sabato, Luglio 12, 2025 Anno XXI


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Gli articoli sono gentile concessione di Claudio Colaiacomo: dal libro Roma Perduta e Dimenticata  Compton Netwon Editori – segui Claudio su facebook o su twitter


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Er Ponentino

È semplicemente la distorsione popolare del nome di uno dei venti principali, il ponente, che soffia da ovest. La posizione geografica di Roma fa sì che questo vento spiri la sera dal mare con debole
intensità e principalmente d’estate.

Allora il ponentino è fresco sia perché proviene dal mare sia perché si alza verso sera, quando la temperatura cala. Sono proprio queste caratteristiche che hanno fatto guadagnare al ponentino l’affetto popolare. È considerato un vento malandrino, che facilita l’innamoramento. Una frescura che accompagna il mangiare all’aperto, tipico della tradizione romana.

Una voce piuttosto recente vuole che questo vento che ha accompagnato per secoli la nostra città si sia interrotto. Non per un capriccio di Eolo, bensì per lo sbarramento che avrebbe creato l’enorme edificio del Corviale lungo la via Portuense, proprio a ovest di Roma. Continua >>

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Isola Tiberina

Fin da tempi antichissimi l’isola Tiberina era assimilata a una nave che solcava le acque del fiume. Sulla direzione di questa ideale navigazione gli storici sono incerti: risaliva il fiume? O scorreva agevolata dalla corrente verso il mare? Quello che è certo è che già in epoca imperiale era rivestita di marmi che ne seguivano la forma, alcuni dei quali sono tutt’ora visibili sul lato che volge verso il Ghetto, sotto la scala che porta agli uffici della polizia fluviale.

A completare la similitudine, un obelisco ornava il centro dell’isola come fosse l’albero maestro di un’imbarcazione. L’obelisco ebbe una storia piuttosto sfortunata, al contrario di molti suoi simili sparsi in giro per la città, perché non trovò sistemazione al centro di piazze monumentali, sopravvisse fino al Cinquecento per poi essere smembrato e suddiviso in ben tre luoghi lontani da Roma: al museo nazionale di Napoli, a Parigi e a Monaco di Baviera. Al suo posto fu sistemato il monumento che ammiriamo oggi, piuttosto singolare a Roma.

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Isola Tiberina

Si tratta di una guglia con quattro statue di santi su ciascun lato. I romani la soprannominarono “la colonna infame” da quando il governo pontificio la usò per affiggere la lista con i nomi dei cittadini scomunicati per non aver osservato il precetto pasquale, per otto giorni a partire dal 24 agosto, festa di San Bartolomeo, titolare dell’omonima basilica sull’isola, e la tradizione rimase attiva fino alla fine dell’Ottocento. Continua >>

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piazza Cavour

Piazza Cavour

L’idea di realizzare piazza Cavour prende forma nel piano regolatore del 1873 ma solo nel 1895 sarà aperta al pubblico.

Elemento principale è la statua bronzea dello statista italiano, su un maestoso piedistallo in travertino ricco di simboli allegorici che rappresentano il pensiero e l’azione che caratterizzarono Cavour.

Troviamo anche due belle statue di Roma e dell’Italia. Forse l’allegoria più emozionante è il grande leone che protegge l’urna del plebiscito che sancì l’Unità d’Italia. Il fiero felino rappresenta tutti noi, il popolo, guardiano di quel voto democratico che unì per sempre la nostra nazione.

Per gli appassionati di gossip facciamo notare che la statua volge le spalle a piazza Mazzini, intitolata all’altra figura di spicco del Risorgimento italiano, spesso in contrasto con Cavour.

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monumento Camillo Benso di Cavour

Fino a poco tempo fa era una brutta rotatoria cinta di lamiera, reti arancioni e cartelli di un cantiere. Dietro le transenne spuntava qualche palma e i ponteggi a protezione della statua di Cavour. Da pochi mesi le transenne sono state rimosse, un ampio spazio verde è tornato a disposizione dei cittadini, palme, fiori e un disegno simmetrico di vialetti rendono la piazza tra le più belle di Roma. Continua >>

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Il tratto 'torto' nel 1600 (incisione di P. Schenck) foto dal blogromaleggendaria.blogspot.it

Il tratto ‘torto’ nel 1600 (incisione di P. Schenck) foto dal blogromaleggendaria.blogspot.it

È da secoli che il nome di questo angolo di Roma si chiama più o meno così, e il motivo è sotto gli occhi di tutti anche se in pochi se ne accorgono. Salendo da piazzale Flaminio, poco prima di transitare sotto il ponte che collega due lati di Villa Borghese, ci troviamo davanti uno sperone di muro romano fortemente inclinato in avanti come se stesse per cadere da un momento all’altro. In realtà quell’apparente equilibrio precario dura da circa venti secoli, già in epoca romana il muro esisteva ed era già inclinato. Si tratta probabilmente di ciò che sopravvive di una villa esistente ben prima la costruzione delle mura aureliane che oggi costeggiano l’intero tracciato della via. Continua >>