Partite cosi sono difficili da giudicare. Primo tempo intenso, con il Bologna costretto nella sua metà campo senza possibilità di reagire. Ritmi vertiginosi con la voglia matta di fare gol da parte di tutti.

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Botta del capitano che diventa assist per Florenzi che ancora una volta è stato il più pronto. Il raddoppio è stata una logica conseguenza del continuo pressing giallorosso. Sembrava fatta, tutto lasciava prevedere una goleada finale.

Purtroppo nella ripresa la Roma non scende in campo e non si sa bene perché. Stanca? Appagata? Coatta? Gli ospiti provano ad approfittarne ma nonostante tutto non ce la fanno. Non c’è problema perché la retroguardia giallorossa è magnanima.

Piris si inchina a Gilardino, la linea difensiva apre un’autostrada a Diamanti e l’impatto Stek-Burdisso chiude il capolavoro. Si fatica a credere a quello che è successo davanti ai nostri occhi.

I gol presi sono poco ‘zemaniani’. Non è la classica rimonta subita dal boemo, non si sono presi gol in contropiede ma a difesa schierata. Peccati mortali, fatali per la classifica che da troppo tempo continua a piangere.

Della pazienza chiesta inutilmente lo scorso anno, visto che si costruiva sul nulla, ne serve un centesimo quest’anno. Le fondamenta sono state gettate e si vede. Ora bisogna tirare su sto benedetto palazzo.

Dei primi tre piani due so no venuti male e bisogna metterci le pezze. Non sono ammesse distrazioni, assenze, poca voglia di lavorare. Il capomastro deve farsi sentire e chi sta sotto deve dimostrare quanto vale.

Servono prestazioni non parole. La fame che abbiamo noi la devono avere anche i calciatori. Senza quella si fa poco. È facile dire quello è un fenomeno, quell’altro in prospettiva è il più forte nel suo ruolo. Il posto va guadagnato a forza di otto in pagella.

Freniamo per ora l’istinto distruttivo pretendendo però una risposta immediata e continuativa.

petra@corederoma.it