venerdì, Aprile 26, 2024 Anno XXI


Oggi il cielo sembra nero, senza stelle, come gli occhi dei tifosi romanisti.
Forse per fortuna o purtroppo non ci saranno più stelle d’argento, almeno per
un campionato anzi per sempre. Perché più si parlerà di stella d’argento,più
questa non arriverà, se non sotto forma di “zella”. Anche quest’anno il cielo
dovrà aspettare. Tutto sembra negativo, la mentalità, gli acquisti di Sabatini,
la società, la colpa di qualche giocatore in ogni dove del campo,ricordandosi
che la vittoria ha molti padri mentre la sconfitta è orfana e soprattutto senza
nemmeno menzionare dentro se stessi dove si era fino a nove mesi fa. Nemmeno un
parto insomma. D’altronde l’arte del vincere la si impara dalle sconfitte e l’
unico vero fallimento sta, in realtà, nel permettere alla disfatta di avere la
meglio su di noi. Quindi adesso su la testa, oltre il cielo, oltre le stelle,
pensando sempre a dove si era e dove si è adesso. Perché come disse il poeta
George Edward Woodberry la sconfitta non è il peggior fallimento, ma il non
averci provato. Se si fosse degli statistici basterebbe citare che in 26
partite la Roma ha vinto 18 volte, pareggiato 6 e perso solamente due.
Certamente le più decisive fino ad ora, ma se per esempio non si fosse battuta
la Juventus nei quarti e il Napoli nella semifinale d’andata, questa sfida di
ritorno non ci sarebbe stata. E allora che risposta date? Non puoi chiedere ad
un bambino che ha appena iniziato a correre di non cadere mai. Si deve rialzare
e riflettere su quello che succederà quando sarà adulto e continuerà a correre
nel mondo dei grandi e solo in quel momento allora capirà questa cosa
fondamentale. Ovvero che ci vuole solo coraggio, o forse buon senso, per capire
che le lezioni migliori sono di solito le più dure, e che spesso fra queste
ultime c’è la sconfitta. Forse tanti se lo aspettavano o forse no. Oppure in un
angolo remoto del loro cuore, firmare quasi col sangue una resa al San Paolo
per arrivare all’11 maggio con magari unicamente due punti di distacco dai
Conte’s Boys; e magari giocarsela, pareggiarla e arrivare secondi anche questa
volta. Chissà sotto sotto probabilmente è il vero motivo perché si tifa una
squadra cosi, che vince poco ma che la vera emozione te la regala sognando, nel
gesto stesso di consegnarsi al destino che un giorno sarà. Ma vuoi vedere che
la differenza tra chi non vince mai e chi vince sempre è tutta qua? Alle stelle
la risposta, non dimenticandosi mai che la cosa speciale è proprio questa,
dimostrando che la vera eleganza morale consiste nell’arte di travestire le
proprie sconfitte da vittorie. Ps Forza Roma.
Filiberto Marino

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