Categorie Articoli by Gens Romana Scritto da r. cdr lunedì, 26 Novembre alle ore 11:38
Ognuno ha i simboli che si merita.Il nostro è la lupa capitolina. Una lupa che allatta, lo sguardo fiero, i denti digrignanti. Che allatta in piedi, pronta a ghermire, trasmettendo insieme fierezza e nutrimento. E sotto di lei i gemelli che a guardar bene fanno da soli. Uno è addirittura in piedi, il ginocchio sinistro appena flesso, le mani a coppa. Si cresceva in fretta allora, evidentemente. Dicono gli storici che sia tutto falso, falsa la leggenda dei gemelli adottati dalla lupa e falsa la lupa bronzea inventata nel medioevo. Corrado Augias sostiene addirittura che lupa fosse il nomignolo di una prostituta, con tutto quello che ne consegue per la nobil stirpe dei figli della lupa. Però intanto la nostra amata città di Roma che mai smette e mai smetterà di stupirci, ci regala la scoperta del lupercale, cioè della grotta mitologica nella quale si narra sia avvenuto il leggendario allattamento e ci conferma che su quel luogo, sacro da tempo immemore, Ottaviano Augusto ha posto le fondamenta della sua casa, a scanso d’equivoci sulla sua genealogia. Quanto sia stato tramandato di quelle leggendarie origini alla stirpe romana e al popolo romanista non è dato di sapere. Però se a Roma il lupo è un animale ostile solo per i laziali e se l’epiteto fijo de ‘na mignotta non è solo un insulto, ma può diventare addirittura un complimento una ragione ci sarà pure. La Roma è andata a Marassi mezza acciaccata con una lunga lista di assenze eccellenti, da Totti a Taddei, da Perrotta a Mexes, per tacere del “solito” infortunato Aquilani e ha giocato una partita gagliarda e tosta contro un signor Genoa aggressivo e veloce. Al cospetto di una tifoseria avversaria appassionata, ma leale. Leale al punto tale da accettare nella Fossa dei Grifoni i nostri tifosi in un reciproco riconoscimento di valori comuni. La partita è stata brutta come sanno essere le partite che si giocano di sciabola e non di fioretto su di un campo pesante. Un palo ha salvato la Roma a metà ripresa, una traversa su deviazione del portiere ha strozzato l’urlo di Vucinic e l’incontro scorreva verso un rassegnato zero a zero. Poi è arrivato lui, Panucci, il savonese dalle mille vite calcistiche che con la fascia di capitano della Roma l’ha messa dentro al 90° come ormai sembra abituato a fare. E con quel gol la Roma ha portato a casa la posta piena, forse in modo non cristallino perché l’estetica e il bel gioco in campo non erano mai entrati. Mi piace pensare che in tutto questo c’entrino la lupa e il lupercale, e magari pure il lupanare… Mi piace pensare che la Roma sia anche questa. Fija de ‘na lupa e fija de ‘na mignotta… Pronta a magnattese e a fregatte a casa tua. Magara ce pijasse gusto. Marforio |
