sabato, Maggio 18, 2024 Anno XXI


Mancavano venti secondi contro il Sassuolo, il tempo di accendersi una
sigaretta e fare un tiro, di comporre un numero telefonico, di inserire un dvd
nel lettore, di spegnere e versare il caffè in una tazzina, oppure di dare una
ciotola piena di croccantini ad un cane affamato guardandolo mentre se la
finisce. Quante azioni della giornata si posso fare in venti secondi senza
nemmeno rendersene conto, un tempo che nel calcio è un’eternità eterna. Mentre
li, due settimane fa, non sono bastati venti secondi alla squadra di Monsieur
Garcia per battere gli emiliani 1-0 e rimanere a più tre dai tifosi zebrati. Da
che dopo il gol dello juventino Berardi stavi sopra di un punto, ieri sera
tutti i pennuti notturni dalle piume a strisce ti hanno fatto retrocedere dello
stesso punto al secondo posto. D’altronde tre quarti d’Italia già sul gol in
fuorigioco del Cagliari si erano alzati dai loro trespoli con le braccia al
cielo,nemmeno giocasse l’Italia in una semifinale dei Mondiali. Ma dopotutto
meglio cosi, perché il timore è l’anticamera della paura, quella degli altri,
perché i deboli gufano mentre i forti giocano o per lo meno ci provano. La
squadra giallorossa si ferma, solo perché non riesce a segnare. Solamente
perché Avramov portiere rossoblu per una sera (molto probabilmente la prima ed
unica della sua carriera) si è messo la tutina rossoblu di Spider-Man e ha
tolto una sassata scagliata dalla roccia numero tredici della Roma, un certo
Douglas che di nome non fa certo Micheal. La Roma ha pareggiato perché non ha
vinto, punto. Certo sarebbe stato bello trionfare per rispondere a tutti quei
presunti giornalisti, benpensanti maligni, e portajella che oramai da quindici
giorni titolavano a caratteri cubitali il primato juventino, dimenticando che
lassù in cima alla classifica fino alle ore 15 di domenica c’era stata una
squadra del centro Italia dai colori solari. Non conta, perché tanto Conte i
conti li dovrà fare alla fine. Ieri è arrivato il terzo pareggio sicuramente
per demeriti tuoi ma soprattutto perché sei diverso, perché ogni centimetro sul
campo, ogni filo d’erba se ti chiami Roma, Lazio, Fiorentina o Verona e via
discorrendo te lo devi sudare con il sangue e forse il più delle volte nemmeno
ti basta. Questo non è vittimismo gratuito, ma un triste realismo. Cosi
malinconico che in confronto Leopardi era una persona positiva, oltre che un
grande tifoso del Rimini (anche lui giallorosso). Da ieri c’è il famoso punto
di rottura, specie di palle, visto che ogni tanto è meglio stare un punto
indietro per vedere meglio l’avversario che uno davanti, dove devi girarti in
continuazione per vedere l’avversario rischiando di andare a sbattere. La
domanda è: se prima la juve era un punto dietro la Roma e nonostante tutto il
sorpasso poteva esserci con una sola partita, perché adesso non dovrebbe essere
la stessa cosa? La risposta sembra facile, ovvero la Roma non è la Juve, per
fortuna si potrebbe aggiungere. Ma un punto, dal basso verso l’alto o dall’alto
verso il basso è pur sempre un punto. E se vuoi il massimo nella vita devi
esser pronto a rischiare il massimo. Quindi in attesa di Totti c’è bisogno di
tutti. Qualcuno un giorno disse che le favole non servono raccontare ai bambini
che i draghi non esistono, perché loro lo sanno. Servono più che altro e a
ricordare agli adulti che nella vita i draghi si possono sconfiggere,
soprattutto quelli bianconeri. Tenetevi i trespoli perché i forti vincono o per
lo meno ci proveranno ad ogni costo.
Filiberto Marino