giovedì, Maggio 02, 2024 Anno XXI


In effetti, ripensando a quanto successo ieri allo stadio Olimpico e alla, usando un eufemismo, fortunosa qualificazione agli ottavi, ha ragione Pallotta.
Non c’era niente da fischiare. Nulla. Perché quello che vediamo, sportivamente parlando, da novembre ad oggi, derby a parte, è il NULLA. Cosmico.
Come quelle visuali da dentro le stazioni spaziali. Si vede la terra in lontananza che gira (il pallone) e lontani, lenti, apatici, noi.

Quindi è vero, caro “Presidente”, sbagliato fischiare. Sarebbe invero giusta la strada dell’indifferenza. Silenzio assoluto, come quello cercato, voluto e ottenuto in Curva Sud.
Sono tempi affettivamente magri in casa giallorossa. Nella mia seppur breve memoria romanista non ricordo un periodo come questo costellato dalla distanza abissale in termini affettivi tra squadra, società e tifoseria. Siamo stati in grado di sopportare perfino la quasi retrocessione del 1994, Ciarrapico e i suoi orrendi buffi, il periodo più basso della gestione Sensi, senza mai battere un ciglio, gridando, lamentandoci, fischiando si, anche questo, ma pur sempre con la Roma nel cuore e sentendosi legati ai colori che ci appartengono.

L’installazione, anzi, sarebbe giusto dire, dis-installazione della passione, è in corso e vista la piega che sta prendendo la vicenda tutta, è quasi completata.
Ieri, non contento della figura di m*@#a sportiva in eurovisione (come se le 6 empanadas di Barcellona non fossero bastate), il nostro supereroe a stelle e strisce, ha ben pensato di metterci il carico a bastone. Che poi cos’abbia blaterato bene non si è ancora capito. Dice James che c’ha la stampa (ancora?), l’ambiente (ma che davero?), i tifosi (la beffa!), contro.
E che i giocatori (poracci…) si sentono soli e traditi. Se gli States sono la patria del cabaret Sir James deve aver pensato bene di esportarne la testimonianza. In effetti considerato il personaggio e le dichiarazioni c’è davvero poco da incazzarsi. C’è solo da sorridere (c’è poco da ridere), fare spallucce e proseguire nello stato di congelamento.

Ai quei pochi tifosi che ancora lo sostenevano e gli davano fiducia, eccovi servita la risposta. Siete clienti, nemmeno più di tanto graditi, come tutti gli altri già rinnegati.
Qui siamo ai limiti del paradosso. Di una cosa mai vista prima. Un’azienda che si impone coattamente ai propri “consumatori” e pretende di dettare i gusti, i costumi e da ieri anche i comportamenti.

Come se la Coca Cola, azienda probabilmente molto cara al nostro Chairman, di colpo cambiasse logo e colore, cessasse la produzione della bevanda classica, producendo solo Cola al gusto di Vaniglia e si lamentasse aggressivamente contro i propri clienti perché a molti, la vaniglia, potrebbe non piacere e si sono permessi di lamentarsi. Magari l’esempio non è calzante, ma la sostanza è molto, molto vicina alla realtà.

unnamedLa realtà, quella pallonara invece, è che domenica facciamo visita ad un Napoli in versione Real Partenopea. Da quanto visto ieri in campo (e panchina), servirà più di un miracolo per portare a casa un risultato degno. Per esempio, che ne so, offrire un aperitivo a base di sonnifero al Pipita, o magari, meglio, una bella iniezione di adrenalina ai nostri.

Senza esagerare nell’ironia eh, per carità, che poi si sentono soli e abbandonati.

Scusateci, non ce ne vogliate. Togliamo il disturbo.

Ad maiora, sempre forza grande Roma.

Giacomo Serafini