Partiamo dalla fine. Cross dalla metà campo al 94esimo minuto di Bradley per
Marquinho che ostacolato da Osvaldo, manca il goal della vita, perché una rete
cosi nel finale non l’avrebbe saputa scrivere nemmeno Spielberg nella sua
prossima sceneggiatura di fantascienza. Con quel pallone si è spenta anche l’
ultima speranza del popolo giallorosso di pareggiare in maniera vittoriosa un
derby perso con un tempo di anticipo. Tutta la Curva Sud in quell’istante ha
soffiato sul quel tiro, ma ieri il fiato per spirare era terminato visto che
era servito tutto nel secondo tempo per arrivare proprio a quel tiro
fantascientifico. Si perché tutti i tifosi della Roma ieri hanno dimostrato che
il derby da come la metti la metti, si gioca sempre in casa, perché si sono
sentiti solamente loro incitare la propria squadra a squarciagola come se
fosse la Roma che stava vincendo per 3-1. Questo vuol dire essere romanisti,
nel bene e soprattutto nel male, perché sarebbe troppo semplice farlo solo
quando il mare è calmo. Ecco ieri il mare romano e romanista di Ostia era
grosso, arrabbiato, nero e pieno di rabbia e ha finito per danneggiare la sua
spiaggia. Lo stesso mare di pioggia che ha rovinato la squadra di Zeman e che
ha fatto finire la magia di un’impresa soltanto sognata dopo appena venti
minuti, giusto la durata di vedere l’ottava rete di un ragazzino venuto dall’
altra parte del mare dell’Oceano Atlantico. Sembrava tutto bello, la rete in
contemporanea a San Siro di Aquilani, quella di Bertolacci a Genova, non due a
caso ma due romani romanisti che a loro modo stavano giocando il loro derby,
mentre invece nella vera stracittadina giallorossa hanno vinto la paura, la
follia e appunto la rabbia. Come quella di Miralem Pjanic che entra, segna e
manda messaggi d’amore alla sua Curva e di odio alla sua panchina. E’ la Roma
che ha perso e non la Lazio che ha vinto. Ma il pallone funziona cosi, bello e
maledetto. Adesso bisogna ripartire tutti quanti dalla fine, da una Curva
intera che ha urlato il suo amore per novanta minuti, perché da ieri in tutti
quanti l’essere romanisti è salito di una piccola percentuale, perché essere
della Roma significa decidere di stare su una nave, sempre al centro di una
tempesta per una vita intera e riuscire come per incantesimo a cavalcare
qualsiasi onda, altro che fantascienza.
Filiberto Marino

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Categorie Articoli by CdR La Partita PARTITA Il Commento Ultimi arrivi partita Scritto da Petra lunedì, 3 Dicembre alle ore 05:35
Sarà per la rimonta, sarà per il modo con il quale si è arrivati alla vittoria, sarà per la voglia messa in campo di non uscire sconfitti ma stavolta la Roma ha davvero convinto. Continua >>