giovedì, Maggio 01, 2025 Anno XXI


Roberto Ranucci, in arte Renato Rascel, resta nella storia come uno degli artisti più poliedrici ed eclettici che la nostra città abbia mai generato: attore, comico, cantautore, ballerino, nonché scrittore,  giornalista e competente commentatore sportivo, soprattutto per quanto riguarda la Roma, sua grande passione da sempre.

Nasce “casualmente” a Torino, il 27 Aprile 1912, ma solo perché, essendo figlio d’arte, i suoi genitori Cesare Ranucci (cantante di operetta) e Paola Massa (ballerina classica) vi si trovano in tournée. Verrà infatti battezzato nella Basilica di San Pietro, per desiderio di suo padre, fiero romano da sette generazioni. Il piccolo Renato cresce nel rione Borgo, affidato alle cure di una zia durante le lunghe lontananze dei genitori. Frequenta la Suola Pontificia Pio IX, dove oltre alle materie scolastiche, comincia a prendere lezioni di musica, canto e recitazione, dimostrando già un innato, precoce ed enorme talento, tanto che all’età di dieci anni viene ammesso al Coro delle Voci Bianche della Cappella Sistina e contemporaneamente comincia a suonare la batteria in un gruppo jazz. Il padre, che ben conosce la dura vita del teatro, pur dandogli delle piccole parti nei suoi lavori, cerca di trovargli altre strade attraverso lavori “normali”, ma già a quindici anni, Renato lavora in molti locali romani come musicista, e la sua carriera sembra ormai avviata. Comincia la sua gavetta anche in compagnie di Avanspettacolo, e lì trova la sua vera vocazione. All’inizio degli anni trenta si sceglie il nome d’arte di “Rachel” (dal nome di una famosa cipria), che poi diventerà “Rascel” per evitare errori di pronuncia. Durante le sue prime esibizioni, viene subito notato dai critici soprattutto per le sue capacità acrobatiche. Decide allora di sfruttare queste sue qualità per creare un personaggio originalissimo: un omino che declama monologhi surreali, ricchi di paradossi linguistici, ma dall’aria innocente, fanciullesca. Lo aiuta il suo fisico minuto, e un costume fatto di un cappotto troppo grande con un enorme taschino cucito sulla schiena. Nasce così la comicità di Renato Rascel, unica nel suo genere, e apprezzata soprattutto dalle nuove generazioni dell’epoca. E da questo personaggio nascerà la prima canzone macchiettistica di Rascel, che lo porterà alla fama anche televisiva: “E’ arrivata la Bufera”, scritta nel 1939, e che con disarmante ironia sdrammatizza la cupa minaccia della guerra che stava per arrivare. L’unicità del suo talento ben presto conquista tutti i palcoscenici più prestigiosi della Rivista, e si fa notare anche da importanti sceneggiatori cinematografici, come Cesare Zavattini e Vittorio Metz. Quest’ultimo, nel 1942, scrive per lui un film che doveva intitolarsi “Un manoscritto in bottiglia”: ma durante le riprese, Rascel conosce sul set l’attrice Tina de Mola, e innamoratosi perdutamente di lei, le dedica la canzone “Pazzo d’Amore”, che diventa la colonna sonora e il titolo definitivo della pellicola. I due si sposano il 19 Luglio 1943, e pochi mesi dopo, durante l’occupazione nazista, sono costretti a nascondersi in Vaticano perché invisi alle autorità Nazi-Fasciste. Dopo la fine della guerra, la carriera di Rascel riparte ancor più lucente: torna infatti alla Rivista con un’altra delle sue memorabili macchiette, “Il Corazziere”. La sua piccola statura persa in un costume da Guardia Presidenziale troppo grande, un pesante elmo e un enorme sciabola d’ordinanza, lo rendono un personaggio indimenticabile e geniale. La svolta però arriva nel 1952, con il film “Il Cappotto”, diretto da Alberto Lattuada: un’intensa interpretazione che gli farà vincere l’ambito “Nastro d’Argento”. Nello stesso anno inizia il fortunato connubio artistico con Garinei&Giovannini, che lo vedrà protagonista al Teatro Sistina di Riviste di grande successo, come “Attanasio Cavallo Vanesio” (1952), “Alvaro piuttosto Corsaro”(1953) e “Tobia, Candida Spia” (1954). Nel frattempo continua a interpretare diversi films, recitando accanto a grandi attori come Totò, Gina Lollobrigida, Silvana Pampanini, Raimondo Vianello. E contemporaneamente, la sua perfetta dizione, lo porta a interpretare versioni radiofoniche di diversi testi di prosa. Al culmine della popolarità, decide di abbandonare la rivista, fondando una compagnia di Teatro di Prosa che denominerà con autoironia “Teatro del Piccolo” e con cui metterà in scena svariati lavori. Non incontrando però lo stesso gradimento, nel 1957 decide di tornare alla grande alla Rivista con lo spettacolo “Un Paio d’Ali” accanto all’affascinante Giovanna Ralli. Nello stesso anno la sua fama varcherà i confini internazionali con la canzone “Arrivederci Roma”…

E’ ARRIVATA LA BUFERA

Mina e Renato Rascel – ALVARO PIUTTOSTO CORSARO (1974)

ARRIVEDERCI ROMA

CLAUDIO VILLA E RENATO RASCEL STORNELLI ROMANI A BRACCIO