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Io sono Misia – L’ape regina dei geni
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Scritto da Er Pasquino
lunedì, 7 Novembre alle ore 09:39

Gli articoli sono gentile concessione di Paolo Leone: dai siti corrieredellospettacolo.net, culturaeculture.it, e settimanale MIO
 Corriere dello Spettacolo
Roma, Teatro Piccolo Eliseo. Dal 26 ottobre al 13 novembre 2016
Spettacoli come “Io sono Misia – L’ape regina dei geni”, in scena al Piccolo Eliseo fino al 13 novembre, hanno il merito di far conoscere al grande pubblico figure eccezionali di donne (in questo caso) e di uomini che non avranno scritto la grande storia ma ne sono stati protagonisti nei loro ambiti incanalando e influenzando in qualche modo la società civile nelle sue più alte espressioni. Grandi personalità, grandi caratteri, di intuito geniale nel mondo dell’arte ma non solo. Basti pensare ad esempio, alla figura di Luisa Spagnoli, imprenditrice geniale e fatta conoscere ai più grazie ad una recente fiction, e tanti altri. Per rappresentare su un palcoscenico teatrale una tale donna, potente, affascinante, vera mecenate, ci si deve affidare ad un’attrice che possa esprimere un carisma simile. Lucrezia Lante della Rovere, che debuttò nella passata stagione al Teatro India con questo monologo, dimostra di averne tutte le capacità. Si, interessante la storia di Misia Sert (vero nome Marie Sophie Olga Zenaide Godebska), musa ispiratrice di alcuni tra i più grandi artisti del novecento, il cui salotto fu un vero lasciapassare per la cultura di quel periodo, ma l’interpretazione di Lucrezia va aldilà del mero racconto storico. Continua >>
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RAGAZZI DI VITA. La poesia si fa scena
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Scritto da Er Pasquino
lunedì, 7 Novembre alle ore 09:35

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 corriere dello spettacolo
Roma, Teatro Argentina, dal 26 ottobre al 20 novembre 2016
Termina nel migliore dei modi il lungo omaggio che il Teatro di Roma ha tributato a Pier Paolo Pasolini nel quarantennale della sua scomparsa, con Ragazzi di vita, in scena al Teatro Argentina dal 26 ottobre al 20 novembre. Mettere su un palcoscenico il celebre romanzo del grande poeta non era certamente facile, ma il risultato del lungo lavoro del regista Massimo Popolizio e la drammaturgia di Emanuele Trevi hanno prodotto uno spettacolo da ricordare. Quella Roma, quelle dinamiche, quel vivere ancora allo stato brado, quel degrado, ma anche quella spontaneità, quell’ingenuità di fondo di quei ragazzi che si avviavano, di lì a poco, ad essere fagocitati da una città in rapido cambiamento, così duramente e poeticamente descritte da Pasolini, rivivono sul palcoscenico in modo che non poteva essere più coinvolgente. Continua >>
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L’inquilina del piano di sopra. Un classico confezionato con cura
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Scritto da Er Pasquino
martedì, 11 Ottobre alle ore 08:59

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Roma, Teatro Golden (Via Taranto 36 – Metro A Re di Roma), dal 27 settembre al 23 ottobre 2016
Con quanta grazia e leggerezza si può parlare di un male tanto comune come quello della paura di non piacere e del rifiuto, delle solitudini mascherate, del timore di dare e ricevere amore. Al punto da rinunciarvi e chiudersi in vite blindate, inaccessibili all’altro/a. Antiche ferite, traumi irrisolti. Il tutto con il sorriso e una messa in scena che rivitalizza un testo come quello del parigino Pierre Chesnot, L’inquilina del piano di sopra, un classico brillante dell’era moderna, in scena al Teatro Golden fino al 23 ottobre. Merito dei tre attori protagonisti: Gaia De Laurentiis, Ugo Dighero e Laura Graziosi, capaci di dare nuovo slancio a una commedia nota con le loro interpretazioni briose, ironiche, che rendono al meglio la leggerezza priva di banalità della pièce.

