lunedì, Luglio 07, 2025 Anno XXI


Sarebbe bello tornare indietro di qualche anno e piombare nello Stadio Olimpico il giorno di un Roma-Sampdoria qualsiasi. Una delle sfide ultras per antonomasia, dove colore e calore fungevano da ingredienti fondamentali fornendo il vero spettacolo della domenica pallonara. Oggi non sarà purtroppo così. Qualcuno ha voluto porre fine a tutto ciò, la fantasia, la creatività ed il folklore sono banditi dagli stadi e con tutta probabilità, a stretto giro d’orologio, l’intenzione è quella di eliminarli dalla società civile. Ma è inutile star a rimuginare su quello che fu e che più non sarà, il Roma-Samp di questo mercoledì settembrino sarà un’occasione in più per vivere quello che poco rimane degli ultras e dei tifosi in generale.
In mattinata viene inaugurata, nella zona sud-est di Roma, una via al mai dimenticato presidente doriano Paolo Mantovani. La città che gli ha dato i natali onora così uno dei suoi più illustri figli, un’occasione che richiama numerosi sportivi capitolini oltre che i tifosi blucerchiati residenti nell’Urbe, in totale circa 200 persone presenti. Anche molti ragazzi di Genova non hanno perso l’occasione di omaggiare il massimo artefice dello scudetto mostrando sciarpe, bandiere e qualche pezza “nota”. Da segnalare l’esposizione di due striscioni donati dagli ultras romanisti a quelli doriani proprio nella gara successiva alla morte di Mantovani, uno recita: “PAOLO: ULTIMO PRESIDENTE TIFOSO”, mentre nell’altro (facilmente individuabile in molte foto di quella partita) reca un semplice ma bellissimo “ONORE A MANTOVANI”. Altro calcio, altri presidenti, altri stadi, altri ultras. Al termine della cerimonia la maggior parte dei ragazzi riprende la via di Genova tra l’orgoglio di aver onorato ancora una volta quello che per molti è stato quasi un padre, ed il rammarico di non poter vedere i propri colori in scena all’Olimpico a causa dei soliti divieti e delle solite angherie perpetrate ai danni dei tifosi di calcio.
La partita di mercoledì sera è un gran grattacapo per chi abita a Roma. Vuol dire, nella maggior parte dei casi, lasciare il posto di lavoro con congruo anticipo ed immergersi nel traffico (per chi è motorizzato) o nel caos dei mezzi pubblici. A me tocca la secondo opzione. Tuttavia non mi lamento e sfrutto come sempre l’occasione per fare una piccola analisi antropologica di come siano cambiate le abitudini del tifoso nell’avvicinarsi alla partita. Ricordo i tempi delle medie in cui anche per un semplice Roma-Vicenza di Coppa Italia alle 17,30 s’incontravano nei vagoni della metropolitana orde di ragazzi bardati con sciarpe e bandiere che si divertivano scandendo cori ed a volte, onestamente, esagerando nella distruzione dei mezzi pubblici. Oggi invece a farmi da contorno c’è una cornice pressoche silente, pochi vessilli e tanta gente nervosa che torna a casa dopo una giornata di lavoro. La società cambia ed è triste constatare come anche la propria città muti in maniera inesorabile, volgendo verso quell’anonimato e quell’omologazione che tanto vogliono i nostri governi. Diciamo che forse il libro di Pirandello che porto costantemente nello zaino non mi aiuta a sintonizzare la mia mente su onde più frivole e leggere durante i viaggi in metro. Va bene, basta. Siamo arrivati a Flaminio. Davanti alla stazione della Roma-Viterbo solito groviglio di gente impegnata a riprendere la via di casa nel vasto hinterland della Capitale, li supero velocemente ed arrivo alla fermata del tram 2, ed anche qui qualunque romano, romanista o laziale che sia, potrebbe scrivere intere pagine su questo simpatico mezzo che con la velocità di una tartaruga congiunge il Piazzale da dove parte l’omonima via consolare a Piazza Mancini, un chilometro circa dallo stadio. È presto, non c’è molta gente, decido di farmela a piedi. Lo faccio spesso. Sono a malapena una ventina di minuti, una passeggiata molto piacevole che permette di passare davanti a dei veri e propri simboli dello sport romano come lo Stadio Flaminio ed il Palazzetto dello Sport di Viale Tiziano, luoghi che molto spesso ultimamente hanno invece rappresentato l’arretratezza e la noncuranza che vigono in molti campi di questa città. E pensare che solo 10 anni fa il Flaminio era uno stadio regolarmente usato dalla Gloriosa Lodigiani ed il Palatiziano era palcoscenico di vittorie per la pallavolo ed il basket. Ma oggi, la modernità e la globalizzazione, impongono altre esigenze. Si preferisce incentivare e finanziare sport estranei alla nostra cultura come il Rugby tralasciando, ahimè, discipline ove Rome e l’Italia si sono sempre fatte valere. Ma del resto come non era il giorno per analizzare antropologicamente la società non è neanche l’occasione per scrivere un trattato sulla trascuratezza degli impianti sportivi capitolini. Quindi via, allo stadio.
