domenica, Maggio 11, 2025 Anno XXI


Atalanta-Roma: la verità nascosta, anzi travisataA fine partita Atalanta Roma, come spesso succede, i tifosi ospiti vengono trattenuti nel settore per alcuni minuti per favorire il deflusso dei tifosi di casa ed evitare il contatto. Anche domenica, dopo 1 ora circa, vengono aperti i cancelli del settore romanista che danno accesso nel piazzale chiuso del settore ospiti. Sono pronti una decina di autobus che riporteranno i tifosi alla stazione e al parcheggio del mercato. Circa 1300 romanisti salgono tutti nei pulman in modo ordinato, gia abbastanza delusi dall’esito della partita. All’interno del piazzale sono presenti solo 6 steward a presidiare il cancello di uscita, alle spalle i cancelli dello stadio vengono chiusi. Fuori, nei viali, come ogni anno bergamaschi e forze dell’ordine si affrontano a un centinaio di metri dal settore ospiti. E’ tutto calmo dentro e fuori e viene dato il via libera per l’uscita dei pulman diretti alla stazione, gli steward aprono i cancelli e partono. Ormai era tutto pronto, si stava per partire anche per il parcheggio “auto” quando Continua >>

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Gli articoli sono gentile concessione di Paolo Leone: dai siti corrieredellospettacolo.netculturaeculture.it, e settimanale MIO 


corriere dello spettacolo

Corriere dello Spettacolo

Roma, Teatro Piccolo Eliseo. Dal 26 ottobre al 13 novembre 2016

Spettacoli come “Io sono Misia – L’ape regina dei geni”, in scena al Piccolo Eliseo fino al 13 novembre,  hanno il merito di far conoscere al grande pubblico figure eccezionali di donne (in questo caso) e di uomini che non avranno scritto la grande storia ma ne sono stati protagonisti nei loro ambiti incanalando e influenzando in qualche modo la società civile nelle sue più alte espressioni. Grandi personalità, grandi caratteri, di intuito geniale nel mondo dell’arte ma non solo. Basti pensare ad esempio, alla figura di Luisa Spagnoli, imprenditrice geniale e fatta conoscere ai più grazie ad una recente fiction, e tanti altri. Per rappresentare su un palcoscenico teatrale una tale donna, potente, affascinante, vera mecenate, ci si deve affidare ad un’attrice che possa esprimere un carisma simile. Lucrezia Lante della Rovere, che debuttò nella passata stagione al Teatro India con questo monologo, dimostra di averne tutte le capacità. Si, interessante la storia di Misia Sert (vero nome Marie Sophie Olga Zenaide Godebska), musa ispiratrice di alcuni tra i più grandi artisti del novecento, il cui salotto fu un vero lasciapassare per la cultura di quel periodo, ma l’interpretazione di Lucrezia va aldilà del mero racconto storico. Continua >>

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Gli articoli sono gentile concessione di Claudio Colaiacomo: dal libro Roma Perduta e Dimenticata  Compton Netwon Editori – segui Claudio su facebook o su twitter


Nel 1840 a villa Torlonia s’inauguravano due grandi obelischi che possiamo ancora oggi ammirare nel parco. La storia del loro trasporto è il resoconto di un’affascinante impresa di coraggio, navigazione e ingegneria che non è eccessivo definire titanica. Un anno prima, due steli di granito rosa vengono intagliate nelle cave di Baveno presso il lago Maggiore. Già dalle prime fasi del trasporto iniziano le difficoltà.

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Il Fortunato

La cava si trova a quattro chilometri dal lago in posizione sopraelevata, gli obelischi sono alti dieci metri e insieme arrivano a un peso di quasi cinquanta tonnellate. Giunti sulla riva, sono adagiati su tre grossi tronchi d’albero e fatti navigare attraverso il Ticino fino alla rete dei navigli milanesi, per poi continuare attraverso canali interni verso il Po e l’Adige fino a Venezia. Don Giovanni e Donna Anna, così sono soprannominati i due obelischi, vengono adagiati con un complesso sistema di argani su un battello appositamente costruito, il Fortunato, che avrà il compito di accompagnarli fino a Roma. Continua >>

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Gli articoli sono gentile concessione di Claudio Colaiacomo: dal libro Roma Perduta e Dimenticata  Compton Netwon Editori – segui Claudio su facebook o su twitter


Tra i toponimi più curiosi del centro storico ne troviamo alcuni dal riferimento, in parte velato, alla prostituzione. Non stiamo parlando di un’improbabile via delle lucciole, che peraltro esiste a Cagliari, ma di via delle Convertite e via delle Zoccolette.

La prima è una traversa che da via del Corso conduce a piazza San Silvestro. Qui dai primi del Cinquecento esisteva un monastero di clausura che comprendeva la chiesa di Santa Lucia della Colonna. L’idea di un luogo per dare supporto spirituale e aiutare le peccatrici a tornare sulla retta via fu di papa Leone x, che istituì il monastero con la dichiarata intenzione di aiutare le meretrici e le peccatrici in genere ad abbandonare la via del peccato. Forse la controversa missione tra lo spirituale e il sociale fu responsabile di una serie di sfortune che flagellarono il monastero, la chiesa e la stessa via.

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San Giacomo alla Lungara

Nel 1617 l’intero complesso fu distrutto da un terribile incendio e subito ricostruito, e in quell’occasione la via prese il nome che mantiene tutt’oggi. Pochi anni più tardi la sfortuna toccò la chiesa di Santa Lucia. Fu prima sconsacrata e poi definitamente demolita per permettere l’allargamento della strada. Il monastero ricostruito non ebbe miglior sorte, divenne fabbrica per la manifattura del tabacco e poi demolito sotto il pontificato di Pio IX. L’attività di conversione delle povere donne continuò fervida sull’altra sponda del Tevere in via della Lungara a Trastevere, presso la chiesa e il convento di San Giacomo, anche questo demolito a fine Ottocento per la costruzione dell’argine del Tevere. Oggi sopravvivono solo la chiesa e un pezzetto di convento con un bel campanile romanico risalente al Trecento.

Nel rione Regola si trova l’altra via dal nome curioso e in questo caso forse ambiguo. Via delle Zoccolette si chiama così per la presenza nel Settecento del conservatorio dei santi Clemente e Crescentino di cui una parte fu dedicata da Clemente XI all’accoglienza di giovani donne orfane e senza marito. Una lapide, sopravvissuta incastonata nel muro del convento, quasi all’incrocio con via dei Pettinari, lascia pochi dubbi: “Pie povere zitelle e zoccolette”.

A differenza del convento delle Convertite, qui si faceva un’attività diremmo oggi preventiva, allo scopo di evitare che le piccole donne prendessero la strada della prostituzione. Continua >>