Categorie Articoli by Gens Romana Ultimi arrivi partita Scritto da Gruppo Facebook lunedì, 24 Dicembre alle ore 12:47
La Roma batte il Milan 4-2, che a vederlo capovolto somiglia al ventiquattro, quasi per tutti la vigilia di Natale. Non per chi è Romanista. La nostra vigilia vuol dire altro, significa osservare quante stelle ci sono, vuol dire Burdisso, De Rossi, Pjanic, Lamela, Osvlado e Totti in campo tutti insieme, come i regali sotto l’albero di Natale. Vuol dire cinquantacinque mila tifosi allo stadio, contro la squadra più titolata al mondo, quella dei Berlusconi, dei Galliani, degli El Shaarawy, degli Allegri e dei Rocchi. Si proprio lui, colui che è entrato con Bojan al settantesimo al posto di Robinho, di li a poco la Roma sarebbe rimasta in dieci senza Marcos (spiegate all’Aia che il braccio non è sinonimo di spalla) contro dodici. Alla fine i rossoneri dimezzano lo svantaggio, ma tutto dipende dalla prospettiva con la quale si osservano le cose. Si perché è vero che i diavoli ne fanno due, di cui uno su rigore nato da un fuorigioco a due minuti dal novantesimo, ma nessuno si faccia ingannare, perché due più due fa sempre quattro e perché il secondo goal di marca milanista lo sigla Bojan, il quale non esulta perché sotto sotto è ancora giallorosso, dunque Roma batte Milan 5-1. Questione di prospettiva appunto. La precisa consapevolezza di esser stati più forti di tutto e di tutti. La stessa visione che ti fa innamorare della corsa di un bandito dal passato interista e dal presente e futuro solamente romanista , che segna, stringe il pugno, alza le braccia e grida con il cuore. Oppure quella che ti fa osservare che nella partita dove non ha segnato nemmeno un goal, perché Amelia ha spostato la porta in stile fumetto all’ultimo secondo, il Capitano è sempre il più forte di tutti, perfino quando fa il terzino, altro che Maicon, Dani Alves o Cafù, questa è l’eterna gioventù. Poi c’è il ragazzino con i capelli alla Bart Simpson, l’otto sulle spalle, che vien dall’Argentina, che sigla un due goal (di cui uno in comune con un compagno che sulle spalle porta l’otto per due) che di nome si chiama Erik e di fatto è stato più forte di qualsiasi parente di Tutankhamon, tornato a casa con la cresta abbassata. Poi c’è Osvaldo, che ieri si scorda di se stesso, gioca per la squadra e suona alla porta di Amelia quando tutti si aspettavano il pareggio milanista. Questa è musica caro Pablo, altro che rock, quello va bene per i comuni mortali. C’è inoltre la prospettiva di Philippe Mexes quando esce dagli scalini degli spogliatoi, perché a differenza dei suoi compagni è l’unico che ignora il settore ospite perché lui nell’Olimpico un ospite non lo è mai stato e per questo il primo sguardo va alla sua Curva, quella con bandiere e striscioni rosse e gialli. Infine ieri c’è stato il Mare. Premiato, bello, fiero, nuovamente sorridente, finalmente protagonista con la sua Roma, nel suo stadio, con la sua gente e nel suo ruolo. Ha verticalizzato più lui in un tempo che Tachsidids e Bradley in tutto il girone d’andata. La cosa più dolce gliela dedica, neanche a farlo apposta, il suo miglior nemico, il Boemo silente come sempre che risponde con un mezzo sorriso: “Daniele è stato eccezionale, questo è il De Rossi che conosco”. Bentornato DDR, perché una Roma senza il Mare è come giocare a luci spente. Buon Natale a tutti, solo per noi tanti auguri Roma. |
