lunedì, Maggio 05, 2025 Anno XXI


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Gli articoli sono gentile concessione di Claudio Colaiacomo: dal libro Roma Perduta e Dimenticata  Compton Netwon Editori – segui Claudio su facebook o su twitter


Tra i toponimi più curiosi del centro storico ne troviamo alcuni dal riferimento, in parte velato, alla prostituzione. Non stiamo parlando di un’improbabile via delle lucciole, che peraltro esiste a Cagliari, ma di via delle Convertite e via delle Zoccolette.

La prima è una traversa che da via del Corso conduce a piazza San Silvestro. Qui dai primi del Cinquecento esisteva un monastero di clausura che comprendeva la chiesa di Santa Lucia della Colonna. L’idea di un luogo per dare supporto spirituale e aiutare le peccatrici a tornare sulla retta via fu di papa Leone x, che istituì il monastero con la dichiarata intenzione di aiutare le meretrici e le peccatrici in genere ad abbandonare la via del peccato. Forse la controversa missione tra lo spirituale e il sociale fu responsabile di una serie di sfortune che flagellarono il monastero, la chiesa e la stessa via.

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San Giacomo alla Lungara

Nel 1617 l’intero complesso fu distrutto da un terribile incendio e subito ricostruito, e in quell’occasione la via prese il nome che mantiene tutt’oggi. Pochi anni più tardi la sfortuna toccò la chiesa di Santa Lucia. Fu prima sconsacrata e poi definitamente demolita per permettere l’allargamento della strada. Il monastero ricostruito non ebbe miglior sorte, divenne fabbrica per la manifattura del tabacco e poi demolito sotto il pontificato di Pio IX. L’attività di conversione delle povere donne continuò fervida sull’altra sponda del Tevere in via della Lungara a Trastevere, presso la chiesa e il convento di San Giacomo, anche questo demolito a fine Ottocento per la costruzione dell’argine del Tevere. Oggi sopravvivono solo la chiesa e un pezzetto di convento con un bel campanile romanico risalente al Trecento.

Nel rione Regola si trova l’altra via dal nome curioso e in questo caso forse ambiguo. Via delle Zoccolette si chiama così per la presenza nel Settecento del conservatorio dei santi Clemente e Crescentino di cui una parte fu dedicata da Clemente XI all’accoglienza di giovani donne orfane e senza marito. Una lapide, sopravvissuta incastonata nel muro del convento, quasi all’incrocio con via dei Pettinari, lascia pochi dubbi: “Pie povere zitelle e zoccolette”.

A differenza del convento delle Convertite, qui si faceva un’attività diremmo oggi preventiva, allo scopo di evitare che le piccole donne prendessero la strada della prostituzione. Continua >>