venerdì, Aprile 19, 2024 Anno XXI


«Nel ’99 mi ero prefissato che prima o poi sarei tornato. Ora ci sono riuscito e sono felice, spero che dopo la stagione calcistica lo saranno anche gli altri»

Con queste semplici parole Zeman era tornato ad allenare la sua Roma. Poi, dopo 6 mesi prima della trasferta di Bologna il tecnico si sfoga in conferenza «Qui non c’è un regolamento scritto. Di solito lo fa la società, la disciplina è la cosa più importante», dice commentando l’intervista polemica del portiere Stekelenburg. RispondeBaldini«La disciplina non si ottiene attraverso regole scritte, che per altro ci sono. La disciplina dipende dalla credibilità che si ha verso il proprio ambiente». Ed ecco il patratakke. Questa è la vera storia di un triste esonero. Dopo col Cagliari, i giocatori sono stati armati dai dirigenti e a pagare siamo stati noi tifosi, ancora una volta. A noi poco importa dei campioni che non ci sono o dei lamenti di De Rossi. A noi tifosi, interessa la ROMA e chi la fa grande. Questi l’hanno ridotta ai minimi termini.

ZEMAN c’entra poco o per nulla. L’unica colpa, forse, è non aver preteso giocatori bravi, di quelli che hanno fame di calcio e atleticamente zemaniani, ma schierare TAXI o Goico era la giusta scossa provocatoria per un ambiente societario sonnolente e viziato. Goico m’ha fatto pure tenerezza, è incolpevole,  perché in un contesto simile tutto ciò poteva capitare.

Il volto di Zeman, che lascia per ultimo il campo sommerso dai fischi (che erano applausi fino a qualche mese prima) e di quelli che scruta melanconico la splendida cornice di colori, i suoi colori. Zeman i nostri colori li ha sempre portati in petto. Zeman esonerato, quindi. Niente di nuovo se guardiamo a due stagioni passate tra altalene, isterismi e grandi illusioni. Zeman non c’entra nulla con la Roma di adesso, di una società assente, di un gruppo ovattato, dove le responsabilità sono nascoste da umori mutevoli e simpatie sottotraccia. Esonerando Zeman non si cancellano gli Orrori e gli Errori di una gestione virtuale, incentrata sulla favola di uno stadio futuristico e sulla dialettica galoppante.

A tal proposito Sabatini ha sfoderato ancora una volta la sua retorica ammantata questa volta di una velata minaccia promettendo il massimo impegno per scovare il marcio dalle parti di Trigoria: “questa situazione non finirà così”. E invece, SaBBatì, è proprio “game over”, credito esaurito. Avete preso per i fondelli tutti. Avete fatto e rifatto le squadra. Chiedevamo due terzini, e un regista, na cosa semplice, e invece niente. Solo fuffa e laNzialità.

Mentre nei web juventini impazza la satira su Zeman e la Roma, Moggi sentenziava: “Zeman e Baldini sono quello che sono e l’hanno dimostrato quest’anno”. Incredibile, in questo Paese si permette di parlare uno condannato per illeciti sportivi. Ivan Zazzaroni non ci sta “Rinunciando a #Zeman il campionato perde la scheggia impazzita, il tecnico sui generis, il diverso da chi, l’anticonformista”. E certo, te piaceva. Ogni domenica a vomità er veleno. Mò che fai, cò chi te la pji?

A Ulivieri, invece, tojeteje er vino: “. “Sabatini credo che abbia difeso Zeman fin quando è stato possibile, fino a quando ha visto la risposta da parte dei giocatori”. A Vicenzo Montella je brucia ancora er 4-2 e anche lo 0-1, per non parlare del posto mancato da allenatore della Roma: “Non è difficile lavorare a Roma, lo è lavorare in una grande piazza. Mi chiedete se mi è andata bene guardando ai problemi che sta avendo la Roma? Non rispondo e comunque non ci ho mai pensato..” Ecco bravo non pensare più a noi. Ognuno se i fa i cazzi sua. La Roma non è una grande piazza. E’ certo lo è Firenze? O sogni già Milano?

Nantro ex juventino tinto de giallorosso quando je conviene è Di Livio: “Le colpe dell’allenatore si sono viste nell’assetto difensivo, anche se eravamo a conoscenza delle lacune difensive del gioco di Zeman; da sottolineare l’imbarazzante gestione del gruppo, per non parlare di troppe dichiarazioni rilasciate che definire fuori luogo è riduttivo.” A stà cazzata je fa eco n’antra de un microfonaro che ha detto: “Zeman non può allenare in serie A”. E perché che cosa ha fatto prima del processo per doping? ‘ndò cazzo stava stò genio de parole? SEMMAI ZEMAN PUO’ ALLENARE OVUNQUE, NEI CAMPETTI DE PERIFERI FINO AL CAMP NOU, ALTRI INVECE SE NUN CIANNO LI MILIARDI ADDOSSO SE ATTACCANO AR CAZZO.

L. Validiserri scopre l’acqua calda: “la squadra è un’Armata Brancaleone”, slavo poi rimpiangere le meraviglie dell’ultimo capitan futuro.L’unica voce consolante per il tecnico boemo è stata quella di Er Magara: ”Non sono d’accordo con l’esonero di Zeman .. Zeman ha una storia importante, avrebbe pagato di tasca sua per vincere a Roma”,” E anche quella di Gianluca Caprari che sul suo profilo facebook ha impostato come foto di copertina un immagine che lo ritrae insieme al boemo durante gli allenamenti dello scorso anno, proprio a Pescara.

Si, perché Zeman è maestro di calcio. Molti sono diventati campioni e gli devono riconoscenza. Molti di loro, oggi, non ne parlano mai.

Questo è Zeman allenatore moderno in un mondo pallonaro dilettantesco e primitivo. Lui, che insegna calcio, un calcio di squadra, una geometria esaltante e di sacrificio che non farebbe nessun atleta viziato e portato alla ribalta solo dagli sponsor, lo farebbe ovunque, e a me piace sapere questo. Spero di poterlo rivedere, magari partendo dal Sud da dove ha iniziato. E allora sì che ci divertiremo.

 

Mo rompemo er culo alla Rubentus,

per noi e per Zeman, se lo merita.

 

Forza Roma

Mandrake