sabato, Luglio 27, 2024 Anno XXI


La notizia rimbalzata ieri a giornali e reti unificate, relativa alla sedicente superlega, ha quel dolce “odore del napalm al mattino” che non avvertivamo da tempo, più o meno dall’epoca di calciopoli; e guarda un po’ il destino cinico e baro chi vede ancora come protagonisti principali.

Il parallelismo, per quanto possa apparire forzato, ci consegna una situazione del calcio ampiamente prevista da anni e che ci diverte come non accadeva da tempo. Non fosse per il fatto che sembra l’unico argomento, che da un anno e mezzo a questa parte, sia riuscito a far parcheggiare il COVID per mezza giornata, ci sarebbe proprio da sbellicarsi.

La notizia ufficiale, relativa alle 12 squadre “ribelli” prontamente ribattezzate, senza neanche un grosso sforzo di fantasia “la sporca dozzina”, nasconde in realtà la vera notizia, soprattutto per i più distratti: il calcio è fallito.

E se si pensa che si tratti del mero fallimento economico, è evidente che si sta guardando il dito e non la luna.

Il fallimento vero è relativo al fatto che ciò che era uno sport, un sogno da bambini e un modo di essere e di stare insieme, è ormai distrutto; seppellito sotto una montagna di miliardi che, in barba a qualsiasi valore tecnico e sociale, ha demolito qualsiasi ragione di esistenza del movimento stesso.

Quando eravamo bambini volevamo essere Maradona, Falcao, o magari per i più giovani, Totti, Maldini, Zanetti. Essere tifosi non era tergiversare di bilanci. Era sapere la propria formazione a memoria, farsi le trasferte con gli amici in viaggi della speranza che manco i militari nella campagna di Russia, “oggi vincemo”, “nun c’è speranza”, “arbitro cornuto”, coreteee, scappateee…”, bere assieme, magnare assieme, fumare assieme. Insomma, essere parte di qualcosa.

Cosa è rimasto di tutto questo? Il nulla.

Il calcio sta ormai in piedi con artifizi finanziari, basati su plusvalenze spropositate, che consentono di truccare i bilanci e spostare le perdite al successivo anno fiscale a tempo indeterminato. E tutto il castello regge finchè il sistema non si avvita su se stesso e chiede il conto. Di crack finanziari analoghi del resto, ne è piena la storia recente e ne stiamo tutti pagando le conseguenze da quasi quindici anni.

In tutto questo, è abbastanza bizzarro sentire di tanto in tanto i commenti degli stolti, sul fatto che la colpa di queste manovre siano i vari procuratori, senza rendersi conto che costoro sono semplicemente gli utili faccendieri delle società alla ricerca di scappatoie dal famigerato fair play finanziario.

Strumento nato (forse) per dare pari opportunità e premiare le gestioni virtuose, ma che ha finito nella pratica per avvantaggiare i soliti noti, più abili e collusi di altri nello sfruttare le maglie larghe delle regole da loro stessi create.

Sia ben chiaro, tutta questa requisitoria non sarebbe onesta senza ribadire la nostra contrarietà al fatto che in questo sistema c’erano e ci sono tutti, Roma compresa. Abbiamo lanciato (forse invano) per anni, strali contro la vecchia proprietà che ha attinto a piene mani al sistema, comprando e vendendo una media di quindici giocatori all’anno senza alcuna logica tecnica e probabilmente precludendoci la possibilità di portare a casa qualche trofeo sul campo.

E cosa accade adesso? La UEFA, la FIFA, le società di calcio escluse dal progetto e finanche i governi nazionali (!!!), chiamano alle armi i tifosi di tutta Europa, a difesa dei valori dello sport e del principio della competitività tecnica.

Il tifoso criminale, daspato, recintato da transenne, barriere e tornelli, tesserato e schedato, diventa adesso il baluardo invalicabile che dovrebbe salvare il sistema da morte certa.

Ma lo sapete che c’è? Ma annate un po’ affanculo va’. Vedetevela tra di voi adesso. Trovatevi alla Palla e menatevi. Chi vince se pija tutto.

E poi non dite che non vi avevamo dato la soluzione.