Per il Consiglio di Stato è legittima la superdiffida
Categorie FaceBookUltimi arriviScritto da Gruppo Facebookmercoledì, 21 Settembre alle ore 12:04
La settimana scorsa il Consiglio di Stato ha scritto un’altra pagina nella storia della repressione del movimento ultras. Il massimo grado della giustizia amministrativa ha riconosciuto la legittimità del cosiddetto “mega-Daspo”. Una versione particolarmente severa della “diffida” che i Questori hanno iniziato ad emettere negli ultimi anni.
Autorità di polizia favorite e sostenute dall’atteggiamento della politica; un mondo che sembra incentrato sulla promozione di politiche securitarie che siano in grado di risolvere il problema della “violenza negli stadi”. Tema nel quale si superano anche le differenze di schieramento. All’unisono sono tutti pronti ad addossare sul tifo i problemi del mondo del pallone nostrano. Un atteggiamento figlio di una visione ipocrita che finisce per calpestare i diritti del cittadino-tifoso. Garantismo e principio di legalità dovrebbero essere sempre al centro dell’attività della pubblica amministrazione. Il fatto che il Viminale sia deputato alla tutela dell’ordine pubblico non dovrebbe permettere interpretazioni “a maglie larghe” delle leggi vigenti. Questa è stata anche la posizione del Tar dell’Emilia-Romagna in merito al provvedimento approdato in Consiglio in sede di ricorso. Una decisione emessa dalla questura di Alessandria a carico di un nutrito numero di sostenitori.
I magistrati di Bologna avevano infatti stabilito l’illegittimità di una diffida che non stabilisse chiaramente i modi ed i tempi di rispetto del divieto di accesso alle manifestazioni sportive. La disciplina della legge del 1989 che ha introdotto il Daspo impone che il divieto non possa avere portata indeterminata ma debba essere circoscritto alle competizioni sportive indicate dalle Autorità di polizia. Requisiti che il “mega-Daspo” non rispetta nemmeno lontanamente. Paradossalmente, un cittadino colpito da questa misura non potrebbe nemmeno assistere ad un campionato dilettantistico di palla tamburello. Persino alcuni atleti si sono visti vietare il tesseramento dalle rispettive Federazioni a causa della presenza di un documento firmato dal questore. Una limitazione del tutto sproporzionata che finisce per colpire inesorabilmente il diritto alla mobilità nell’ambito del territorio nazionale. Nella maggior parte dei casi il tifoso sospettato di essere autore di violenze sa bene a quali partite non potrà assistere. Il provvedimento contestato non stabiliva invece la effettiva portata della misura. Campionato, partite della Nazionale, amichevoli durante il ritiro estivo; vale tutto. Al punto che, i magistrati di Palazzo Spada, si sono dovuti esercitare in una interpretazione delle “intenzioni” che avessero spinto il funzionario di Polizia ad adottare una simile decisione. Parole che, messe nero su bianco, finiscono per evidenziare una schizofrenia non tollerabile. Il provvedimento amministrativo – secondo consolidata dottrina – dovrebbe essere puntuale e concreto. Firmare deleghe in bianco per permettere alle autorità interpretazioni a geometria variabile non è certo in sintonia con i principi dell’ordinamento. Sappiamo bene però che quando si parla di tifoserie una regola non scritta impone che a trionfare siano la confusione e le cortine fumogene. I cittadini colpiti da questa misura hanno quindi dovuto attendere due gradi di giudizio per scoprire che, non solo non potranno seguire la propria squadra del cuore, ma dovranno anche astenersi dal frequentare autogrill, stazioni, aeroporti e luoghi dove c’è la possibilità che possano insorgere violenze tra i presenti. Ma non è finita qui. Velatamente, i giudici fanno intendere che il diffidato-genitore non potrà assistere alle prestazioni sportive del proprio figlio.
Il diritto di famiglia e l’educazione devono essere quindi sacrificati sull’altare della sicurezza. Una “evoluzione” della giurisprudenza davvero sbalorditiva. Da domani i questori potranno emettere Daspo dalla latitudine imprecisata effettuando una semplice prognosi sulla pericolosità del soggetto destinatario. Nessuno sembra considerare che spesso i soggetti colpiti vengono poi archiviati o assolti. Diritti, tutele e giustizia cadono a favore del più totale arbitrio. Qualcosa però si muove. Anche sulla stampa “più autorevole” si iniziano a denunciare le storture generate dalla tessera del tifoso. Una nota positiva in attesa che qualcosa inizia a cambiare.