lunedì, Maggio 05, 2025 Anno XXI


fonte: La Repubblica

E’ molto pacato, ma ovviamente amareggiato Claudio Ranieri dopo la sconfitta della Roma con la Sampdoria, costata ai giallorossi il primato a vantaggio dell’Inter: “Non siamo più gli artefici del nostro destino – commenta il tenico a Sky -. Un punto o zero per noi sarebbe stata la stessa cosa, anche avessimo pareggiato, dovevamo sempre vincere le ultime tre partite sperando in un pari dell’Inter. E allora, se tutte e due arrivano a quota 80, la spuntiamo noi per gli scontri diretti. Dispiace tantissimo davanti al nostro pubblico, sapevamo che la Samp era uno scoglio durissimo, avevamo fatto il 50 per cento ma non è bastato”.

A differenza del presidente Rosella Sensi, nessuna polemica con l’arbitro Damato: “Come lo valuto io non conta molto, magari si parla a caldo e delusi. Conta invece la valutazione di Collina, che è freddo e vedrà lui se c’erano gli estremi per qualche rigore o se tutto è filato liscio”. Comunque arrivano i complimenti alla squadra: “Dobbiamo avere la coscienza a posto, senza rimpianti. Così come la dea bendata è stata dalla nostra parte nel derby, stasera non è andata allo stesso modo ma non ci arrendiamo. Noi siamo qui perché l’Inter ha perso qualche punto di troppo in campionato, è un’armata che ha battuto anche il Barcellona”.

“Andremo a Parma per fare la nostra partita – non molla Ranieri -, come se non fosse successo niente. E continueremo a lottare, perché ho già detto che lo scudetto si deciderà negli ultimi minuti della gara con il Chievo. Peccato per stasera, certo, la Roma ha fatto il miglior primo tempo da quando sono arrivato trovando però solo un gol. Questo è il calcio perché poi non siamo riusciti a restare compatti ed era prevedibile che la Sampdoria ne avrebbe approfittato, con due campioni lì davanti come Cassano e Pazzini”.

Daniele De Rossi ironico sulle chance della Lazio di fermare l’Inter: “Noi dobbiamo vincere tutte e tre le partite che ci rimangono, l’Inter deve perdere qualche punto per strada. E d’ora in poi l’unica squadra che per valori tecnici può fermare l’Inter è la Lazio. La Lazio deve fare i punti e ancora salvarsi. Se ci tieni al tuo lavoro, è in questi casi che si misura la tua professionalità. Certo, loro non aspettano altro che farci piangere…”. Quanto al ko interno, De Rossi è stato esplicito: “L’arbitro? Non cerchiamo alibi esterni, che hanno inciso in parte minima. Non c’è un motivo per questo passo falso, abbiamo fatto una lunga e snervante rincorsa e stasera ci ha detto male

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MARCATORI: 14′ pt Totti; 7′ e 40′ st Pazzini.

Roma-Samp: la delusione per il risultatoROMA (4-2-3-1): Julio Sergio, Cassetti (29′ st Taddei), Burdisso, Juan, Riise, De Rossi, Pizarro, Menez, Perrotta (21′ st Toni), Vucinic, Totti (1 Lobont, 5 Mexes, 22 Tonetto, 33 Brighi, 11 Taddei, 19 Baptista, 30 Toni). All.: Ranieri.

SAMPDORIA (4-4-2): Storari, Zauri, Lucchini, Gastaldello, Ziegler, Semioli, Palombo, Poli (1′ st Tissone), Guberti (1′ st Mannini), Cassano (35′ st Testardi), Pazzini (21 Guardalben, 20 Padalino, 22 Cacciatore, 13 Rossi, 90 Testardi). All.: Del Neri.

ARBITRO: Damato di Barletta.

NOTE – Spettatori: 60mila circa. Angoli: 9 a 2 per la Roma. Recupero: 0′ e 3′*. Ammoniti: Ziegler per gioco scorretto. Con questa sconfitta si  interrompe una striscia di 24 risultati positivi consecutivi della Roma in campionato. L’arbitro, casualmente, è lo stesso della sconfitta precedente.

* Risulta quanto meno strano che l’arbitro abbia concesso solo tre minuti di recupero (solo per le sostituzioni i minuti erano due e mezzo), viste e considerate le perdite di tempo sistematiche di Storari, ovviamente rimasto impunito, e visto che l’arbitro stesso ha attraversato tutto il campo per sincerarsi delle condizioni di Cassano, perdendo anche lui molto tempo.

