lunedì, Ottobre 14, 2024 Anno XXI


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Gli articoli sono gentile concessione di Claudio Colaiacomo: dal libro Roma Perduta e Dimenticata  Compton Netwon Editori – segui Claudio su facebook o su twitter


papessaGiovanna

Le sedie stercorarie, come dice il nome, erano le antenate di epoca romana, riservate alla nobiltà, dei moderni WC. Avevano un foro nel centro per il passaggio delle deiezioni oppure, come alcuni sostengono, per facilitare il parto o più semplicemente per far scolare l’acqua dopo il bagno alle terme.

Due esemplari sono giunti fino a noi, si trovano uno al Louvre e uno nei musei vaticani. Fino alla metà del Settecento entrambe le sedie erano collocate presso la Scala Santa e avevano un ruolo di prim’ordine durante i riti d’intronizzazione del papa.Il pontefice appena eletto riceveva le chiavi della Chiesa seduto prima su una sedia poi sull’altra, un rito altamente simbolico nel nome della fertilità, umiltà e della nuova nascita.

La tradizione individua un terzo esemplare nel chiostro annesso alla basilica di San Giovanni in Laterano. Una grande sedia di marmo che però non ha nessun foro. Un impasto di tempo e racconti popolari ha dato vigore all’immaginazione facendo credere che la sedia del Laterano fosse in realtà una delle antiche sedie stercorarie.

Una leggenda del passato piuttosto nota a Roma racconta come quelle sedie fossero utilizzate per tutt’altro scopo. Il pontefice prendeva posto sulla sedia per sottoporsi a una singolarissima analisi, che ne avrebbe accertato l’appartenenza al genere maschile!

La leggenda nasce da un’altra storia altrettanto bizzarra che narra come nell’853, dopo il pontificato di Leone IV, salì al soglio di Pietro una donna, la papessa Giovanna. Giovanna, originaria dell’Europa settentrionale, entrò in convento travestita da maschio, un escamotage che le permise di stare vicino all’uomo che amava, anche lui in convento.

La carriera fu tanto brillante quanto veloce e in breve tempo divenne papa, ma non rinunciò ai piaceri del sesso, anzi l’uomo che amava si trasferì a Roma con l’entourage pontificio. Un giorno, dopo aver celebrato la messa in San Pietro, fu presa dalle doglie lungo via di San Giovanni in Laterano presso la chiesa di San Clemente. Ricoverata all’interno della chiesa diede alla luce un bambino. Lo stupore fu tanto, e la gente inferocita si scagliò contro la papessa.

Alcuni raccontano che morì lapidata, altri che fu trascinata da un cavallo per le strade della città fino alla morte. Il suo corpo sarebbe sepolto in una tomba segreta nei pressi di San Clemente, la pietra tombale anonima reca la scritta “Petre Pater Patrum Papissa Pandito Partum” che può essere tradotto con “Pietro padre dei padri una papessa ha partorito”.

Una storia così particolare non poteva sfuggire all’irriverenza e al sarcasmo del Belli che nel 1831 la immortalò nell’impertinente sonetto La Papessa Ggiuvanna. Nel 2009 è stato realizzato da Sönke Wortmann un film sulla figura della papessa, dal titolo appunto La papessa, la cui interprete principale, Johanna Wokalek, porta lo stesso nome del personaggio protagonista.

Giuseppe_Gioachino_Belli

Giuseppe Gioacchino Belli

La papessa Ggiuvanna

 Fu ppropio donna. Bbuttò vvia ’r zinale
prima de tutto e ss’ingaggiò ssordato;
doppo se fesce prete, poi prelato,
e ppoi vescovo, e arfine Cardinale.
              
     E cquanno er Papa maschio stiede male,
e mmorze, c’è cchi ddisce, avvelenato,
fu ffatto Papa lei, e straportato
a Ssan Giuvanni su in zedia papale.
              
     Ma cquà sse ssciorze er nodo a la Commedia;
10ché ssanbruto je preseno le dojje,
e sficò un pupo llí ssopra la ssedia.
              
     D’allora st’antra ssedia sce fu mmessa
pe ttastà ssotto ar zito de le vojje
si er pontescife sii Papa o Ppapessa.

26 novembre 1831 – Der medemo