lunedì, Maggio 19, 2025 Anno XXI


L’importante è che vinca la Roma. La forza della partita di ieri sera è tutta
in questa frase, detta un giorno da un Capitano con la fascia al braccio, che
ieri dalla panchina ha sorriso come un bambino quando ha visto la Sud esplodere
sul raddoppio di Pjianic. Proprio lui, il ragazzo che parla quattro lingue, ma
la più bella resta sempre quella romanista, di quando segna, corre, si leva la
maglia, dedica il goal all’amico lontano e la bacia come proprio quest’ultimo
sa fare. In mezzo c’è la Roma che con la mantella rossa e gialla ha domato il
Toro, una neo promossa si, ma pur sempre una squadra che fino a ieri sera non
aveva mai perso fuori casa e che anzi aveva mostrato le corna a Napoli, a Roma
con quelli là e a Bergamo contro l’Atalanta. Ieri tutti quanti hanno fatto le
cose normali e finalmente si è vista una partita normale. Le cose anormali sono
altre. Come quell’intervento di tacco a chiudere di Marcos, e non Juan, su un
ex-laziale lanciato a rete di nome Bianchi. Bianchi uguali al colore della
fascia che prende Osvaldo quando esce San Francesco Totti (santo a
prescindere). E come per effetto dell’allineamento dei pianeti quella fascia
porta al rigore dubbio di Marquinho,  che il numero nove giallorosso realizza
con la stessa tranquillità di chi beve un caffè dopo essersi svegliato da poco.
Poco come il tempo che ci hanno messo i tifosi della Roma per prendere per mano
i loro monelli, come i genitori con i figli, cantando  con il cuore ancor prima
che con le parole. Questa è apparentemente una cosa normale, ma è proprio la
Curva Sud a renderla speciale. Speciale come un Mondaynight di metà novembre
con la Roma che gioca, vince e fa uscire il sole a mezzanotte. Roba per pochi,
giusto trentamila, considerando che a Roma siamo più di cinque milioni,
questione di normalità. Come quella di Destro che è il primo ad abbracciare
Osvaldo dopo il goal, colui che gli ha tolto il posto, il quale lo prende a
capocciate durante un esultanza che vale un gruppo, un’idea, un sentimento,
appunto la Roma. Perché come disse un santo tanto tempo fa, l’importante non è
chi segna, ma che vinca la Roma. Amen

Filiberto Marino