di Claudio Dag
A ognuno durante il corso veloce della proprio vita capita spesso di imbattersi in persone dal nome antipatico, dall’aria ostile, dall’atteggiamento fastidioso che ti si appiccano addosso e non sai come mollarle. Tu magari hai la colpa di aver dato loro un po’ di confidenza. Per buona educazione e non certo per dovere, l’hai intrattenute, hai diviso con loro un quarto d’ora di conversazione o hai cercato di far passare nella maniera più indolore possibile un’ora e mezza di partita cercando di mettere da parte ogni considerazione sul grado di pippaggine dell’ospite o sull’inopportunità della sua marcatura ossessiva.
Pensiamo per esempio al capitano e a quante ne ha dovute sopportare. Pensiamo alla sua classe costretta a fare i conti con quella raffinata scuola campagnola che ha dato una maglia ai Grandoni, ai Pancaro, a Fish e Okon, a Cana piuttosto che a Novaretti. Una volta, cambiando colore di casacca, pure un certo Poulsen si trovò sulla sua strada ma lui, in conforme rispetto della convenzione di Ginevra o per naturale adesione alla regola di San Pippo Bono –boni state boni se potete- riuscì ad evitare al killer il plotone d’esecuzione limitandosi a qualche consiglio d’igiene. E sì che il Poulsen, cristiano solo di nome non di fatto, avrebbe meritato non una ma mille raffiche di ak47 foss’anche per la tradizione macellara a cui si richiamava (quella dei Brio, dei Bruno e dei Chiellini) foss’anche ancora per quella terribile cucina delle sue parti fatta di aringhe e merluzzo bollito, sennepssauce cioè salse all’uovo con senape e aceto ovvero aggiunta di panna montata fredda accompagnata dal tipico formaggio di plastica coi buchi.
Come a tutti quindi anche al piccolo Samuele tocca convivere con soggetti difficili dai nomi impossibili o con minacce che c’hanno una carta d’identità fatta tutta a sigle. L’ultimo ostacolo si chiama GvHD ovvero Graft=trapianto, versus=verso, Host=ospite, Disease=malattia cioè in sintesi Graft. Sto Graft insomma pare comunque sia una situazione inversa a quella del rigetto e consiste, con buona approssimazione, in una reazione contro il paziente da parte delle cellule del donatore. GvHD è un po’ conseguenza del non completo riconoscimento del nuovo organismo da parte del midollo del donatore e tanto per fare il simpatico, esso Graft, si manifesta soprattutto con un arrossamento cutaneo al palmo delle mani e alla pianta dei piedi. Insomma è roba da far venire le bolle pure ai buddisti tibetani figuriamoci a uno tosto e incazzilloso come Samu che quando ride ride ma quando c’è da imbruttire non se lo fa certo ripetere due volte.
A parte gli scherzi quella del Graft è solo uno dei rischi dell’ultima fase prima della scadenza +100. Per qualcuno addirittura è anche un segno della vitalità della reazione del paziente che sta smaltendo l’ultima fase del trapianto di midollo. Buona letteratura medica dice infatti che la leucemia non guarisce solo per le radiazioni o la chemioterapia ma anche per effetto della risposta innescata dalle cellule del donatore. Questo effetto viene chiamato GvL o graft versus leukemia ossia reazione del trapianto verso la leucemia. Insomma tanto per invocare la buona letteratura dei santi è un po’ quello che si trovò a fare il santo d’Assisi quando ebbe a incrociare il grugno irsuto del lupo e, tanto fece tanto parlò, che alla fine lo convinse a smettere i panni del guappo cattivo e peloso convertendolo piuttosto a farsi sereno e un buon messaggero di pace.
Intanto però in attesa di lasciarsi alle spalle i Graft e i Blasti d’ogni colore è iniziato il campionato. Samuele non ha voluto mancare la prima e con la sua zazzera un po’ azzardata non ha mancato di dare un segno positivo all’esordio di questa nuova stagione. Ecco a voi infatti una istantanea scattata “a bordo campo”, davanti la tv, un attimo prima del 28’ del primo tempo di Roma vs Fiore quando a Radja Nainggolan è venuto in estro di fare ciò che ha fatto.
Insomma, amici di CoredeRoma, tutto va come deve andare ed è bello scherzarci ora un po’ sopra. Un abbraccio a tutti allora e avanti così: “Daje Samu… daje Roma daje!”
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