensiero e la mia collezione di maglie match worn (preparate o indossate in campo), con il nome di Ultima Legione Romana, nome ispirato alla leggenda della IX Legione, una delle leggende più durature della Britannia romana, che narra che 5000 dei migliori soldati di Roma scomparvero misteriosamente tra le nebbie della Caledonia mentre marciavano a nord per sedare una ribellione.
Le schede sono insieme di testimonianze fotografiche della stagione calcistica, curiosità, riferimenti storici e particolarità di produzione tecnica della maglia. Ad maiora. Forza Sempre Grande Roma.
Giacomo Serafini
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L’inferno a ridosso del Vaticano
Categorie Editoria Pillole&Chicche de Roma nostra Ultimi arrivi Ultimi arrivi CDR
Scritto da Er Pasquino
martedì, 11 Ottobre alle ore 09:10

Gli articoli sono gentile concessione di Claudio Colaiacomo: dal libro Roma Perduta e Dimenticata Compton Netwon Editori – segui Claudio su facebook o su twitter
L’industria del mattone a Roma ha una storia millenaria che in sostanza nasce contemporaneamente alla fondazione della città. In epoca recente la produzione dei laterizi si è spostata a ridosso delle mura della Città del Vaticano, dove oggi scorre via delle Fornaci. La via deve il suo nome proprio ai forni che nel Seicento sbuffavano fumo e fiamme per creare gli elementi necessari a costruire palazzi e la nascente basilica di San Pietro.
Tra le pagine di questo libro, abbiamo già parlato della porta Fabbrica, murata, che un tempo serviva proprio per collegare la zona delle fornaci con il Vaticano. Oggi non rimane più nulla se non il nome della via e quello quasi del tutto ignorato della porta.
 Raccolta Roma sparita – Via Baldo degli Ubaldi 1959
Negli anni che seguirono, le fornaci traslocarono di un paio di chilometri a nord oltre al cosiddetto monte del Gelsomino, presso un’area estesa fino a lambire l’odierno Piazzale degli Eroi e che ancora oggi preserva il nome antico, Valle dell’Inferno. Piuttosto singolare trovare una valle così denominata a pochi metri dalla città Santa! Eppure non si tratta solo di semantica, la valle era davvero infernale sia nell’aspetto e sia nelle condizioni di vita di chi ci abitava. Se ci fossimo affacciati dalle mura vaticane due secoli fa, magari al crepuscolo, la scena sarebbe stata inquietante. Decine di casolari e ciminiere illuminate dal bagliore del fuoco vivo, colonne di fumo e gente in perenne movimento, sudicia, intenta nel trasporto di argilla, carbone e mattoni su carrocci di legno. Una di quelle ciminiere è ancora sorprendentemente in piedi, ma per poco se qualcuno non interviene con urgenza. Si trova in via Baldo degli Ubaldi a ridosso del cavalcavia ferroviario. È quel che resta della fornace di Girolamo Veschi, uno dei più importanti produttori di allora. Continua >>
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L’inquilina del piano di sopra. Un classico confezionato con cura
Categorie Editoria Teatrando Ultimi arrivi Ultimi arrivi CDR
Scritto da Er Pasquino
martedì, 11 Ottobre alle ore 08:59

Gli articoli sono gentile concessione di Paolo Leone: dai siti corrieredellospettacolo.net, culturaeculture.it, e settimanale MIO

Roma, Teatro Golden (Via Taranto 36 – Metro A Re di Roma), dal 27 settembre al 23 ottobre 2016
Con quanta grazia e leggerezza si può parlare di un male tanto comune come quello della paura di non piacere e del rifiuto, delle solitudini mascherate, del timore di dare e ricevere amore. Al punto da rinunciarvi e chiudersi in vite blindate, inaccessibili all’altro/a. Antiche ferite, traumi irrisolti. Il tutto con il sorriso e una messa in scena che rivitalizza un testo come quello del parigino Pierre Chesnot, L’inquilina del piano di sopra, un classico brillante dell’era moderna, in scena al Teatro Golden fino al 23 ottobre. Merito dei tre attori protagonisti: Gaia De Laurentiis, Ugo Dighero e Laura Graziosi, capaci di dare nuovo slancio a una commedia nota con le loro interpretazioni briose, ironiche, che rendono al meglio la leggerezza priva di banalità della pièce.

Perché i meccanismi comici di Chesnot sono tutto meno che banali, nelle righe della sua commedia c’è il dolore della vita, e nei suoi tre personaggi ognuno di noi può riconoscere qualcosa di proprio. La storia è quella di Sophie (Gaia De Laurentiis), bella parigina quarantenne che nel giorno del suo compleanno, sola nel suo appartamento alla vigilia di ferragosto, decide di suicidarsi, ma la telefonata provvidenziale della sua amica Suzanne (Laura Graziosi), tutta vita e feste, la convince a desistere e le propone una sfida: quella di impegnarsi a rendere felice il primo uomo che incontra. Il caso vuole (ma esiste il caso nella vita?) che l’unico disponibile sia l’inquilino del piano di sotto, lo scorbutico Bertrand, professore single e non più giovane, apparentemente insensibile al fascino femminile, chiuso nel suo appartamento corazzato come il suo cuore. Continua >>
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Er Ciriola – POVERI MA BELLI
Categorie Editoria Pillole&Chicche de Roma nostra Ultimi arrivi Ultimi arrivi CDR
Scritto da Er Pasquino
mercoledì, 5 Ottobre alle ore 08:19

Gli articoli sono gentile concessione di Claudio Colaiacomo: dal libro Roma Perduta e Dimenticata Compton Netwon Editori – segui Claudio su facebook o su twitter
Lungo la sponda destra del Tevere, proprio sotto Castel Sant’Angelo, si forma ancora oggi una piccola spiaggia che d’estate si copre di erba e accoglie qualche sparuto pescatore. Qui fino agli anni Settanta si trovava uno degli stabilimenti balneari più noti in città, quello di Rodolfo Benedetti detto Er Ciriola. Non fatevi trarre in inganno da quella spiaggetta, non c’erano né ombrelloni e neppure lettini sulla sabbia. Lo stabilimento si sviluppava sopra due lunghi barconi ai quali si accedeva da una piccola passerella collegata con la terra ferma. Uno era un vecchio battello fluviale inglese, con tanto di ampia terrazza per prendere il sole, ma anche spazi per ballare, spogliatoi foderati di bizzarro velluto rosso e scalette per scendere nel fiume e fare il bagno. Erano i tempi del “biondo Tevere”, che tutt’oggi ha mantenuto il colore biondo dovuto alla tipica sabbia dorata, ma che ha purtroppo perso la balneabilità. Er Ciriola si chiamava così perché era sempre in acqua come un’anguilla, pesce che in dialetto romanesco ha lo stesso nome della forma di pane tutta romana denominata appunto “ciriola”. Continua >>
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