Categorie La MandraKata Ultimi arrivi CDR Scritto da Mandrake lunedì, 10 Settembre alle ore 10:50
Gli orrori giornalistici sono come certi comportamenti vigliacchi, non te li aspetti e soprattutto non si capisce il motivo per cui certa gente è pagata per scrivere. E’ ovvio che dietro alcuni articoli per così dire “vintage” c’è sempre una insolita regia che invita, per usare un eufemismo, il giornalista a costruire immagini utili alla causa del committente. E’ il caso di un tale Polli…(qualcosa) che ha etichettato Zeman un comunista. Siamo di fronte a un giornalista ultrajuventino, autore di libri dal titolo “Er go’ de Turone. Diari di uno juventino a Roma”, ospitato in un giornale che strizza l’occhio a Moggi. Abbiamo capito tutto!! Sempre tale giornalista in una intervista ha dichiarato che: “Moggi dovrebbe rivolgersi, con Giraudo, ad Amnesty International poiché è a tutti gli effetti un perseguitato”. Il suo motto è: “Io sono juventino perché essere della Juve significa essere la maggioranza, eppure distinguersi”. Questo è il personaggio che ha scritto che Zeman è un comunista. Da qui l’evocazione politica-berlusconiana va da se, ma ha del più ridicolo perché ci si riferisce a semplici allenatori di pallone. Fa specie il riferimento alla biografia di un allenatore che ha 21 anni lascia Praga per andare in Italia. Dov’è il paradosso? Quante persone al mondo sono emigrate, e quante ancora ne emigreranno? I motivi sono i più disperati, ma sono tutti validi e giudicare è, appunto, da vigliacchi. Andare a Palermo negli anni sessanta deve essere stato meraviglioso. Città viva, città cosmopolita, città che ha fame di calcio. Perché Zeman avrebbe ricorso alle medesimi “armi” con le quali il comunismo ha fatto le sue fortune (anche questa tesi è tutta da dimostrare). Ci si riferisce all’immodificabile 433? Lo accusano di essere un fideistico portatore di questo modulo tattico piegando a esso la realtà, come il comunismo che si nutre di idoli e profezie. Tutte sciocchezze. Perché l’ultrà moggiano non ha scritto cosa è venuto a fare Zeman in Italia? Perché non dice che a Palermo giocava lo zio, ?estmír Vycpálek, e che quest’ultimo avrebbe agli inizi degli anni 70 allenato proprio la Juventus???. No, queste notizie importanti non si danno. Zeman è un comunista e basta. Perché non dice che Zeman si è formato su campi polverosi e di estrema provincia italiana, a Cinisi, Carini, Misilmeri, Licata, mentre molti sopravvalutati allenatori ricoperti di oro se non hanno il green ben rasato non osano scendere in campo, ovattati dai loro presidenti paperon de paperoni, con laboratori, staff medici e attrezzatura da resort a 7 stelle. Ha scritto: “per Zeman, come per il comunismo, non sono mai le idee a doversi adattare alla realtà, è la realtà che deve piegarsi agli schemi dell’ideologia”. Ma come si fa a scrivere frasi così senza senso. E’ chiaro che ogni allenatore ha in testa tipologie di giocatori. Da questo punto di vista Zeman ha scoperto e lanciato tantissimi campioni non alterando affatto il loro talento. TOTTI ad esempio, Zeman non lo ha mai ingabbiato dentro a uno schema rigido. E guardando Inter-Roma si capisce come Polli(cino) ne ha dette de stronzate! Si sarebbero insinuati comportamenti del boemo che non avrebbero mai avuto riscontri reali. Secondo Polli(cino): “il calciatore che osi trasgredire il modulo va subito emarginato, affinché non contamini il corpo sano della squadra”.. ma come si fanno a scrivere certe boiate? Zeman ha sempre fatto le sue scelte “a monte”, è sempre stato chiaro con tutti, semmai si guardi il suo mentore parrucchinato e come ha trattato Krasic (accolto come il nuovo Nedved (altra scoperta zemaniana)). Zeman ha sempre avuto giocati giocatori di talento che con altri allenatori non sarebbero diventati ottimi giocatori. Altro che ideologie, quelle del boemo sono lezioni di pragmatismo. A dimostrazione, tra l’altro che l’individualità, per Zeman, è importante quanto la collettività. Ci sarà un motivo per cui nel mondo molti allenatori lo apprezzano e tanti giocatori lo ringraziano? E’ stato scritto anche che “come il comunismo, Zeman auspica l’avvento di un uomo nuovo, una forma evoluta di essere umano che non conosca tentazioni, cedimenti, slealtà”. E certo, secondo questa logica chi denuncia l’abuso di farmaci nello sport (a proposito, a Polli(cino) sfugge il fatto che Zeman si è laureato all’Isef proprio su una tesi sulla medicina dello sport) è un comunista. Il paragone con Togliatti e Berlinguer, poi, non può che essere un complimento per Zeman. Che Guevara è ancora un idolo di tanti popoli. Gli insuccessi di Zeman fanno parte del genere umano, i suoi successi pure. Diverso è invece l’atteggiamento di chi nella maglietta ha scritto: “l’importante è vincere a tutti i costi”, anche quando c’è di mezzo la salute degli atleti. Noi non siamo settari, o seguaci di Zeman, apprezziamo l’uomo, il tecnico, il suo saper insegnare calcio. Di questo ne siamo fieri. Lo si accusa di aver preso di mira la Juventus. No, è solo che quelle sue accuse erano fondate e ci anche un processo. Questo si dimentica sempre di dirlo. Alla fine “Libero” pubblica a nome de un tale Tempestini, di chiara fama milanista, una subdola difesa a del suo collega stupendosi del fatto “che è stato banalizzato e attaccato: sul nostro sito, nei bar, nelle radio romane e anche da altri quotidiani sono piovute critiche (ottuse).”. Certo, invece, lui non ha attaccato il mister, non lo ha banalizzato con la storia del comunismo. Incredibile! “Pollicelli ha smontato l’ideologia rossa in piccoli cubetti, e con abilità retorica ha applicato questi cubetti all’allenatore-Zeman”. Ma di quale finezza o stratagemma retorico parlano? Mi dispiace deludere il suo collega, ma si è trattato solo di un’accozzaglia di particolarità banali, di un volgare episodio volto a infangare un personaggio pubblico. E mentre il tifoso romanista Candreva ci spiega che “Fare gol al derby sarebbe fantastico. Ci penso spesso, aspetto quel giorno con trepidazione, pazienza siamo abituati a certi melodrammi, er piagnone napuletano ritiene: “”la Roma un grande collettivo”, un altro comunista secondo Polli(cino). Il CT della Juventus B ha spiegato che “Daniele ha giocato perché stava bene e poteva farlo”, salvo poi essere smentito dal campo ma soprattutto poteva risparmiarlo in vista della partita proprio della Roma con la Juve. Ma che c’è frega der CT, anche se a sentire Nicol, difensore del Liverpolerefefwcde (scusate me se impijata la tastiera) nella finale maledetta, ancora rosicamo:“Come ci preparammo? Siamo andati in Israele per tre o quattro giorni, ci siamo divertiti, abbiamo bevuto qualche birra e siamo stati in spiaggia. Mi sembra che tornammo a casa solo per un paio di giorni e poi andammo a Roma. Non pensavo che avrei giocato (era reduce da un infortunio, ndr), ma ero pronto”. Birra e spiaggia, li mortacci loro. All’attacco… Mandrake |
