venerdì, Aprile 26, 2024 Anno XXI


L’11 luglio del 1982 l’Italia schiantava i grandi avversari tedeschi e vinceva la terza coppa del mondo.

Paolo Rossi era sempre un ragazzo come noi e Tardelli girava il campo con l’urlo che ispirò Munch postumo e tutto il mondo insieme a lui.

L’11 luglio del 2021 la migliore squadra degli Europei, la più creativa, la più coesa, la più multiforme cantava l’inno di Mameli sotto i fischi dei sudditi della perfida Albione prima di portarsi a casa la coppa.

L’hanno persa li, nella maniera più crudele possibile, segnando nella prima e ultima azione della loro partita, e fungendo da sparring partner in un mare tricolore che partiva dal settore dei nostri connazionali nell’ospitale Wembley , oltrepassava il vallo di Adriano per trovare sostegno nei mai domi scozzesi, attraversava il mare per veder ingrossare le fila dai figli della verde Irlanda e giungere nel bel paese.

L’hanno persa ebbri prima ancora che di birra della loro prosopopea, del loro presunto fair play, convinti che 70.000 + 11 avrebbero fatto strage del misero contingente tricolore.

L’hanno persa nella loro isoletta con tutto il mondo che tifava Italia, persino i francesi, sicuramente i tedeschi, compatti e massicci tutti i popoli che hanno patito fame, miseria e oppressione a causa loro.

Si sentivano forti in 70.000+11 ma non avevano alzato la testa e non si erano guardati intorno.

Mentre cantavano che il football tornava a casa non avevano pensato al fatto che la casa del football sta al centro del Mediterraneo, il Mare Nostrum, da quando è nato il calcio.

E L’abbiamo strillato a gran voce a Roma, nel 1934, e da allora attraverso Berlino nel 1936, Parigi nel 1938, di nuovo Roma nel 1968, Madrid nel 1982, Berlino nel 2006 e Londra ieri;

non l’abbiamo cantato in un motivetto da Spice girls, l’abbiamo dimostrato sui campi di tutta Europa.

Il Football nasce in Inghilterra da genitori scozzesi, ma nel sangue latino sviluppa tutta la sua immensa forza onirica, il suo talento, la sua passionalità.

Abbiamo aggiunto i nostri canti a quelli dei fratelli argentini freschi vincitori della coppa America diventando un tutt’uno.

Per Nicola e Vito Angiulli che da lassù hanno goduto insieme a noi nel vedere i loro storici e combattuti nemici soccombere all’italico canto.

Football, always comes…..ROME

Italia campione, Irlanda libera, Scozia indipendente

La tempesta dopo la quiete. Lo scossone che aspettavamo e chiedevamo da tempo.

In questa stagione disgraziata, sia dal punto di vista sportivo, sia soprattutto dal punto di vista della pochezza di un mondo pallonaro che senza tifosi ha poca ragione di esistere, arriva proprio ai titoli di coda il lampo che riaccende una flebile speranza.

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La notizia rimbalzata ieri a giornali e reti unificate, relativa alla sedicente superlega, ha quel dolce “odore del napalm al mattino” che non avvertivamo da tempo, più o meno dall’epoca di calciopoli; e guarda un po’ il destino cinico e baro chi vede ancora come protagonisti principali.

Il parallelismo, per quanto possa apparire forzato, ci consegna una situazione del calcio ampiamente prevista da anni e che ci diverte come non accadeva da tempo. Non fosse per il fatto che sembra l’unico argomento, che da un anno e mezzo a questa parte, sia riuscito a far parcheggiare il COVID per mezza giornata, ci sarebbe proprio da sbellicarsi.

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Abbiamo appositamente evitato di commentare la partita di Giovedi scorso contro lo Shaktar, per restare alla larga da facili entusiasmi che ci sembravano più dovuti all’impostazione in campo arrogante di un avversario che si era venuto a giocare la qualificazione con la linea di difesa più alta che si ricordi dai tempi del Foggia di Zeman.

D’altro canto, avendo noi licenziato il nostro culo da panca esattamente due mesi fa, dopo la sciagurata prestazione al derby, non pensiamo di poter essere tacciati di reagire in maniera spropositata a vittorie e sconfitte.

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