sabato, Aprile 27, 2024 Anno XXI


Via della Polveriera. Il nome di una delle strade simbolo di Colle Oppio è perfetto per descrivere quello che gli abitanti dell’Esquilino pensano possa avvenire da qui a breve nei quartieri attorno al Colosseo: ingorghi, traffico in tilt, smog alle stelle. «Il quartiere esploderà – dicono – Basta aspettare settembre, quando molti romani torneranno dalle vacanze». Nel mirino di residenti e commercianti c’è la nuova viabilità disegnata dagli uffici comunali per la pedonalizzazione dei Fori. Una trappola, secondo chi vive in questa zona, in cui i controsensi superano di gran lunga i nuovi sensi unici in vigore da due settimane. «Rischiano di mandare in tilt tutta l’area intorno alla Domus Aurea – spiega Giacomo Battaglioni del comitato di quartiere Colle Oppio-Polveriera – Non bastasse tutto il traffico che questa sciagurata pedonalizzazione porterà nelle nostre strade, i nuovi cartelli installati dal Comune costringono gli automobilisti a fare giri lunghissimi e assolutamente irragionevoli». GRAN PREMIO ESQUILINO Dal comitato di zona di Colle Oppio l’hanno già ribattezzato “Gran premio dell’Esquilino”. La battuta nasce per descrivere il circuito lunghissimo che bisogna percorrere per riuscire ad approdare su via Nicola Salvi e quindi viaggiare in direzione Roma Sud. «Chi arriva su via della Polveriera e vuole andare verso Aventino, Trastevere o Eur – spiega ancora Battaglioni – deve per forza fare il giro largo passando dal Celio e da via Merulana. Una perdita di tempo che contribuisce all’intasamento dell’Esquilino». Una soluzione, secondo le associazioni dei residenti, ci sarebbe e non sarebbe neanche difficile da realizzare: «Se permettessero di passare sui primi trenta metri di via del Fagutale potremmo arrivare tranquillamente su via Salvi e andare verso Roma Sud. Si tratta di cambiare due segnali. Ma nessuno ci ascolta». A sentire i residenti l’Agenzia per la mobilità avrebbe avallato la modifica, salvo poi ricredersi dopo lo stop imposto dagli esperti della polizia municipale. VIA SAN MARTINO Sulle barricate anche i residenti di via San Martino ai Monti, strada che dopo l’intervento degli operai è diventata l’unico sbocco per chi viene da San Giovanni e vuole andare verso via Cavour. «È l’ennesima contraddizione di via Merulana – denuncia Stefano Tozzi, uno dei responsabili del comitato referendario anti pedonalizzazione ‘Trappola per Fori’ – Al semaforo di largo Brancaccio chi vien da San Giovanni non può girare a sinistra su via Lanza per andare verso via Cavour, ma è obbligato a passare su via San Martino. È una strada strettissima, dove peraltro ogni sei mesi ci sono problemi all’impianto fognario e gli operai devono intervenire sulla strada». Anche in questo caso, sostengono i residenti, l’Agenzia per la mobilita in un primo momento avrebbe dato un parere positivo alle modifiche richieste dei cittadini. “Ma poi è rimasto tutto come prima. E a settembre ne pagheremo le conseguenze”.

da ilmessaggero.it

Più della metà dei romani non sa fare la differenziata. Marino: «Per la capitale servono tante cure»

ROMA – Cos’è Roma oggi? Una città molto meno vecchia di quello che si crede, eppure debole, piegata dagli effetti della crisi economica. Una crisi capace di spingere due ragazzi su tre a scegliere di andar via per costruirsi un futuro altrove. E se tempo fa il prodotto interno lordo della capitale, pari a ben cinque miliardi di euro l’anno, rappresentava all’incirca quello dell’intera Ungheria, oggi pur aumentando i residenti, il tasso di disoccupazione si è raddoppiato rispetto al 2008, passando dal 27,6% al 40,1%.

Il lavoro non c’è. E per la maggior parte dei romani – circa l’81% – il segno più evidente del tracollo economico di Roma è dato proprio dalla continua chiusura di negozi e attività commerciali cui, per riflesso, si aggiunto un evidente peggioramento della manutenzione e della pulizia di luoghi pubblici, oltre alla diminuzione dei servizi.

