martedì, Luglio 01, 2025 Anno XXI


La prima leggenda di Roma, che ho sempre trovato molto suggestiva, forse al pari di quella di Romolo e Remo, è quella dei Dioscuri, Castore e Polluce e di come queste due figure siano entrate nel mondo romano.

La loro provenienza, infatti, è ellenica, ma sulla loro nascita ci sono voci discordanti.

La prima versione sulla provenienza dei due gemelli riporta la loro discendenza dal re Tindaro di Troia.

La seconda versione invece narra che Zeus innamorato di Leda (moglie di Tindaro),
assunse le sembianze di un cigno e accoppiandosi con Leda, generò due uova, dalla prima uscirono Clitennestra ed Elena, dalla seconda invece proprio i Dioscuri, Castore (conosciuto poi come grande allevatore di cavalli) e Polluce (noto per le sue doti da pugile).

Una terza versione, che compare in qualche libro di mitologia, medierebbe tra le due leggende, sostenendo che solo Elena e Polluce fossero immortali in quanto figli di Zeus, Castore in realtà era figlio di Tindaro, quindi mortale.

Proseguendo nella loro storia, saranno annoverati tra gli Argonauti, l’eroica spedizione alla ricerca del vello d’oro.

Ma come arriva il culto greco nella mitologia romana?

Dobbiamo arrivare al V secolo a.c., con esattezza al 499, quando i romani erano impegnati nella dura battaglia del lago Regillo.

Questa battaglia vedeva contrapposti i Romani e i Latini guidati dall’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, ormai cacciato e che tentava di riconquistare il trono.

Quando la battaglia sembrava destinare i Romani alla sconfitta, apparirono due misteriose figure, due cavalieri che con la loro abilità guerriera, guidarono i Romani alla vittoria, scongiurando il ritorno dell’odiato monarca.

Circa nella stessa ora, stando a quanto tramandano le fonti, i due cavalieri furono avvistati all’interno del Foro Romano, accanto alla sorgente denominata come Fonte di Giuturna, intenti a far abbeverare i propri cavalli.

I due gemelli, avendo attirato l’attenzione in quanto armati, (cosa proibita presso Roma all’interno della zona sacra), annunciarono l’appena avvenuta vittoria dei Romani contro i Latini di Tarquinio il Superbo, per poi sparire nel nulla, di fatto anticipando il soldato romano giunto poche ore dopo, che avrebbe dovuto comunicare la grande notizia della vittoria conquistata.

I romani che assistettero a questo annuncio, riconobbero nei due cavalieri la figura dei Dioscuri, a cui Albio Postumio Albino dedicò un tempio in loro onore, le cui statue furono trovate fatte a pezzi nel bacino della fonte di Giuturna, accanto alla casa delle Vestali.

La loro morte arrivò a seguito del rapimento delle spose dei loro stessi cugini (Ida e Linceo gemelli anch’essi), del quale si resero protagonisti e per il quale furono vittime di un’imboscata mortale.

Durante questo attacco, Castore fu ferito mortalmente e Polluce per poter stare ancora con il proprio fratello , chiese ed ottenne di vivere un giorno nell’Ade e un giorno sull’Olimpo.

Vengono associati alla costellazione dei Gemelli. La particolarità è che altri due gemelli (detti Aswin), molto simili ai Dioscuri nella descrizione appaiono nei libri sacri indiani (i Veda) e associati alla costellazione dei Gemelli anch’essi.

La loro provenienza ellenica ci viene fornita da una lamina di VI secolo, con una dedica ai due gemelli, in un linguaggio di stampo puramente greco, proveniente forse proprio dalla zona di Taranto, colonia spartana.

Ancora oggi a Roma, ci sono tracce del passaggio di questi esseri mitici, una loro statua possiamo trovarla in cima alla scalinata del Campidoglio, come a delimitare ancora la zona che fu luogo di un passato glorioso.