Autore: ROBERTO
6 partite, 7 punti. Sconfitte collezionate con squadre come il Palermo, il Genoa e il Siena. Squadre che a caccia di un punto utile per la salvezza hanno trovato con sorpresa un bottino di tre punti.Squadre che a fine partita non buttavano la palla ma facevano possesso palla. Torello. Il bel gioco, la manovra avvolgente sono diventati passaggi imprecisi, deboli e senza senso. Lo spettacolo, un cabaret. Doni sempre alle prese con l’infiammazione al tendine, Mexes sempre assente, Juan un ricordo, Rise una fotocopia sbiadita del terzino sinistro del Liverpool, Cicinho discontinuo, Aquilani più interessato al rinnovo che alla maglia, mercenario, De Rossi irriconoscibile, Vucinic un fantasma, Perrota senza Totti un accessorio, Taddei un bel ricordo, Spalletti, non pervenuto! La squadra che ha sbalordito per due anni consecutivi con il suo gioco, a detta di molti il migliore d’europa, è diventata improvvisamente una squadra di mezza classifica, una di quelle che punta alla Uefa intendiamoci. E noi? Noi parliamo di scudetto, di champions league, eh gia! Perchè dal momento che la finale si gioca a Roma noi meritiamo di vincere la coppa. L’annata non è quella giusta, è evidente. Troppo caldo e poche pioggie. Giò dalla prima col napoli è stato chiaro. Ma noi siamo così, ci sono bastati tre punti con la Reggina, una Rimonta immeritata con il Bordeaux per dimenticare tutto, per tornare a brindare, per prepararci alla finale. E non nascondiamoci dietro squallide e troppo comode scusanti. A Genoa il gol era regolare, ma stavamo già sotto. L’espulsione di Mexes non c’era è vero, ma non avevamo ancora fatto un tiro in porta degno di questo nome. E non si puo dare la colpa nemmeno alla dirigenza: il mercato che che ne dica Spalletti non è stato sbagliato: non sontuoso certo, ma noi siamo romanisti non gente den nord, tardivo è vero, ma si sa che noi dobiamo aspettare i saldi, inappropriato, no questo no. Menez, ancora non al meglio, ha un talento indiscutibile. Il giovane transalpino raggiunta la condizione non dovrebbe far rimpiangere alcun Mancini. Baptista ha dimostrato a Bordeaux di essere un giocatore decisivo. Non dimentichiamo l’altra metà del cartellino di Vucinic, che se volesse sappiamo bene cosa sarebbe in grado di fare. Unico flop Rise. Ma è anche vero che non è certo facile integrarsi in un momento cosi difficile, in cui nulla va per il verso giusto, riuscire ad entrare in un gioco per ora inesistente. Nemmeno Spalleti ha ancora capito il nostro gioco figuariamoci uno che parla norvegese. Ma Spalleti ha parrtecipato con la dirigenza alle manovre della campagna aquisti o ha passato tutta l’estate a Parigi insieme ad Abramovich fra una coppa di champagne e una paseggiata sulla Tour Eiffel a parlare della borsa di Tokyo e dei vini toscani, non certo di calcio, non siate maliziosi?! E quando contro il Palermo, sotto di tre gol, ha spostato Doni in attacco, Baptista centrale di difesa e Tonetto laterale di attaco, stava sperimentando un nuovo modulo che ci porterà in finale di champions league vero? Ma no ma che dico, il nostro misteriso modulo, che ha fatto la nostra fortuna per ben due anni, non può essere modificato per nessuno motivo, nemmeno quando gli avversari ormai anticipano le nostre mosse con sei giornate di anticipo. Quando mancano i laterali meglio inventarseli (vedi Tonetto in Roma-Genoa) piuttosto che cambiare modulo. Preparazione sbagliata dice qualcuno. Stupido, non sa che abbiamo fatto una preparazione apposita per giocare la finale di champions league al meglio. Non corriamo ora per correre meglio a maggio. La verità è che il problema siamo noi. Siamo gente che parla, che sogna, gente che a luglio già si sente lo scudetto in tasca, ad agosto parla di champions league e a settembre prepara lo spazio in bacheca per i trofei che stanno per arrivare. Noi romanisti siamo così. Non ce l’abbiamo la mentalità vincente, non c’è niente da fare, noi facciamo solo “hose importanti”, come dice il nostro tecinico. Oggi abbiamo perso altri tre punti con il Siena, ma mercoledi sera saremo gia la squadra piu forte d’Italia, anzi d’Europa scusate, dimenticavo che siamo già in finale. Siamo chiari, non sono un disfattista, uno di quelli che parla con la gazzetta in mano davanti alla domenica sportiva, uno dei 6 milioni di allenatori che ci sono in Italia, sono solo uno che dice quello che pensa. Domenica sarò comunque pronto a sostenere la mia squdra, ad urlare fino all’ultimo respiro,ad emezionarmi cantando il nostro inno, è vero siamo dei gran chiacchieroni ma almeno sappiamo cosa sia il vero tifo. Detto questo non ci resta che , piangere direbbe Troisi, tifare dico io. Un saluto e un grosso in bocca al lupo per la prossima sfida, con l’inter, una sfida scudetto, vero no?!