mercoledì, Luglio 02, 2025 Anno XXI


da ilmessaggero.it

Finiscono le ferie di 2 mila operai al lavoro fino al 9 agosto, ma i cancelli restano chiusi. Rischiano il posto anche 3 mila dipendenti delle ditte sub appaltatrici

Metro C, la protesta degli operai sul cantiere del Celio (foto Zanini)Metro C, la protesta degli operai sul cantiere del Celio (foto Zanini)ROMA – L’incontro riservato e la nuova fumata nera. I cantieri della metro C, fermi dallo scorso 9 agosto, restano chiusi. Ma, tra Comune, Consorzio d’imprese e Roma Metropolitane ci sono prove di dialogo. A fare da «mediatore», l’assessore alla Mobilità Guido Improta, impegnato in una difficile missione: non sprecare i soldi dei cittadini, farsi garantire tempi certi per la realizzazione della linea, evitare la chiusura definitiva dei lavori che diventerebbe una nuova emergenza sociale.

 

 

Una manifestazione dei dipendenti Metro C in Campidoglio (foto Jpeg)Una manifestazione dei dipendenti Metro C in Campidoglio (foto Jpeg)

Alla metro C, infatti, a parte le ditte del consorzio (mandataria è Astaldi, Vianini, Ansaldo, Cmb di Carpi e Ccc), lavorano circa 200 aziende piccole e medie imprese sub appaltatricii. E, come sempre accade nella lotta fra i giganti, sono i più piccoli a farne le spese. Improta, così, ha riunito intorno al tavolo metro C e Roma Metropolitane, per cercare – come ha spiegato nel riservatissimo incontro – «di trovare una soluzione giuridica alla vicenda».

 

 

Due caschi da lavoro posati in un cantiere chiuso (Jpeg)Due caschi da lavoro posati in un cantiere chiuso (Jpeg)

L’assessore ha anche pregato i costruttori di «evitare toni polemici». E quelli di Metro C si sono lamentati che, secondo loro, era stato il sindaco «a fare la voce grossa». Di sicuro, la scadenza di due settimane, fissata il 9 agosto, sta per finire. Era il tempo nel quale, secondo la versione ufficiale, i «cantieri rimanevano chiusi per far fare le ferie agli operai». Un escamotage, visto che alle ditte era arrivato un messaggio chiaro: «Si chiude, fino a nuovi ordini».

 

Il termine scadrebbe venerdì 23 agosto, ma nessuno tornerà al lavoro. Secondo il Campidoglio, «si sta facendo di tutto per sbloccare la situazione entro fine mese». Il problema, spiega Luigi Napoli, dg di «Roma Metropolitane», «è di natura giuridica, la legittimità e la fondatezza dello schema di accordo con metro C». Transazione da 230 milioni, conclusa a fine 2012, condotta proprio da Roma Metropolitane, stazione appaltante e «strumento» dell’amministrazione. A cosa serve, ora, l’avallo del Comune? «Occorre l’approvazione dei soci finanziatori dell’opera», la risposta.

Metro C, stop ai lavoriMetro C, stop ai lavori    Metro C, stop ai lavori    Metro C, stop ai lavori    Metro C, stop ai lavori    Metro C, stop ai lavori

Nei giorni scorsi, era circolata un’ipotesi: che il Comune potesse pagare metà di quei 230 milioni per far intanto ripartire l’opera, e poi vedere il resto. Ipotesi smentita dall’assessorato alla Mobilità: «Si ragiona sulla cifra intera, se è giusto darla o no. Non pensiamo a pagamenti a tranche». Da Metro C non parlano: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere», dice il presidente Franco Cristini. Le piccole e medie imprese, intanto, sono sul piede di guerra.

«Il 2 settembre bloccheremo i Fori Imperiali coi nostri mezzi», dice Nicola Franco, del comitato imprese affidatarie di Metro C. Il rischio di crisi sociale è dietro l’angolo: «Finora le banche ci hanno anticipato il pagamento delle fatture. Ora hanno chiuso i rubinetti. Su 3 mila operai la metà è già in cassa integrazione, alcune aziende hanno avviato la messa in liquidazione». Nei cantieri chiusi della metro c’è una bomba ad orologeria che sta per esplodere.

dal corriere.it

Il sindaco:«Roma non è solo il centro. Bisogna arricchire il decoro anche fuori dalle Mura Aureliane»

ROMA – Un annuncio al giorno. Non solo i Fori, non solo il Tridente. Ignazio Marino vuole molto di più: «Pedonalizzare l’Appia Antica, realizzando il parco archeologico di cui si parla dal 1887. E fare un’isola pedonale in ogni quartiere, anche fuori le Mura Aureliane», perché «Roma non è solo il centro», dice a Radio Radio . Il sindaco apre il libro dei sogni: «Bisogna arricchire il decoro delle periferie. Servono aree per passeggiare, fare acquisti, prendere un gelato, chiacchierare». Progetto ambizioso, con una serie di problemi non semplici: i soldi per realizzare gli interventi, il nodo dei parcheggi, i vigili necessari a «sorvegliare» le isole pedonali. Ma le critiche dei commercianti, per i Fori e il Tridente? «È dimostrato scientificamente che ovunque si è pedonalizzato il commercio è aumentato. Se poi l’idea è di poter liberamente e abusivamente parcheggiare in doppia fila, allora certamente questo verrà limitato dalla pedonalizzazione».