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Rigori non concessi e perdite di tempo… Il “capolavoro” di Damato
da corrieredellosport.it

Male Damato, nega due rigori alla Roma (Gastaldello su De Rossi, mani di Zauri), la­scia impuniti tanti interventi. Sbaglia all’ini­zio il guardalinee Romagnoli: Cassano è te­nuto in gioco da Riise. Entrata di Lucchini su Totti: solo un rimprovero. Pazzini su Burdis­so: intervento brutto, manca il giallo. Cross di Cassetti, a centro area Gastaldello trattiene De Rossi (la maglia arriva a metà schiena): era calcio di rigore, Damato fa proseguire. Cross di Vucinic, Zauri ha il braccio sinistro largo: la distanza è ravvicinata, ma il pallone è morbido, ci stava il calcio di rigore. Blocco di Zauri su Vucinic sospetto, poi tiro di Riise, deviazione col gomito di Gastaldello (è in area), si salva solo perché si sta tuffando ed è girato. Menez per Toni, in off side: ok an­nullare. Tiro di Pizarro, “para” Lucchini al li­mite dell’area: Damato non dà nulla.

Edmondo Pinna

da Repubblica – 5 gennaio 2002, pagina 18 sezione: BARI

Damato, l’arbitro interista che stravede per CassanoIl tifo tra gli arbitri non conta. E agli scettici da Bar sport del lunedì mattina basta chiedere conferma alla giacchetta nera barlettana Antonio Damato, 29 anni, interista da sempre. Cinque anni fa, durante la finale scudetto del campionato aAlievi tra la “sua” Inter e la Lazio, non ci ha pensato due volte a fischiare un rigore a favore della squadra romana. Il fato (benevolo) volle poi che dal dischetto il pallone non arrivò mai in rete e che i nerazzurri vincessero il tricolore. Nel presente, per fortuna di Antonio, il piede di Vieri e Ronaldo fa spesso rima con il goal. E la sua carriera arbitrale sembra esplosa ormai definitivamente. Tant’ è che domani pomeriggio scenderà sul terreno di gioco di Lecco per la gara contro il Lumezzane, sua prima partita di C1 in una carriera che si prospetta foriera di mille soddisfazioni. Tutto era cominciato una dozzina di anni fa in una partita tra ragazzini al vecchio stadio di Barletta. Per gioco, tra l’ altro, visto che l’ oggetto del desiderio non erano tanto i cartellini e il fischietto quanto la tessera per entrare gratuitamente allo stadio (un classico per gli arbitri alle prime armi). Con il tempo, invece, è nata ed esplosa la passione. Nel mezzo ci sono state belle esperienze vissute, tanti nuovi posti conosciuti e fortunatamente nessun’ aggressione (un altro classico, purtroppo, sui campi cosiddetti minori). Antonio ne ha visti davvero tanti di calciatori. La maggior parte, racconta, ha appeso «le scarpe a qualche tipo di muro e adesso vive dentro un bar». Qualcun altro non ha avuto paura di tirare un calcio di rigore, invece, e adesso gira in serie A. Nomi? Pinzi dell’ Udinese, Marazzina (la sorpresa del Chievo), Daniele Conti (il figlio del grande Bruno). E naturalmente Antonio Cassano. Com’ era? Praticamente com’ è oggi. Dribblomane, sfrontato con i compagni, ma educato e disciplinato con il direttore di gara. «Un signore», per Antonio. Che ricorda anche con piacere le giocate di Mitri del Martina Franca e di Stroppa, ai tempi del Foggia di Zeman, incontrato in un’ amichevole contro il San Severo. La vita di un arbitro, a questi livelli, è a quella di un atleta a tutti gli effetti. Damato si allena tre volte a settimana. E in serata fa sempre un salto nella sua sezione, a Barletta, dove rappresenta un importante punto di riferimento per tutti i colleghi più giovani di lui. La carriera, inevitabilmente, lo ha portato a trascurare altri aspetti della sua vita. Primo di tutti gli affetti. «Non è facile trovare una ragazza che sia pronta ad accettare questi ritmi. Il sabato e la domenica, in pratica, non ci sono mai». Adesso è single, ma non ha perso la speranza. D’ altronde il suo cartellino vincente potrà sempre essere il fascino della divisa.

GIULIANO FOSCHINI

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