venerdì, Giugno 20, 2025 Anno XXI


Dicono che le favole non esistono e che sono fatte per i bambini. Si sbagliavano di grosso. A tal proposito un signore di nome Nelson Mandela un giorno disse: “ un vincitore è un sognatore che non si è arreso”. Infatti nella settimana in cui Papa Ratzinger si è dimesso, Cellino è stato arrestato e un meteorite ha colpito la Russia, la vera notizia è un’altra. Si perché al tredicesimo minuto del secondo tempo di un Roma-Juve datato 2013, a 113 km orari, la Leggenda numero dieci della Roma sigla il suo decimo goal all’amico di sempre Gigi Buffon. Uno a zero e Totti-goal. Questioni di numeri e di traiettorie. Si perché giusto un paio di giorni fa tutte le tv mondiali avevano fatto vedere l’ asteroide caduto in terra russa, ma questa è la testimonianza che perfino la Nasa può sbagliare le sue previsioni, perché non aveva calcolato che il meteorite che non doveva cadere, è atterrato ieri notte all’ Olimpico. Imprevedibile come giusto che sia un gesto divino e non terreno. In quel tiro Francesco Totti ci ha messo tutta la sua rabbia, le 10 sconfitte in campionato, le chiacchere sul rigore contro la Sampdoria, le prese in giro di quel pagliaccio di Delio Rossi, il record di Nordhal, le faide tra guelfi e ghibellini romanisti. Un calcio che sembrava una parabola divina racchiusa nella potenza di un fulmine. Altro che quello su San Pietro. Il tiro della rivincita e della riscossa, perché era giusto cosi, come Dio comanda. Il tiro della vita che tutti i bimbi fantasticano contro la Juventus, sotto la Sud, meglio di un derby forse perché loro erano e rimangono sempre “gli imbattibili”. Il tiro dei sogni. Perché non può piovere sempre sul bagnato, perché quando tutto è contro vuol dire che i lupi di notte escono e vanno a cacciare in branco, perché i sogni non si possono rubare e qualche volte si realizzano. Ave Totti. Ecco ieri ha vinto la Roma, tutta, dal tifoso più giovane al Capitano. In mezzo il Mare giallorosso. Vedere e sentire Andreazzoli in stile Alpacino in “Ogni maledetta domenica” incitare i suoi nello spogliatoio prima della partita è stata tanta tanta roba, da brividi. Come Stekelemburg che toglie un goal già fatto a Pirlo, Piris che marca Matri di testa, Burdisso che mangia il cuore di Vucinic (SuperMirko chi?) Osvaldo che corre più di Bolt, Lamela che dribbla mezza Juventus come i ragazzini sulla spiaggia, Torosidis che imita Cafù e Ddr che si commuove a fine gara, come una finale, come una liberazione dopo nove anni di incantesimo spezzato. Vince la Roma contro tutto, contro la prima della classe, la squadra campione in carica,quella che aveva spopolato in Champions in terra scozzese e che invece ieri ha fatto solo due tiri in porta. Contro l’arbitro Rocchi, contro Orsato e Damato giudici di porta, contro Conte, e soprattutto contro tutti. Giacomino Losi l’aveva predetto in settimana, come nell’annata 57/58, quando perdemmo 3-1 in casa della Samp e vincemmo la domenica dopo contro la Juventus. Perché il presente è la memoria del passato. Ieri sera intorno alle 22.00 si è sentita una scossa di terremoto nella parte di Roma Sud, si sta ancora cercando l’epicentro, chiedete dalle parti dell’Olimpico, noi c’eravamo. Siamo la Roma, per sempre, finchè morte non ci separi.
Filiberto Marino