 

Il sindaco rilancia anche sulle piste ciclabili: «L’assessore alla Mobilità Guido Improta se ne sta interessando». Nella Roma ideale di Marino, o si gira a piedi oppure si va in bici, perché «in bicicletta si fa prima che coi bus e fa meglio alla salute». Smog e rischio incidenti permettendo, s’intende. Marino precisa: «Servono ciclabili più sicure, percorsi dove le persone non mettano a rischio la loro incolumità». Degrado e sicurezza, da sempre, sono le piaghe delle ciclabili, dove ci sono. Su tutti, basta il ricordo dell’omicidio di Luigi Moriccioli (estate del 2007), ucciso a bastonate mentre andava in bici da due minorenni che gli volevano rubare l’ipod, portafogli e orologi. Il sindaco mette le mani avanti: «Non possiamo sollecitare o pretendere che più persone si spostino in bicicletta se non rendiamo le ciclabili sicure. Io stesso che mi muovo in bici posso assicurare che in gran parte della città è davvero impegnativo, se non a volte pericoloso».

Nella testa di Marino c’è un sistema ideale: bici, auto, pedoni ognuno col proprio spazio. Ma a Roma, in molti casi, le piste ciclabili viaggiano sui marciapiedi. Marino vorrebbe fare piazza pulita anche lì: «Se i marciapiedi sono utilizzati da persone con bambini o con carrozzelle, o da disabili, trovarsi una bici che corre velocemente non è positivo». E cita un esempio: «Nel quartiere Parioli, rinunciando ad alcuni parcheggi su strada, si potrebbero realizzare delle ciclabili e rendere più semplice la circolazione delle bici e proteggerebbe i pedoni da intrusioni sul marciapiede». Con buona pace degli automobilisti, che non saprebbero più dove lasciare la macchina. E i taxi? Secondo Marino «da Termini e dai nostri aeroporti sono scomparsi gli autisti illegali, grazie ai nostri controlli» mentre in centro «non ci sono più venditori abusivi». Una Roma perfetta, o quasi. Anche se le segnalazioni, su un fronte e sull’altro, continuano ad arrivare. Basta? Ancora no. «I furti dei nomadi sono un fenomeno circoscritto», sostiene Marino. Il sindaco «chiederà un incontro ai leader delle comunità rom: chi non vive nella legalità verrà allontanato».

Via della Polveriera. Il nome di una delle strade simbolo di Colle Oppio è perfetto per descrivere quello che gli abitanti dell’Esquilino pensano possa avvenire da qui a breve nei quartieri attorno al Colosseo: ingorghi, traffico in tilt, smog alle stelle. «Il quartiere esploderà – dicono – Basta aspettare settembre, quando molti romani torneranno dalle vacanze». Nel mirino di residenti e commercianti c’è la nuova viabilità disegnata dagli uffici comunali per la pedonalizzazione dei Fori. Una trappola, secondo chi vive in questa zona, in cui i controsensi superano di gran lunga i nuovi sensi unici in vigore da due settimane. «Rischiano di mandare in tilt tutta l’area intorno alla Domus Aurea – spiega Giacomo Battaglioni del comitato di quartiere Colle Oppio-Polveriera – Non bastasse tutto il traffico che questa sciagurata pedonalizzazione porterà nelle nostre strade, i nuovi cartelli installati dal Comune costringono gli automobilisti a fare giri lunghissimi e assolutamente irragionevoli». GRAN PREMIO ESQUILINO Dal comitato di zona di Colle Oppio l’hanno già ribattezzato “Gran premio dell’Esquilino”. La battuta nasce per descrivere il circuito lunghissimo che bisogna percorrere per riuscire ad approdare su via Nicola Salvi e quindi viaggiare in direzione Roma Sud. «Chi arriva su via della Polveriera e vuole andare verso Aventino, Trastevere o Eur – spiega ancora Battaglioni – deve per forza fare il giro largo passando dal Celio e da via Merulana. Una perdita di tempo che contribuisce all’intasamento dell’Esquilino». Una soluzione, secondo le associazioni dei residenti, ci sarebbe e non sarebbe neanche difficile da realizzare: «Se permettessero di passare sui primi trenta metri di via del Fagutale potremmo arrivare tranquillamente su via Salvi e andare verso Roma Sud. Si tratta di cambiare due segnali. Ma nessuno ci ascolta». A sentire i residenti l’Agenzia per la mobilità avrebbe avallato la modifica, salvo poi ricredersi dopo lo stop imposto dagli esperti della polizia municipale. VIA SAN MARTINO Sulle barricate anche i residenti di via San Martino ai Monti, strada che dopo l’intervento degli operai è diventata l’unico sbocco per chi viene da San Giovanni e vuole andare verso via Cavour. «È l’ennesima contraddizione di via Merulana – denuncia Stefano Tozzi, uno dei responsabili del comitato referendario anti pedonalizzazione ‘Trappola per Fori’ – Al semaforo di largo Brancaccio chi vien da San Giovanni non può girare a sinistra su via Lanza per andare verso via Cavour, ma è obbligato a passare su via San Martino. È una strada strettissima, dove peraltro ogni sei mesi ci sono problemi all’impianto fognario e gli operai devono intervenire sulla strada». Anche in questo caso, sostengono i residenti, l’Agenzia per la mobilita in un primo momento avrebbe dato un parere positivo alle modifiche richieste dei cittadini. “Ma poi è rimasto tutto come prima. E a settembre ne pagheremo le conseguenze”.