In effetti, ripensando a quanto successo ieri allo stadio Olimpico e alla, usando un eufemismo, fortunosa qualificazione agli ottavi, ha ragione Pallotta.
Non c’era niente da fischiare. Nulla. Perché quello che vediamo, sportivamente parlando, da novembre ad oggi, derby a parte, è il NULLA. Cosmico.
Come quelle visuali da dentro le stazioni spaziali. Si vede la terra in lontananza che gira (il pallone) e lontani, lenti, apatici, noi.
Quindi è vero, caro “Presidente”, sbagliato fischiare. Sarebbe invero giusta la strada dell’indifferenza. Silenzio assoluto, come quello cercato, voluto e ottenuto in Curva Sud.
Sono tempi affettivamente magri in casa giallorossa. Nella mia seppur breve memoria romanista non ricordo un periodo come questo costellato dalla distanza abissale in termini affettivi tra squadra, società e tifoseria. Siamo stati in grado di sopportare perfino la quasi retrocessione del 1994, Ciarrapico e i suoi orrendi buffi, il periodo più basso della gestione Sensi, senza mai battere un ciglio, gridando, lamentandoci, fischiando si, anche questo, ma pur sempre con la Roma nel cuore e sentendosi legati ai colori che ci appartengono. Continua >>
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