Manca un’ora e mezza all’inizio del match, ancora troppo presto per entrare. Ne approfitto così per circumnavigare lo stadio riponendo particolare interesse negli accessi della Tribuna Autorità dove, a differenza delle restanti entrate, non vi sono i tornelli a gabbia ormai diffusi in tutto il paese ma bene sì due pannelli in plexiglass probabilmente presi in prestito da quelli installati agli accessi della metropolitana. Zero polizia, zero stewards. Il criminale è l’ultras, il curvaiolo, il tifoso con la sciarpa che bestemmia al gol subito o al rigore sbagliato dalla propria squadra. Il suino in doppiopetto non può subire l’onta di un passaggio attraverso le “sbarre carcerarie” a cui sono sottoposti tutti i comuni mortali. C’est l’Italie.
Disgustato e pensieroso decido finalmente di entrare. Poca fila e controlli blandi dopo il tornello. Per essere mercoledì sera c’è parecchia gente, soprattutto in confronto agli anni passati. Il settore ospiti è come sempre desolatamente chiuso e quei pochi ospiti presenti, spostati in un angoletto della Tribuna Montemario, manco stessero in quarantena. Per la precisione una cinquantina i doriani tra cui 16 non tesserati entrati in qualche maniera. Poco prima del fischio d’inizio si possono contare approssimativamente 35.000 spettatori. In Curva Nord soliti 2 gruppetti in alto ed in basso, costante sventolio di bandiere e tifo molto buono con pochissime pause. Da segnalare lo striscione “U.T.R. e A.I.R.C. SERVI” esposto contro i centri di coordinamento dei clubs romanisti, molto probabilmente in relazione alla loro adesione al programma tessera del tifoso ed alle recenti dichiarazioni favorevoli all’albo degli striscioni. Di fatto l’Olimpico giallorosso può al momento contare sull’apporto di due curve con un importante nucleo ultras.
Le squadre fanno il loro ingresso in campo e, proprio nel giorno in cui l’ONMS decide saggiamente di vietare il fumo negli stadi italiani, la Curva Sud le accoglie con una bella fumogenata giallorossa che rimanda indietro di qualche anno. Alla faccia di moralisti, calcio moderno e fanfaroni impegnati a rovinare il calcio sulle pagine dei celebri quanto prezzolati giornali nostrani!
Il tifo nella prima frazione è buono e costante, belle manate e cori di ottima fattura eseguiti da buona parte della curva. Quest’ultima si presenta, come sempre, coerentemente spoglia di striscioni e sono i soliti bandieroni a fare colore. Non mancano gli striscioni a tema, questa sera sono in particolare alcuni “funamboli” della carta stampata ad esser presi di mira: “PARLI DI COMPLOTTI E DISCRIMINAZIONE MA SENZA ACCREDITO MUORE LA TUA PASSIONE, FINTO GIORNALISTA FINTO ROMANISTA!”, veritiero riassunto di come qualcuno in Tribuna Stampa svolga il proprio mestiere. Più attento al proprio guadagno, al proprio ego ed ai propri personalismi che al narrare la verità dei fatti e giudicare per il bene della squadra. Da segnalare anche uno striscione per Federico Aldrovandi e contro l’Art.9 (quest’ultimo “decorato” da una mini-torciata). Molti i cori contro la tessera del tifoso e per la liberta degli ultras.
In campo la Roma chiude la prima frazione in vantaggio grazie alla rete di Totti. Nella ripresa tuttavia la squadra, come sempre le succede, crolla e nonostante la superiorità numerica subisce il pareggio doriano rischiando persino di perdere l’incontro. Lo scoramento arriva anche sugli spalti e le due curve (per ragioni numeriche soprattutto la Sud) calano leggermente continuando comunque, nella loro componente ultras, a sostenere la squadra.
Al triplice fischio del direttore di gara piovono in campo i giustificati fischi da parte di un pubblico che negli ultimi due anni è stato sin troppo indulgente e passionale nei confronti di una realtà calcistica in grado di regalare quasi esclusivamente delusioni ed umiliazioni. Per contro i tifosi della Roma hanno dato sempre il loro meglio sottolineando un viscerale amore per i colori e la città.
Sugli ospiti poco da segnalare, tifano a sprazzi e ricevono il saluto da parte dei giocatori blucerchiati, ovviamente soddisfatti del punto guadagnato.

Testo di Simone Meloni
Sportpeople

Per Corederoma
Paolo Nasuto