martedì, Maggio 13, 2025 Anno XXI


“Tutti a casa e perfavore lasciateci le maglie.”

Chi di voi ha mai indossato un paio di scarpette da calcio e calcato un qualsiasi campo polveroso di periferia sa benissimo che, al termine di ogni stagione, le maglie usate, una volta lavate e ripiegate con cura, andavano a far parte di una sorta di archivio storico della societa’, creando la “legenda del club”.

A volte in bacheca a casa di presidenti e allenatori, a volte chiuse in qualche scatolone in fondo ad un garage o nella migliore delle ipotesi nella sede di appartenenza della squadretta di turno di 3a, 2a, 1a categoria che fosse. Un rito di iniziazione era inoltre quello di mostrarle con vanto ai nuovi giocatori dell’anno successivo al momento del tesseramento.

La cura di quelle maglie era maniacale. La posizione dello stemma, la scelta dei colori, il modello, la trama, l’assegnazione dei numeri. Rigorosamente dall’1 all’11. Gerarchicamente in ordine di anzianita’. Mica il gioco del lotto! E c’era anche chi, particolarmente legato alla squadra, a fine anno chiedeva al presidente di poterla portare a casa, quella maglia. Pagandola, ovviamente. Si lavava e si riponeva in armadio da mostrare ai nipoti. Compresi tutti i segni della battaglia.

Pare un altro secolo. Un altro universo. Un altro gioco. E invece l’origine e la sostanza e’ la stessa.

22 uomini, un campo (a volte) verde, un pallone. Solo che il nostro, quello di periferia, e’ calcio vero. E’ sport puro. E’ ancora unione, cultura, sacrificio, spirito di appartenenza.

Tutto il resto, e cio’ che ne e’ derivato da mezzo secolo a questa parte, e’ una farsa, un teatrino, un businness sporco e senza dignita’.

Nel momento storico del tutto si compra, tutto si vende, tutto si usa e tutto si butta, ci piacerebbe invece conservare il nostro ricordo, di questo sport. E difenderne i valori, i simboli, i luoghi, gli odori.

Questi, ci dispiace, non sono in vendita e chi non ne ha, o mai ne ha avuti, non potra’ comprarne mai. Merce rara. Quasi introvabile.

Come introvabili sono le parole per difendere societa’, staff tecnico e giocatori in questo momento di sfascio totale. Crollo verticale senza dignita’.

Nella settimana della resa senza lotta, noi per curarci le ferite, preferiamo tornare alle origini, per recuperare i valori di una storia vera, invece che guardare ad un futuro pieno di incognite ed illusioni.

Per programmare il futuro, devi conoscere e salvaguardare i ricordi del passato.

Noi siamo quelli della Roma Testaccina. Se non ci state, tutti a casa. E lasciateci le maglie.

Ad maiora.
Giacomo serafini