lunedì, Aprile 29, 2024 Anno XXI


Quando ci lascia una persona cara, spesso ci ritroviamo a ripensare agli anni passati e riflettiamo su quello che è stato il corso degli eventi, traendone insegnamenti e spiegazioni per situazioni che viviamo.

Per quelli della mia generazione la morte di Nils Liedholm è momento di grande commozione e rimpianto, ma anche di necessaria riflessione.

Fu costruita pezzo per pezzo quella Roma dall’Ingegner Dino Viola su suggerimenti specifici del Barone. Nel 79/80 arrivarono tra gli altri Carlo Ancelotti, Romeo Benetti e “Ramon” Turone. Fu l’anno del doppio libero e della prima zona con Turone e Santarini coppia centrale. Fu l’estate 1980 a portare nella Capitale uno dei più grandi giocatori di ogni tempo: Paulo Roberto Falcao e fu subito Roma da scudetto.

L’episodio che tutti ricordano di quell’anno fu il famoso “gol di Turone”, ma prima di quella partita ce n’erano state altre 27 ed erano successe molte cose non tutte lecite. A noi però interessa un parallelo con la realtà attuale della Roma di Spalletti e con i suoi tanti risultati sprecati in questo avvio di stagione.

In quella stagione 80/81 la Roma, che arrivò seconda a soli due punti dalla Juventus, molto spesso si bloccò in partite sulla carta non difficili. All’epoca la Serie A era a 16 squadre e si viaggiava a 2 punti per ogni vittoria. In casa la Roma vinse soltanto 8 partite su 15 e se i pareggi contro Juventus Napoli e Fiorentina, rispettivamente prima, terza e quinta in quel campionato, erano risultati che ci potevano stare, non altrettanto possiamo dire di altre gare molto più abbordabili e che, invece, rappresentarono altrettanti incidenti di percorso che non ci permisero di arrivare con due anni di anticipo allo scudetto.

Quell’anno battemmo in casa l’Ascoli il 21/12/80 e rivincemmo all’Olimpico soltanto il 15/3/81, quando un gol di Pruzzo in rovesciata a 5 minuti dalla fine condannò l’Inter.

Ricordo alcune partite di quell’anno in modo molto nitido: Perugia-Roma 1-1, con Roma in vantaggio dopo 5 minuti con Scarnecchia in tuffo di testa. In uno stadio per tre quarti romanista, sprecammo almeno 5-6 occasioni per il 2-0 e fummo puniti al 90° da Di Gennaro che sfruttò un liscio clamoroso di Maggiora, subentrato a Conti un minuto prima.

Roma – Como 1-1 con rete di Lombardi da 30 metri e pareggio di Pruzzo. Praticamente un tiro a segno, ma non ci fu nulla da fare. Perugia e Como retrocessero in Serie B.

Quell’anno cedemmo un punto anche al Catanzaro che si salvò grazie ad un portiere paratutto, Zaninelli, che quel giorno disputò la miglior partita della sua carriera.

Neanche il primo e splendido gol di Falcao, al volo contro il Bologna sotto la Curva Nord in un freddo e piovoso pomeriggio di febbraio, servì a darci la vittoria. Pareggiò poco dopo Beppe Dossena e un altro punto se ne andò.

Così come un tiro di Daniel Bertoni, grande giocatore argentino, da 30 metri ci costò il pareggio in casa contro la Fiorentina.

E che dire di Roma-Avellino quando al gol di Agostino rispose Massa e un altro punto evaporò. L’Avellino era all’epoca fornitore ufficiale di giocatori alla Juventus e insieme ai giocatori, Tacconi, Favero, Limido, Vignola ed altri ancora, era solito lasciare sempre i 4 punti alla Signora…..

Quanti punti buttati quell’anno, sarebbe bastata un po’ più di cattiveria, si diceva all’epoca e non ci avrebbe tolto il Tricolore nessuno, né Bergamo, né Terpin, né tutti i signori vestiti di nero che contribuirono in modo molto pesante a quello scudetto juventino.

Addirittura peggio quello che successe l’anno dopo lo scudetto.

Nella stagione 83/84 la Roma era chiaramente la più forte del campionato. Il centrocampo era formato da Ancelotti, Falcao, Cerezo, Di Bartolomei e Bruno Conti. Difficile trovare di meglio.

Pareggiammo in casa con l’Ascoli, rischiando di perdere, e con l’arbitro che non concesse un clamoroso rigore ai marchigiani al 90° per fallo di Tancredi su Juary.

Poi perdemmo punti in casa con la Sampdoria, che pareggiò il gol di Pruzzo con Roberto Mancini.

Infine completammo la frittata pareggiando due gare nelle quali eravamo in vantaggio 0-2. ad Avellino, dove Diaz e Tagliaferri pareggiarono allo scadere le reti di Pruzzo e Cerezo del primo tempo e a Palermo, in campo neutro, contro il già retrocesso Catania che rispose a Maldera e Chierico con Carnevale e Torrisi. Senza parlare di un derby pareggiato sempre 2-2 contro una Lazio imbarazzante che schierava gente come Della Martira, Piga, Cupini e Piraccini e che si salvò all’ultima giornata dopo che, nel girone di ritorno, fu omaggiata di diversi calci di rigore molto dubbi che le consentirono la permanenza in Serie A un anno oltre i suoi reali valori, tanto che l’anno dopo retrocesse in Serie B.

Anche in quell’83/84 perdemmo lo scudetto di due punti…..

Ci perdonerà il Barone se abbiamo ricordato queste miserie della sua e nostra grande Roma.

Lo abbiamo fatto soltanto perché dalla storia si sarebbe potuto trarre un insegnamento per il futuro, ma sembra che per noi tutto questo non valga: era successo con la Roma di Liedholm, succederà con quella di Fabio Capello nella stagione 2001/2002, sta succedendo con la Roma troppo bella di Luciano Spalletti.

E’ LA NOSTRA STORIA ED IL NOSTRO DESTINO, quello di essere tifosi di una splendida idea chiamata Roma, che da sempre e per sempre sarà la nostra magnifica compagna di domeniche esaltanti e di altre piene di rimpianti.

Tante, troppe, anzi nessuna, perché la Roma, la Nostra Roma, è questo, capace di tutto e del contrario.

E non sarà certo un pareggio qualunque a scalfire la nostra fede e il nostro credere in un futuro di grandi successi.

E’ vero che certe giornate ci amareggiano, ma la delusione passa presto.

Noi siamo tifosi della Roma, tifiamo per la Storia…