Sono questi alcuni dei dati più preoccupanti, raccolti dal Censis nella ricerca “Un’agenda urbana per Roma” e concentrata sulla domanda di riorganizzazione della città. Presentata al tempio di Adriano, la ricerca è il primo passo che la nuova associazione Alleanza piccole e medie imprese 97,6% – cui aderiscono le principali associazioni di categoria, dalla Confcommercio alla Confesercenti, passando per la Federlazio e Cna Roma – ha voluto realizzare e presentare al sindaco, Ignazio Marino, con l’obiettivo di esporre chiaramente le principali criticità, mostrandosi disponibile a cercare insieme una soluzione per rimettere in piede l’economia romana.

«Non siamo certo qui a caccia di poltrone», ha detto Maurizio Flammini, portavoce di Alleanza Pmi 97,6%. «Vogliamo solo ascolto». E certo, quello che bisogna ascoltare non è una lieta notizia. Perché il rapporto del Censis prosegue e dimostra come di lavoro da fare, insieme con il Comune o ognuno per conto suo, ce n’è molto. A partire dallo snellimento della burocrazia, dall’accelerazione dei tempi della pubblica amministrazione, dalla riorganizzazione delle risorse gestionali pubbliche perché, per il 58% dei romani intervistati, i limiti della città sono proprio questi. E se ormai l’Ama da mesi è intenta a promuovere un corretto utilizzo della raccolta differenziata, il 41% dei cittadini non sa, perché non ha mai ricevuto informazioni adeguate, da dove iniziare. Si dovrebbe riformulare la missione della Fiera di Roma, una struttura costata svariati milioni di euro, e oggi pressoché inutilizzata. Bisognerebbe creare una vera industria culturale, che agglomeri i tanti soggetti dediti alla diffusione delle arti non solo per un arricchimento collettivo, ma per smuovere una troppo paludosa voce di crescita economica e turistica.

Da parte sua il sindaco Marino, concorda sulla gravità dei dati esposti dal Censis. «Da Roma non si deve scappare, il nostro obiettivo – prosegue – è quello di combattere l’incuria, cambiare un atteggiamento mentale che ha guidato la città per troppo tempo». «Bisogna risanare le piccole e medie imprese che hanno sempre rappresentato il vero tessuto economico della città».

Per ora promette un lavoro continuo e serrato con tutta la sua giunta e ringrazia l’Associazione Pmi 97,6% per aver evidenziato «Con chiarezza le principali criticità di Roma». «Intendiamo bloccare l’apertura di nuovi centri commerciali e dare il via, invece, alla Casa dell’artigianato, una struttura che sarà il centro di tante piccole attività artistiche e imprenditoriali». Un luogo dove far nascere la Casa dell’artigianato, però, ancora non c’è. Forse il sindaco deciderà di usare le caserme dismesse di via Guido Reni.

E sul capitolo rifiuti promette di trovare entro il 31 luglio un sito per il dopo Malagrotta. «Per la prima volta stiamo valutando con criteri scientifici – afferma Marino – varie opzioni basandoci su due parametri: la struttura idrogeologica dei siti e gli eventuali rischi per la salute dei cittadini». Di sicuro quello che c’è oggi in agenda è la pedonalizzazione dei Fori Imperiali. «Una partita importante per la capitale che tutto il mondo aspetta e non sarà certo un problema di semafori e sensi unici a stopparla».

Per quanto riguarda, invece, l’innalzamento a 1.50 euro per la sosta di auto sulle strisce blu, il sindaco per il momento non conferma, anche se, dall’assessorato alla mobilità fanno sapere che l’innalzamento comunque sarà varato.

 

ROMA – Immaginate le regale City Hall, con il sindaco Boris Johnson che fa fatica a entrare negli uffici della sede del London Mayor perché spintonato da venditori ambulanti di ricordini del Royal baby. Fate poi un salto (rigorosamente virtuale, usate Street View) nella Place de l’Hôtel de Ville di Parigi: la visione di un Bertrand Delanoë assediato da improvvisati commercianti di bandierine da tifo per il Tour de France potrebbe apparire solo nei vostri sogni.

