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Il giro di boa non ha portato il giro di mentalità. Il filotto necessario per assestarsi nei piani alti della classifica non è arrivato, anzi l’anno nuovo ha portato due belle sconfitte che hanno bruciato le cose belle di fine duemiladodici.

A Catania la Roma si è presentata fortemente rimaneggiata ma nonostante questo ha avuto palle gol talmente clamorose che vedere quello zero a fine partita mette i brividi. Destro è nel pieno del periodo nero delle punte, quello che neanche dalla riga di porta riesci a buttare la palla dentro.

A differenza di Napoli però nella ripresa i giallorossi non sono scesi in campo. E quando le cose devono andare storte ci vanno fine in fondo, infatti subisci il gol quando sei in dieci e proprio nella parte di campo lasciata scoperta da Marquinhos rimasto infortunato in attacco.

È mancata completamente la reazione, sintomo di una squadra segnata psicologicamente da un primo tempo buttato e da una rincorsa perenne.

Adesso si fa dura quasi impossibile e sinceramente non pensavamo di ritrovarci in questa situazione ad un anno di distanza. Certo il contesto è completamente cambiato, si vede un gioco, ma la zavorra dei punti pesa più di tutto.

La società dovrebbe dare un segnale comprando almeno un terzino per far capire che qualcosa si può ancora fare. Bisogna spronare i giocatori, bisogna convincerli che solo credendo nel mister attuale se ne può uscire. Poi a fine anno si vedrà.

Ma la rabbia necessaria dov’è? I giocatori sono contenti della posizione che occupano? Il mister riuscirà nel suo compito o se ne andrà triste e solitario? La società oltre lo stadio riuscirà a creare un squadra competitiva?

Noi possiamo solo tifare ma le bastonate fanno male e quest’anno ne abbiamo prese già troppe.

petra@corederoma.it