da Corriere dello Sport – romagiallorossa.com
Il tempo è scaduto, diamoci una mossa. Secondo il Corriere dello Sport, sono queste le parole di Paolo Fiorentino, numero due di Unicredit creditore di circa 280 milioni di euro nei confronti di Italpetroli, controllante della Roma calcio. Ieri in Unicredit sono state in visita le tre sorelle Sensi, Rosella, Maria Cristina e Silvia, accompagnate dall’avvocato Gianroberto De Giovanni, il legale del gruppo. Il dottor Fiorentino ha spiegato come il pano di rientro dal debito non stia funzionando e che, quindi, c’è bisogno di un’inversione di tendenza e di un segnale. Fiorentino ha anche fatto presente come, in un momento di congiuntura economica mondiale negativo come questo, gli altri asset, in particolare gli immobili, terreni compresi, abbiano oggi un prezzo sottostimato e quindi non vendibili al loro reale valore. Allora, meglio mettere in vendita la Roma. Ma Fiorentino avrebbe anche aggiunto che non tutti gli acquirenti gli starebbero bene e in particolare convincerebbe poco il gruppo capeggiato da Vinicio Fioranelli, considerato non solido. Unicredit preferirebbe un altro acquirente. Chi? Il fondo libico riconducibile a Gheddafi, Roger Tamraz (Tamoil), o l’imprenditore romano Francesco Angelini.
da ilmessaggero.it
Ultimatum di Unicredit alle Sensi:
«Dovete vendere la Roma»
Entro dieci giorni una banca d’affari dovrà gestire l’operazione
Svolta nel tormentone della Roma calcio. Unicredit lancia un ultimatum a Rosella Sensi: entro una decina di giorni deve affidare a una banca d’affari da lei scelta a condizione che sia di primario standing internazionale, un mandato a vendere il club giallorosso. E se La famiglia romana farà resistenza e quindi attraverso la cessione del club giallorosso non dovesse restituire i circa 300 milioni fra capitale e interessi, Unicredit potrebbe rivolgersi al tribunale di Roma chiedendo un’azione esecutiva, tipo il pignoramento sul 51% dei Sensi nella Italpetroli.
Il colpo di scena, secondo quanto risulta a Il Messaggero, si sarebbe consumato ieri mattina in via Specchi a Roma, dove ha sede Unicredit, azionista di minoranza col 49% del gruppo dei Sensi, nonchè principale creditore. Attorno al tavolo a fare gli onori di casa il deputy ceo Paolo Fiorentino, per la cronaca un napoletano tifoso della Roma accompagnato dal legale Roberto Cappelli dello studio Grimaldi e associati, Rosella Sensi, la sorella Maria Cristina e il loro avvocato Gianroberto De Giovanni dello studio Lovells.
Con toni cordiali ma risoluti, il banchiere che ha in mano la gestione del dossier-Italpetroli avrebbe scoperto le carte. L’istituto di credito non sarebbe più disposto ad aspettare i tempi lunghi e indefiniti dei Sensi per pagare i debiti, considerato tra l’altro che fra le parti è stato stipulato a luglio 2008 un piano di rimborso. Piano che prevedeva il pagamento di una rata di circa 150 milioni entro la metà dello scorso dicembre. E pare senza preavvertire la banca, Italpetroli non avrebbe onorato la scadenza.
L’accordo Unicredit-Sensi sarebbe molto articolato e per il primo periodo non prevedeva un coinvolgimento troppo stringente di piazza Cordusio. Ne è prova il fatto che l’accordo di luglio è la rinegoziazione di un precedente piano di ristrutturazione che assegnava a Unicredit la facoltà di esercitare un’opzione call, cioè di acquisto, su un altro 2% della Italpetroli in modo da salire al 51% e quindi al controllo. Ma in sede di revisione degli accordi la scorsa estate, la banca ha accettato di rinunciare a questo ”paracadute”, nè si è fatto dare in garanzia, come normalmente avviene nelle ristrutturazioni debitorie, il pegno sul 51% del gruppo.
Gli accordi prevedevano che in caso di inadempimento i Sensi avrebbero dovuto incaricare una banca d’affari per procedere alla cessione di asset, la cui individuazione spettava al loro insindacabile giudizio. Così la Lazard ha avuto l’incarico di vendere gli immobili e/o le proprietà petrolifere. Ma in considerazione della crisi dei mercati che ha alterato i valori delle transazioni, il programma di dismissione finora non si è concretizzato. L’accordo che inizialmente lasciava spazi di manovra ai Sensi, contempla però anche delle ”garanzie” per Unicredit, cioè dei poteri da esercitare visto che il debitore è in mora.
Secondo l’istituto, Italpetroli ha violato gli impegni e l’azione di forza di oggi si giustifica perchè l’andamento deludente della squadra di Totti – è sesta in classifica a una giornata dal termine – rischia di depauperarne il suo valore e quindi le possibilità di ricavare una somma adeguata. In questo contesto sarebbe nato l’ultimatum posto in maniera risoluta da Fiorentino alla Sensi di scegliere una banca d’affari e al massimo entro una decina di giorni incaricarla di avviare la cessione della Roma calcio. Il senso dell’iniziativa di Unicredit sarebbe quello di attivare finalmente un processo di vendita organizzato e quindi trasparente.
La banca sarebbe indispettita dall’atteggiamento della famiglia ufficializzato ai primi di maggio: «Siamo un modello di gestione e uniti nel continuare» ha dichiarato il presidente del club giallorosso, lasciando intendere di non volerne sapere di passare la mano. E anche la stessa gestione delle trattative con Vinicio Fioranelli, a parte le incertezze sulle intenzioni dell’agente Fifa, hanno rivelato la scarsa volontà di andare avanti. Volontà resa palese dalla procedura seguita finora di seguire il canale di trattative private senza far ricorso a una primaria banca d’affari come si addice per una società quotata. Nel corso del colloquio, Fiorentino e Cappelli avrebbero ricordato alle Sensi e al loro legale che si verificate le condizioni di inadempienza che autorizzano Unicredit a far scattare la tutela del proprio credito.
Le Sensi si sarebbero riservate di accettare l’ultimatum della banca: sono consapevoli però a che cosa vanno incontro: piazza Cordusio se non verrà incaricata la merchant bank internazionale, si dovrebbe rivolgere al tribunale per chiedere il pignoramento del 51% della Italpetroli in mano alla famiglia. Questo significa che il giudice nominerebbe un curatore che assume la gestione del gruppo e procede alle vendite. In primis il club giallorosso.
Rosario Dimito
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