martedì, Maggio 13, 2025 Anno XXI


Ad un certo punto, esattamente alla fine del primo tempo i quarantacinquemila dell’Olimpico si sono chiesti se uno dei Maya era li in mezzo a loro al centro del campo. Esattamente quando la Leggenda è salita a 221 goal (tutti con gli stessi colori) nella classifica delle leggende di sempre, siglando una doppietta e calciando direttamente da casa sua quel pallone che ha piegato le dita del povero Viviano. 3-1 e Totti goal, poesia infinita. Questa è la punta più bella di quell’ iceberg fatto di amore, Roma, tifosi e tanto freddo. La Roma si veste di viola e batte la Viola esattamente con le sue stesse armi, palleggio, ripartenze, triangolazioni e reti, cose belle, come il calcio che si gioca da bambini. All’inizio e alla fine ci sono le reti di Castan con l’aiuto del gigante buono Tachsidis e quella del solito Osvaldo, paradossalmente la più bella perché iniziata e finita da due “pischelli” entrati dalla panchina e soprattutto perché si è vista tutta la mano boema, bellezza pura. Forza Roma e forza quattro, come le reti della Roma, le vittorie di seguito della squadra giallorossa, le quattrocento presenze in serie A di un ultrà in campo (tinte solamente di giallo e rosso), l’8 dicembre diviso due e come i quattro goal che separano il Capitano di tutti da Nordahl (225 reti). Forza Quattro e forza tutti. Il calcio del Boemo contro quello dell’ Aereoplanino Montella, l’allenatore di una Fiorentina che gioca al calcio, la quale è bella, divertente, entusiasmante, spettacolare e forse la squadra più spagnola del campionato, quella che ha dominato la Juventus e battuto il Milan e Quelli là, ma ha vinto la Roma il resto non conta. Anzi canta, come la Sud al freddo e al gelo, dimostrando che la Curva scalda tutto. La stessa che ha riscaldato il cuore di un signore che di mestiere fa il mediano, che porta il sedici sulle spalle (4×4 per rimanere in tema) e che ieri per la quattrocentesima volta ha sentito i suoi tifosi ricominciare a cantare solo per lui come fosse la prima volta, come il primo amore, indimenticabile. Ieri la vittoria più Romanista di tutti, quella che ha azzittito tutti i gufi e le civette, quelli che dicevano che Pjanic non era zemaniano, che De Rossi e Osvaldo non erano due professionisti, che Totti snaturava il 4-3-3, che Destro era sopravvalutato, che Piris faceva il pizzaiolo in Paraguay, che Marcos era un ragazzino “bono” per la Primavera, che Bradley era meglio tornasse negli Usa, che Zeman era da pensionare, che De Rossi portava jella perché con lui non si vince mai, che Perrotta era da rottamare e tutte queste invenzioni atzeche che nemmeno i Maya avrebbe potuto prevedere. L’8 dicembre di trenta anni fa contro il Colonia c’era il Divino (Falcao), ieri e per sempre ci sarà Totti. L’immacolata Concezione la lasciamo ai devoti cattolici, a noi ci basta la Roma. Andate in pace.

Filiberto Marino