Categorie Editoria Pillole&Chicche de Roma nostra Ultimi arrivi Ultimi arrivi CDR Scritto da Er Pasquino giovedì, 12 Maggio alle ore 09:53
Gli articoli sono gentile concessione di Claudio Colaiacomo: dal libro Roma Perduta e Dimenticata Compton Netwon Editori – segui Claudio su facebook o su twitter La fontana di Trevi affonda le sue origini al primo secolo prima di Cristo, quando Agrippa edificò un monumento per celebrare l’apertura dell’acquedotto Virgo e lo zampillare delle sue acque in città. Il monumento era piuttosto semplice, una mostra fatta di un muraglione con iscrizioni celebrative e una serie di vasche per la raccolta delle acque. Per secoli, fino almeno al Quattrocento, rimase così, fino a quando papa Niccolò V incaricò l’architetto Leon Battista Alberti di restaurare la fontana costruendo un unico vascone, vero antenato della grande vasca che ammiriamo oggi. Dal 1453 il monumento iniziò a prendere il nome di Fontana di Trevi. Ma perché? Molti romani credono che il nome Trevi derivi dall’omonima cittadina umbra, magari luogo di provenienza dell’acqua. È una diceria del tutto falsa perché l’acqua proviene invece da vicino Roma, dal settimo miglio della via Collatina. Troppo facile anche attribuire l’origine del nome al rione Trevi che ospita la fontana. In realtà questa zona della città già nel medioevo si chiamava Trejo a causa di una caratteristica del tessuto stradale oggi scomparsa: presso via dei Crociferi esisteva un trivio, ovvero tre vie che si diramavano da un unico punto. Dunque la fontana era la fontana al Trejo. Da tre vie, trivio, trejo a Trevi il passo è molto breve. Non mancano errori e confusione anche in targhe e dediche ben incise nel marmo. La fontana in mezzo a piazza Mazzini, ad esempio, è alimentata dallo stesso acquedotto della fontana di Trevi, un’incisione errata ci dice che qui zampilla l’acqua di Trevi, alludendo a un’acqua e a un acquedotto inesistenti. A completamento della meravigliosa Chicca del nostro Grande Claudio Colaiacomo, inseriamo sotto un articolo preso interamente da http://www.06blog.it che parla dell’acquedotto Vergine. Qui il link diretto alla pagina. Tour nella Roma sotterranea dell’Acquedotto Vergine Tour nella Roma sotterranea, immersi nei bagliori dell’antichità che scorrono lungo i cunicoli dell’Acquedotto Vergine, l’unico ancora in funzione da secoli. Il tour fotografico di oggi si concede una passeggiata nella Roma sotterranea, un po’ segreta e misteriosa, dell’Aquedotto Vergine, con il gruppo di speleologi che sta completando la prima mappatura dei centinaia di chilometri sotterranei percorsi dagli 11 acquedotti che ‘dissetavano l’antica Roma, stilata dall’archeologo Timothy Ashby tra il 1906 e il 1925. Un tour nella Roma nascosta sotto gli occhi di tutti, immersi nell’acqua di questo capolavoro di ingegneria idraulica che scorre da secoli lungo i cunicoli e la magnificenza architettonica della murature in «opus reticulatum», le volte a botte sopra la testa e pozzi vertiginosi che spingono la vista fino a cinquanta metri di altezza. Il sesto acquedotto costruito in ordine di tempo, dopo l’Appio, l’Anio Vetus, il Marcio, l’Aqua Tepula e la Iulia, voluto da da Marco Vipsanio Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, inaugurato il 9 giugno del 19 a.C. per rifornire il suo impianto termale di Campo Marzio, con un percorso di 20 km, quasi tutti sotterranei, dalla portata giornaliera di 2.504 quinarie (pari a 103.916 m3 e 1.202 litri al secondo). L’Aqua Virgo che potrebbe prendere il nome dalla purezza delle acque, quanto da quella della fanciulla che la leggenda designa come colei che condusse alla scoperta delle sorgenti che si trovavano nell’Agro Lucullano, a poca distanza dal corso dell’Aniene, presso l’VIII miglio della Via Collatina, corrispondente al km 10,500 dell’attuale località di Salone, a 24 metri sul livello del mare, dalle quali si origina il lungo e intrigato percorso che giunge a Campo Marzio. Un percorso in gran parte sotterraneo che, dopo circa cinque chilometri, dal fosso della Marranella voltava bruscamente verso nord, seguiva la Via Collatina fino alla località di Portonaccio, raggiungeva la Via Tiburtina e l’Aniene attraversavi nella zona di Pietralata; proseguiva lungo le dorsali corrispondenti alla Nomentana ed alla Salaria, piegando a sud attraversava le zone di Villa Ada e dei Parioli, proprio sotto il ninfeo di Villa Giulia, Villa Borghese, ed entrava in città dalle parti del Muro Torto, passando per via del Tritone dove sono appena riaffiorate le arcate in blocchi di tufo dal cantiere del futuro palazzo de La Rinascente. Da qui attraversava il Pincio (sotto Villa Medici) che percorreva lungo la falda rivolta al Campo Marzio (parallelo a Via Margutta) e ospitava la piscina limaria (dalla quale deriva il nome di Vicolo del Bottino) sino alle pendici (presso gli Horti Luculliani). Il percorso emerge in superficie verso la metà dell’attuale Via due Macelli, da dove, mediante una serie ininterrotta di arcate, attraversava l’attuale Via del Nazareno, dove si conservano parzialmente interrate tre arcate in blocchi bugnati di travertino con l’iscrizione che ricorda il rifacimento di Claudio del Vicus Caprarius. L’acquedotto passava quindi per la zona della Fontana di Trevi e l’area oggi occupata da Palazzo Sciarra che custodisce nei sotterranei i resti di altre due arcate in blocchi di travertino del restauro di Claudio, scavalcava la Via Lata (oggi Via del Corso), con un’arcata trasformata in seguito in arco trionfale in onore di Claudio per celebrare la conquista della Britannia, proseguiva lungo la Via del Caravita, Piazza S. Ignazio e Via del Seminario, all’inizio della quale doveva trovarsi il castellum terminale. Un percorso quasi completamente sotterraneo, che in parte lo ha tenuto al riparo dai danni delle invasioni barbariche, ma non da quelli del tempo, che hanno richiesto diversi interventi di restauro ai tempi di Tiberio nel 37 d.C., di Claudio nel 45-46 d.C,ma solo con Nicolo V (nel 1453) e Sisto IV (vent’anni dopo), arriva il parziale restauro con l’introduzione della fontana del Trivio (dove sorge ora l’imponente fontana di Trevi), mentre il restauro iniziato nel 1559 da papa Pio IV fu terminato da Pio V nel 1570, perché le tasse pagate dai cittadini per completare i restauri, finivano quasi unicamente nelle casse Apostoliche. L’acquedotto vergine alimenta ancora oggi la fontana di Trevi e la fontana della “Barcaccia” a piazza di Spagna (con le condutture di alimentazione che danno il nome alla “via dei Condotti“), la fontana dei Quattro Fiumi a piazza Navona, ma anche la fontanella di vicolo della Spada di Orlando, scorrendo sotto i Rioni di Trevi,Colonna e Campo Marzio.
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