Perché i meccanismi comici di Chesnot sono tutto meno che banali, nelle righe della sua commedia c’è il dolore della vita, e nei suoi tre personaggi ognuno di noi può riconoscere qualcosa di proprio. La storia è quella di Sophie (Gaia De Laurentiis), bella parigina quarantenne che nel giorno del suo compleanno, sola nel suo appartamento alla vigilia di ferragosto, decide di suicidarsi, ma la telefonata provvidenziale della sua amica Suzanne (Laura Graziosi), tutta vita e feste, la convince a desistere e le propone una sfida: quella di impegnarsi a rendere felice il primo uomo che incontra. Il caso vuole (ma esiste il caso nella vita?) che l’unico disponibile sia l’inquilino del piano di sotto, lo scorbutico Bertrand, professore single e non più giovane, apparentemente insensibile al fascino femminile, chiuso nel suo appartamento corazzato come il suo cuore. Continua >>
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American Buffalo, a Teatro con Marco D’Amore: recensione
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Scritto da Er Pasquino
lunedì, 3 Ottobre alle ore 08:42

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Ombre. Ectoplasmi di un mondo sommerso, personaggi perdenti che si aggirano nel retrobottega dell’esistenza, si palesano sinistramente dietro un vetro bagnato, linea di confine tra una sicurezza effimera, lo scalcinato negozio da rigattiere di Don, e “la giungla” lì fuori i cui suoni arrivano minacciosi come un rombo continuo e lontano sulla scena. Sono le anime inquiete disegnate da Mamet in American Buffalo, sul palco del Teatro Piccolo Eliseo dal 27 settembre al 23 ottobre 2016. Anime di chi è vinto dalla vita, di chi si aggrappa a qualunque cosa possa sembrare un barlume di riscatto, qualsiasi ne sia il costo. Un gratta e vinci dell’esistenza, inesorabilmente destinato al fallimento. Tutto questo è preso, trasportato e adattato dalla bella riscrittura di Maurizio de Giovanni, dalla periferia americana a quella italiana. Napoletana, per la precisione. Scelta assolutamente vincente e convincente. Le ombre non hanno denotazione geografica, sono le stesse in ogni angolo del mondo.
American Buffalo è uno spettacolo bellissimo, il testo conserva le sue caratteristiche, anzi, il lavoro visto in scena al Teatro Piccolo Eliseo ha il merito di elaborarlo senza tradirne l’essenza, ma arricchendolo di colori, sapori e sfumature. Merito sì dell’adattamento ma soprattutto di un trio di attori straordinario, sorprendente, e di una regia attenta, curata nei minimi particolari, che denota la presenza di idee, fatto non sempre scontato. Marco D’Amore si dimostra interprete entusiasmante di un personaggio non facile,‘O professore (Teach nell’originale) e ne esalta le corde ora drammatiche, ora brillanti, con una facilità che rende, quando è così, il teatro una vera goduria. Credibile e bravissimo lui, ma credibili e altrettanto bravi Tonino Taiuti nel ruolo di Don, il proprietario della bottega, e Vincenzo Nemolato, il “guaglione” (Bobby) tuttofare amico di quest’ultimo. Un’armonia in scena che incanta, avvince, e regala ai tre personaggi una loro tenerezza, pur nella drammaticità della situazione e nell’apologia della deriva, come l’ha definita lo stesso D’Amore, che è un grande risultato. Non una storia lontana ma attualissima e profondamente umana, con il calore, lo spessore e le emozioni che il teatro sa regalare quando è fatto bene.
La regia di American Buffalo, dello stesso Marco D’Amore, è la perla che impreziosisce ancor di più lo spettacolo, accompagna e sottolinea con maestrìa la condizione umana rappresentata, in un luogo centro di un universo parallelo, che paradossalmente potrebbe anche essere un’immagine onirica con i protagonisti – ombre che vi entrano e escono e in cui, a tratti, arriva solo l’eco delle loro voci, perse nel mondo reale, nella “giungla lì fuori”. Molto bella anche la scenografia di Carmine Guarino, le luci di Marco Ghidelli e il sound design di Raffaele Bassetti, che con i costumi di Laurianne Scimeni definiscono e completano l’omogeneità del tutto. American Buffalo, nella versione di D’Amore e de Giovanni è l’esempio di come, anche in un classico contemporaneo, le idee e il talento possano offrire qualcosa di nuovo, nuove prospettive, omaggiando intelligentemente un testo di un grande autore come Mamet senza rimanerne prigionieri. Da non perdere. E’ bellissimo uscire dal Teatro Piccolo Eliseo e ascoltare i commenti soddisfatti del pubblico che si appassiona alla storia appena vista. Accade raramente.
 ©Bepi Caroli
 ©Bepi Caroli
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