Oggi è un giorno triste perché stamattina ci ha lasciati il nostro fratello Pietro/Pelè/O’REY.
Quando il destino decide di essere inclemente, ci riesce alla grande. Non è stato benevolo con il nostro fratello al quale non ha risparmiato nulla fin dalla più tenera età. Guai, però, a dirglielo o farglielo capire: primo non voleva essere compatito, secondo diceva sempre “C’è chi sta peggio di me”!
La mia amicizia con lui è nata grazie alla Roma e si è andata pian piano consolidando. Spesso diceva che la canzone di Venditti faceva proprio al caso nostro e di tutti gli amici del MURO: “Dimmi cos’è, che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo dimmi cos’è, che ci fa sentire uniti anche se siamo lontani.” ed era vero, noi ci conoscevamo senza mai esserci visti.
So che una volta venne a Roma e conobbe Luca, Maurizio, Giggi e non so chi altro, io non ebbi questa fortuna perché, allora, ancora non conoscevo l’esistenza di CoredeRoma!
Come dicevo, il suo cuore è sempre stato capriccioso e già, tempo fa, ci fece preoccupare anzi, a dirla tutta, fu proprio dato per morto. La dottoressa si avvicinò a lui che, di botto, aprì gli occhi esclamando: “Non è ancora tempo di morire” lasciando tutti senza parole! Malgrado le batoste, ha sempre avuto una tempra d’acciaio, un carattere forte da vero guerriero. In quell’occasione volle che mi chiamassero perché con un filo di voce volle salutarmi e ringraziarmi per l’interessamento. Questo vi fa capire il tipo di persona.
Pietro aveva due squadre del cuore: la Roma e la squadra dell’hockey. Aveva degli amici che, quando stava bene, lo portavano a vedere le partite e lui impazziva dalla gioia.
Era una vita che aspettava un cuore nuovo e mi diceva: “Non vedo l’ora, appena mi fanno il trapianto vengo a Roma per conoscervi tutti di persona ed andare allo stadio”!
Oltre alle due squadre del cuore, aveva una passione per Totti e Federer, le sue leggende.
Pietro caro, quanti sogni infranti. Ci rimane il ricordo di una persona buona e altruista e soprattutto battagliera finché ha potuto, finché quel suo cuore generoso ha deciso che era arrivato il momento di dire basta.
Quella volta, quando stava proprio male, mi disse che aveva un desiderio: nella bara voleva le sciarpe delle sue due squadre del cuore.
Me ne sono ricordata e l’ho scritto alla sorella la quale mi ha risposto che lo farà volentieri.
Ah, un’ultima cosa: lui con tutti i tubi, tubicini, apparecchiature e quant’altro gli serviva per poter respirare, mi faceva scrivere dalla sorella per sapere come stavo…ma de che stamo a parlà!!!