lunedì, Luglio 07, 2025 Anno XXI


Giorgio s’alzò dal divano scuotendo la testa. Anche quella sera la televisione non offriva molto, colpa delle feste e del diluvio di repliche che le emittenti televisive si sentivano in diritto di trasmettere tra Natale e la Befana. La cosa gli solleticò un ricordo giovanile di televisione in bianco e nero e allora, seppure lievemente appesantito dalla cena, una di quelle cene di avanzi anch’essi post-natalizi che si rivelano insospettabilmente più sostanziose del previsto, si diresse verso la sua postazione al pc, convinto di cavarne qualcosa. Con sua sorpresa, però, il pc era occupato da sua moglie Marisa che borbottava allegramente davanti al video, solitamente, per lei, un corpo estraneo. Giorgio si avvicinò alla moglie con fare circospetto e scoprì che lei era intenta, ma intenta sembrò a Giorgio riduttivo e forse il termine rapita sarebbe stato più appropriato, a digitare nomi, confrontare date e visi nel variegato mondo di Facebook, o meglio, macheronicamente, Feisbuc, l’intrattenimento del nuovo millennio. “Non credevo – disse all’improvviso Marisa avvertendo la presenza di Giorgio alle sue spalle – di poter rintracciare tutte le mie compagne di classe del liceo e….“. Marisa non finì la frase convinta che Giorgio ne avrebbe apprezzato i reconditi sottintesi. Giorgio, al contrario, fu terrificato all’idea di potersi imbattere di nuovo in uno dei suoi compagni di scuola. E la prospettiva di essere apostrofato con una delle battute dell’omonimo film di Carlo Verdone, del tipo: «Tu c’hai avuto ‘n crollo… d’ottavo grado della scala Mercalli però!» non lo attraeva affatto. Certo avrebbe potuto approfittarne per ricostruirsi una storia personale più attraente di quella, in fondo comune a tanti, vissuta dopo il liceo. E invece di scrivere che nel frattempo si era impiegato, si era sposato, aveva avuto due figli ormai adolescenti, avrebbe potuto inventarsi avventure strabilianti nei cinque continenti magari alterando un po’ con photoshop qualcuna delle centinaia foto al mare, tutte più o meno uguali, fatte nelle vacanze estive. Cambiando lo sfondo e mettendo tra le sue mani un barracuda invece della comunissima spigola acquistata a San Benedetto del Tronto. Ma lui non era il tipo da fare cose simili. E poi la sua vita era stata comunque avventurosa anche se le sue avventure si erano consumate per lo più sugli spalti dell’Olimpico o in concitate trasferte. Ma che ne sapevano quelli di Feisbuc, adolescenti o tiratissimi quarantenni, dei suoi patemi d’animo per un turno di Coppa Italia o per un rigore di De Rossi a San Siro? Come avrebbe potuto trasmettere con una foto la gioia di un derby vinto 4 a 1? La sua vita vera, le sue avventure, preferiva concentrarle nei suoi racconti, a metà tra il sogno e la realtà, che mischiavano ricordi, sensazioni, odori e persino il freddo e l’umido delle sere invernali o il caldo soffocante di chi è stato per ore sugli spalti di un 17 giugno eppure si sente fresco come una rosa. Tutte queste cose passarono per la mente di Giorgio in un attimo, dando a Marisa l’impressione che il suo silenzio fosse di ammirata approvazione. E il solo fatto di essere riuscita ad ammutolire il marito diede a Marisa un tale compiacimento da indurla a concentrarsi con ancor maggior lena nella sua ricerca. Giorgio intuì che non sarebbe stato opportuno distrarre la moglie e, cercando di mantenere il tono della voce il più neutro possibile, le disse che visto che lei era intenta al pc e, mentendo a fin di bene, che delle sue compagne di classe lui non ricordava il viso di nessuna, tornava davanti alla televisione. Così dopo qualche attimo Giorgio se ne stava sprofondato nel divano maledicendo la sosta del campionato italiano e guardando distrattamente Tottenham-Wigan visto che non c’era di meglio. Poi, quando fu certo che la moglie si fosse allontanata definitivamente dal PC si mise alla tastiera e si collegò a Facebook, che per lui era sempre Feisbuc, deciso ad iscriversi. Sul suo profilo scrisse solo: “Giorgio romano e romanista. Curva Sud. Da sempre”. Chi avrebbe voluto capire, avrebbe capito. In fondo, in quelle parole, c’era tutta la sua Storia, quella più vera.

Un anno è andato via della mia vita, già vedo danzar l’altro che passerà.
Cantare il tempo andato sarà il mio tema
perché negli anni uguale sempre è il problema:
e dirò sempre le stesse cose viste sotto mille angoli diversi,
cercherò i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni, i visi che si sono persi,
canterò soltanto il tempo