domenica, Maggio 11, 2025 Anno XXI


LegionarioPrima di scrivere ancora di calcio, di Roma, della Roma ho pensato che mi servisse una pausa. Di riflessione? No. Piuttosto un tempo per staccarsi freddamente e oggettivamente e osservare il quadro nel suo insieme da qualche passo indietro.

La vittoria del derby, prima della solita deleteria pausa nazionali, aveva fatto ben sperare, lasciando nell’ambiente un clima di festa, serenità e ritrovata fiducia nei propri mezzi sportivi.
Gioia effimera, ahimè. E chi osservava tutto con spirito critico, ma non distruttore, attenzione, sia ben chiaro, capiva che, in sottofondo, c’era comunque qualcosa che non andava.

Le cose che non vanno, quelle gravi, purtroppo sono semplici e lampanti. Come l’enigma dei più fitti misteri la cui risoluzione sta proprio nell’individuare le motivazioni più semplici. Davanti agli occhi. La AS Roma è un ambiente arrugginito, di un palazzo decadente, che sta in piedi per inerzia. Coperto, da qualche anno a questa parte, da un tendone a stelle e strisce con la scritta “Coming Soon”. Cosa debba arrivare, quando e sopratutto come, non ci è dato saperlo.

Ci è stato solo detto che l’Olimpico non sarebbe stata più la nostra casa, che ce ne sarebbe stata una nuova, più bella, all’avanguardia. Nel frattempo però, da quella stessa casa, in modo coatto, ci è stato chiesto di farci da parte. Una volta, possibilmente e per sempre.

Ci è stato detto che avere un separato in casa, alla guida e al timone di motivazione di 30 uomini, presentati come i più forti in circolazione, era una cosa più che normale e che il nostro allenatore avrebbe avuto la fiducia e l’appoggio di tutti, incondizionatamente.

Ci è stato detto infine che, per tenere in piedi la baracca, negli ultimi 3 anni, sarebbe stato necessario auto finanziarsi, vendendo i migliori, scovandone altri, facendo fatturato, in modo da non toccare un eventuale patrimonio a disposizione. Addirittura ci hanno mandato a dire che la precedente gestione era finanziariamente fallimentare e che aveva lasciato buchi enormi, incolmabili, che avrebbero portato la società AS Roma al fallimento.

Insomma, ci sono state dette un sacco di cose, quante di queste verità e quante fregnacce probabilmente non lo sapremo ne ora e ne mai. E’ solo che, sportivamente, tutto questo bla bla bla, si traduce in poco e nulla. Diremmo anche tutto fumo e niente arrosto. Non foss’altro che, da un anno a sta parte, non vediamo più nemmeno quello.

La società è assente, il suo presidente non viene allo stadio da mesi, il DS copre cariche che non gli spettano, gli altri dirigenti sono figure retoriche e fintamente istituzionali, l’allenatore non è amato da spogliatoio e pubblico e i giocatori in campo (e fuori) non sanno più in che direzione andare. Il pubblico è ai minimi storici di presenza da 40 anni a sta parte.

E’ tutto molto semplice. Da parte di tutti, quasi nessuno escluso, non c’è più amore. Nemmeno odio. E’ in arrivo l’indifferenza. Che è la fine di tutto. Che poi sarà la fine di questa gestione se il nuovo stadio non si farà. E’ tutto molto semplice.

Ad maiora

Giacomo Serafini