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Si potrebbe parlare della tattica di Andreazzoli, della Juve stanca e opaca, dei capelli di Conte ma tutto questo non renderebbe giustizia ad un calciatore, ad un capitano, ad un simbolo, che in tutta la sua carriera ha messo sempre la Roma davanti a tutto.

Certo i bianconeri non hanno fatto niente, la Roma è stata ordinata e corta. Nel secondo tempo addirittura non c’è stata partita, la supremazia giallorossa è stata chiara e lampante.

Il gol di Totti è stato non solo il gol vittoria ma molto di più. Quella sassata dritta dritta racchiude in se tutto quello che il numero dieci rappresenta.

Ancora una volta ha dato l’esempio, come sempre da vent’anni a questa parte. C’è chi lo vorrebbe aggressivo nello spogliatoio, chi lo vorrebbe feroce con i compagni da attaccarli al muro, chi lo vorrebbe cattivo.

Non sarà mai cosi, non sarà mai quel tipo di capitano, magari bravo a parole ma scarso esempio in campo. È esattamente il contrario.

Totti è l’esempio, è quello che tutti dovrebbero essere per avere una squadra vincente. Tutti devono seguirlo, ammirarlo, perché lui è sempre in prima fila nella battaglia. Con la sua grinta, la sua classe, il suo genio.

Qualsiasi allenatore abbia messo il culo sulla panchina non ha influito sull’immensità del capitano. Sempre a disposizione, sempre umile, sempre lì. Questo per me è essere capitano.

Una rondine non fa primavera si aspettano conferme per chiudere decentemente il campionato e non fallire l’approdo in finale di coppa Italia.

petra@corederoma.it