sabato, Aprile 20, 2024 Anno XXI


Spostiamoci nel Foro Romano, forse uno dei luoghi più antichi, dove sono concentrati la maggior parte dei culti e delle leggende che hanno segnato le tradizioni romane popolari e non.

Vicino alla Curia, troviamo un settore denominato come Lacus Curtius.

La fortuna di chi come me deve descrivere e parlare di certi luoghi, consiste nel poter contare su fonti storiche, quasi sempre firmate da Tito Livio o Varrone, che restituiscono una documentazione di spessore.

Partiamo da un bassorilievo presente ancora oggi nel Foro, apposto sulla Colonna di Foca, in cui viene rappresentato un soldato a cavallo nel momento in cui presumibilmente sta per compiere un sacrificio e cerchiamo di capire a quale vicenda storica fa riferimento.

Il Lacus Curtius, secondo Tito Livio era una voragine che si era aperta nella zona adiacente la curia, oggetto di numerosi tentativi di bonifica per tentare di riempirla, tentativi che si sono sempre rivelati vani.

Vennero così consultati gli auguri, i sacerdoti romani incaricati di leggere segnali nefasti, i quali si trovarono concordi sulla soluzione che la voragine doveva essere colmata non con terra o pietre, ma sacrificando ciò che per i romani aveva più valore.

Questo messaggio venne interpretato dal soldato Marco Curzio, il quale riteneva che era l’animo impavido dei romani ad esser ciò che aveva più valore, quindi con il suo equipaggiamento da cavaliere, salì sul suo cavallo e si gettò in questa voragine che come previsto dai sacerdoti, si richiuse. È proprio questo il “fotogramma” che ancora oggi possiamo trovare sulla Colonna di Foca, come se lo scultore avesse voluto immortalare l’attimo in cui il coraggio di un cavaliere romano si manifestava per un sacrificio utile.

Varrone in realtà parla del Lacus Curtius come area sacra, in quanto durante una tempesta era stata colpita da un fulmine, segno che fu interpretato come messaggio delle divinità, infatti nelle cronache consolari, nell’anno 440 a.c. circa si parla di una cerimonia augurale voluta dal console Gaio Curzio Filone.

Attualmente ciò che è possibile vedere di questo Lacus è una pavimentazione cesariana in travertino sovrapposta ad uno strato tufaceo, con un pozzo centrale.

 By Valerio Pappalardo alias Lupo Grigio