venerdì, Aprile 26, 2024 Anno XXI


Torniamo ad occuparci delle figure monarchiche.

Con la morte di Anco Marzio, si interrompe il meccanismo dell’alternanza che fino a quel periodo si era adottato per eleggere la figura del re.

Inizia la dinastia Tarquinia, gli etruschi arrivano a Roma.
Stando alle cronache, arrivò nell’Urbe un certo Lucumone, seguito dalla moglie Tanaquila, probabilmente una esperta di predizioni, la quale aveva anticipato al marito la sua futura carica, interpretando il volo di un aquila che incorona la testa del marito, come un segnale divino.

Il nome Tarquinio Prisco, indica sia la provenienza (Tarquinia, importantissima città etrusca), sia il fatto che fu il primo etrusco a ricoprire la carica di re di Roma.

Tito Livio, afferma che Tarquinio salirà al trono di Roma col pieno consenso del ceto ricco e della plebe, per merito del suo atteggiamento ossequioso e rispettoso nei confronti della tradizione di Roma e per la sua mentalità lungimirante.

Occorre però fare necessaria chiarezza.
In realtà la parola lucumone, non era assolutamente un nome, bensì una carica di rilievo nel tessuto sociale etrusco. Questo lucumone probabilmente arrivò a Roma alla guida di un esercito intorno all’anno 620 a.c, mentre l’aquila di cui parlano le cronache, altro non sarebbe la trasposizione figurativa della vittoria che incorona il futuro re, il cui vero nome era Lucius Tarquinius Priscus, figlio di un esule di Corinto, tale Demerato, che si stabilì proprio a Tarquinia.

Ciò che in alcune fonti appare contraddittorio, è il riscontro che si palesa, in alcune notizie che vorrebbero Tarquinio Prisco osteggiato dalla società di Tarquinia, che non voleva assegnare cariche importanti ad un etrusco solo di adozione, poiché figlio di un greco. Quindi appare verosimile che la moglie gli suggerì di lasciare la città per spostarsi a Roma, per ottenere prestigio.

Come in ogni mito adombrato da più teorie, si tende a mediare tra le varie notizie pervenute, è probabile quindi che Tarquinio, spinto da mire da condottiero, lasciò Tarquinia seguito da un piccolo contingente di soldati, per arrivare a Roma non con intenzioni bellicose, ma con una proposta di alleanza, magari come custode della frontiera sul Ponte di Legno che ancora rappresentava una minaccia non trascurabile per Roma, ma ovviamente è solamente una delle tante teorie avanzate dagli storici negli ultimi 50 anni.

Tornando quindi sul suo nome, possiamo dire che veniva chiamato il lucumone Tarquinio, che a Roma divenne Lucio Tarquinio, e che Prisco fu una denominazione aggiunta solamente con l’elezione di Tarquinio il Superbo, per non confonderli.

Le sue doti furono molto ben viste da Anco Marzio, che lo nominò suo consigliere personale, carica che poi gli favorì l’ascesa al trono, alla morte di Anco, che però secondo Valditara, morì proprio in una congiura pianificata da Tarquinio.

In campo militare Tarquinio, riportò un successo dopo l’altro, annettendo al territorio romano, nuovi nuclei urbani, sottratti sia agli etruschi della bassa Toscana, sia alle popolazioni della lega latina, per questo motivo, in questi anni ritenne necessario effettuare una riforma del criterio di formazione dell’esercito.

Riformò anche la classe senatoria, ma soprattutto iniziò ad allestire vere e proprie cerimonie di trionfo, con i paramenti dorati e quadrighe finemente decorate.

Un particolare storico degno di nota, il famoso fascio littorio (di cui parleremo in un prossimo articolo), fu un elemento adottato proprio in questo periodo, trasferendo un’usanza etrusca nella città di Roma, anche se si parla di qualcosa di simile già nel regno di Romolo.

Grazie ai tanti tesori accumulati in seguito alle vittorie, precettando maestranze dall’Etruria quali ingegneri, architetti, operai, Tarquinio iniziò interventi urbanistici, che cambiarono il volto di Roma, alla quale riuscì a donare un luogo dove poter indire periodicamente i nuovi ludi romani, il Circo Massimo.

È verosimile l’attestazione di nuove mura urbane durante questo periodo.

L’intervento urbanistico però di maggiore rilievo è quello che poi permise di ridisegnare la zona più importante di Roma. Per risolvere i problemi delle alluvioni e delle conseguenti piene tiberine e rendere più gestibile la palude del Velabro, fece costruire la Cloaca Maxima, il sistema fognario che portava le acque verso il Tevere, di fatto permettendo la facile bonifica e gestione di un’area che poi si configurerà come il Foro Romano. In questo periodo anche il Campidoglio fu interessato dall’inizio della costruzione del Tempio di Giove Capitolino.

Il figlio di Anco Marzio, di cui le cronache non riportano il nome, sentendosi però derubato dal titolo che gli sarebbe spettato per discendenza, pianificò una congiura per eliminare Tarquinio Prisco, congiura che però non risolse le sue manie di grandezza, a causa dell’abile Tanaquila, che riuscì a far eleggere Servio Tullio al trono.

Purtroppo nessuna fonte ci descrive se e dove fu collocata una tomba di Tarquinio Prisco, né se la morte fu celebrata con rituale romano o etrusco, ciò che possiamo affermare, è che con questa figura si iniziò a delineare una città nuova.