Ave Romanari, le Olimpiadi invernali sono finite. Andate in pace. Abbiamo però, nel frattempo, scoperto l’esistenza di Sochi: poco ridente località del sud della Russia sul Mar Nero. Posti strani per noi. Non molto invitanti. Stavamo bene anche quando ne ignoravamo l’esistenza, insomma.
Il signor Wladimiro Guadagno, al secolo il transgender Vladimir Luxuria, ne ha anche scoperto gli edifici della polizia. Niente di grave, non preoccupatevi. Non si è fatto male nessuno.
La paSionaria dell’arcobaleno dei diritti dei gay si era infatti calata da quelle parti per denunciare le politiche poco paritarie dello Zar Putin, anch’egli Vladimiro.
Ottima visibilità avrà pensato la trans de Foggia. Ottima vetrina per fare qualcosa di cui si possa parlare. La ribalta ideale per chi negli ultimi mesi aveva lasciato pochissime tracce di sé.
Accompagnata dalle telecamere delle Iene, la nostra ex onorevole ha fatto quello che doveva fare riguardo questo argomento: niente. Però lo ha fatto mediaticamente benissimo e siamo tutti contenti. Ora viene fuori, è notizia di oggi, che il Presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, ha firmato un testo di legge approvato dal governo del suo paese il dicembre scorso che prevede la pena dell’ergastolo per chi verrà scoperto essere omosessuale. Una cosina da niente.
Il tiranno delle Russie si era proposto di vietare quella che potrebbe essere riconosciuta come ideologia gay. L’africano ha sicuramente fatto qualcosa di ben più grave. Da buon criminale di guerra non si è certo risparmiato.
Quindi la cara Vladimira l’ha già fatto il biglietto per Kampala? Quando la vedremo sulle barricate dei poveri omosessuali oppressi dell’Uganda? Dovremo aspettare che vengano organizzate le Olimpiadi da quelle parti? Beh… Quelle invernali sarebbero quanto meno azzardate, ma anche quelle estive sono un po’ lontane come realizzazione.
Allora che facciamo? Li lasciamo da soli questi poveri gay africani?
Un bel Tapiro magari la consiglierà al meglio.
Se non altro le terrà compagnia quando di nuovo non se la incXXXXà più nessuno.