venerdì, Aprile 19, 2024 Anno XXI


In Italia siamo stati attraversati da stragi piuttosto spesso e una serie di pentoloni esplodenti, come quelli di ieri a Boston, ci dovrebbero far poco più che incazzare. Ma la vicenda di Martin Richard ci ha colpiti in maniera profonda.

Martin era solo un ragazzino di 8 anni, inconsapevole di fondamentalisti e terroristi, manco nato l’11 di settembre di 12 anni fa.

Inconsapevole pure di qualche pazzo che entra nei cinema e spara o che, disseminando pentole cariche di polvere pirica, chiodi, biglie e schegge di bottiglie, semina sangue e dolore in mezzo a gente in mutande.

Voleva solo applaudire un papà che si era messo in testa di sfidare gli oltre 42 km di una CAZZO di maratona.

Lo vediamo mentre urla e strepita al passaggio del suo eroe da corsa, pochi momenti prima di essere dilaniato dall’esplosione.

Non è morto sulle torri gemelle o in Iraq, se ne è andato in un giorno di festa, mentre tifava per il padre.

A 8 anni.

Che non sia dimenticato almeno da noi che non contiamo niente, ma che abbiamo bisogno di Martin, del suo morire martire di questa merda di mondo. Del suo amore per un padre. Di quel padre che ora vivrà soffrendo e maledicendo quella maratona infame.

Ciao Martin, sei stato un grande figlio.