Adesso, invece, fate un salto (realissimo) in piazza del Campidoglio, entrate nella dimensione del «qui e ora» e recatevi (magari in bicicletta, ma attenzione alle buche e alle non-piste ciclabili) nel centro di Roma, sulle scalinate d’accesso della sede dell’amministrazione di Roma caput mundi.

Non è un sogno, forse più che altro un incubo lo sciame insistente di venditori ambulanti abusivi che assediano i turisti (e perché no, anche i romani che vanno a lavoro). Il ronzio sussurrato che spesso si fa urlo di chi vuol vendere a tutti i costi cianfrusaglie e bottigliette d’acqua. Lo spirito imprenditoriale di chi sistema lunghe bancarelle alle pendici del più piccolo Colle di Roma, ma del più importante, considerando che è sede dell’amministrazione del governo della città: dove si votano ordinanze, leggi e decreti per rendere più vivibile la città.

L’ordine del giorno di questa mattina (non quello deciso dai politici, ma quello scritto con gli sguardi da turisti e romani) era: “Possibili che alle pendici del Campidoglio, nel cuore della legalità della città, ci siano decine di venditori ambulanti e abusivi che sfidano senza fatica la scalinata e vendono di tutto? Possibile che nessuno faccia caso a quell’uomo che prima è passato in un supermercato, poi si è piazzato sulla scalinata e imbracciando spavaldo una vistosa confezione di bottigliette di acqua vendute al triplo del prezzo originario?”. Il venditore sale e scende le scale del Campidoglio, vende l’acqua, ogni tanto beve un sorso perché il sole brucia, fa affari ed è tranquillo.

E i vigili dove sono? In strada, certo, come ha richiesto l’amministrazione capitolina, ma all’ombra: una coppia di agenti si ripara dal sole, osserva mentre l’ambulante abusivo continua a vendere. E non è l’unico. Ci sono gli imprenditori dell’abusivismo che installano veloci bancarelle dove vendere occhiali, quelli che provengono da magazzini clandestini che smerciano articoli contraffatti e pericolosi, perché non rispettano la normativa dell’Unione Europea.

Ci sono ivenditori ambusivi, ma anche mendicanti. Come quella vecchina vestita di nero che stende una mano in attesa di uno sguardo di civiltà mentre il sole assedia l’anziana che si trasfroma in un fagottino scuro.

Anche l’Altare della Patria non si salva. C’è un piccolo esercito, una truppa di ambulanti che spezza la scenografia offerta da quella che i romani chiamano “macchina da scrivere”. Gli ambulanti e abusivi sono schierati proprio sul marciapiede che dà su piazza Venezia: ombrellini, cappellini, il mercatino resta aperto.

da ilmessaggero.it

Colpite le famiglie Fasciani, Triassi e D’Agati

ROMA – Maxi-operazione contro il crimine a Roma che viene definita dalla polizia “una delle più rilevanti” compiute sul territorio nazionale. Cinquantuno gli arresti in un blitz scattato nella notte e all’alba che ha visto impegnati circa 500 tra uomini e donne della polizia di Stato. In campo anche i reparti speciali, un elicottero, le unità cinofile e le pattuglie della polizia marittima.

Nella maxi-operazione della polizia nella capitale sono stati individuati esponenti considerati dagli investigatori i sancta sanctorum del crimine romano e siciliano. Colpiti i clan Fasciani, Triassi e D’Agati, che da anni si sono spartiti il malaffare soprattutto sul litorale.

La lunga indagine condotta dalla Squadra Mobile di Roma ha consentito di fornire elementi alla Procura della Repubblica, per contestare e individuare l’esistenza di un’associazione di stampo mafioso nella Capitale. Il lavoro svolto dagli agenti ha permesso di seguire tutti i passaggi criminali dei vari affari delle organizzazioni: dall’ingresso di un nuovo appartenente agli accordi tra i capi per la spartizione del territorio, alle riunioni per dirimere le controversie sorte nella gestione del territorio. Ma anche la pianificazione di omicidi o tentati omicidi necessari per garantire e ripristinare la supremazia su qualsiasi attivita’.