sabato, Luglio 27, 2024 Anno XXI


corederoma vintage: scritto da Marforio il 13/09/2006

Confesso che per la prima volta in vita mia, nell’avvicinarmi alla prima di campionato, non mi è preso il solito magone.

Anzi, sono stato attanagliato la paura di restare freddo come un ghiacciolo, indifferente, o quasi, all’inizio di questo Circo Barnum che continuiamo, chissà perché, a chiamare Campionato di Calcio.

Al fischio d’inizio di Roma-Livorno avevo ancora negli occhi le immagini arroganti di Cobolli Gigli e del suo scudetto sul polsino, quasi un’imitazione servile del polsino dell’Avvocato che fu.

Poi è entrata in campo la Roma.

Anzi, prima ancora, è entrato nel tunnel il Capitano con Cristian in braccio, ricoperto di baci e di coccole talmente dolci da intenerire persino l’arbitro Messina.

E allora, più forte di Calciopoli, più dell’ingiustizia ingiusta, più della presa in giro collettiva, che ora santifica e vittimizza quelli che un tempo erano i carnefici di uno sport ridotto a barzelletta, è ripresa la mia voglia di Roma e di dirlo al mondo intero: ottanta voglia di Roma.

Ottanta come ottanta sono gli anni che l’AS Roma compirà nell’estate del 2007, celebrando quell’inimitabile alchimia che unisce popolo e aristocrazia.

Ottanta voglia della Roma, di tutta la Roma e di tutte le Rome, anche quelle che non ho conosciuto.

Ottanta voglia della Roma di Campo Testaccio, calzettoni calati, capelli all’Umberto e petto in fuori: “dalla lotta chi desiste, fa una fine molto triste, chi desiste dalla lotta è un gran fio de’ na mignotta” e dietro la porta e sugli spalti mostaccioli, fusaie e bruscolini.

Ottanta voglia della Roma del dopo guerra e della Roma dei primi anni ’60, Capitan Losi Core de Roma, inimitabile campione e signore con tutti, che CdR mi ha fatto l’immenso onore di permettermi di conoscerlo di persona.

Ottanta voglia della Roma degli anni ’70, di Bet e Santarini, “Ciccio Cordova, Amarildo Del Sol ogni tiro è un gol” capace di illuderci con partenze strabilianti e finali di campionato pieni di rimpianti.

Ottanta voglia della Roma di “Orazio Pennacchioni e so’ contento, ento, so’ tifoso della Roma e me ne vanto, anto”.

Ottanta voglia della Roma del Barone, del Presidente Viola, di Ago, Bomber Pruzzo, Falcao e Bruno Conti marazico, campione d’Italia e quasi campione d’Europa, in un diluvio di lacrime nella più brutta notte che abbia conosciuto il Circo Massimo.

Ottanta voglia della Roma del Boemo, che incantava e si schiantava, petto in fuori e testa bassa: uno spettacolo per palati sopraffini e gente dalle coronarie d’acciaio.

Ottanta voglia della Roma del terzo scudetto: veni, vidi, scuci, “questo scudetto t’è durato poco, poco, alza gli occhi al cielo e guarda sta città, è tutta giallorossa e te ne devi da annà”.

Ottanta voglia della Roma delle 11 vittorie consecutive, due schiaffi nel derby a casa loro, di Capitan Sud e del po-po-po-poppo-po-po-po, che è ancora roba nostra, anche se è diventato il gingle della punto, e gli White Stripes ce dovrebbero fa un monumento in vita, che prima di noi, chisseli filava.

Ottanta voglia della Roma, e vorrei solo che l’AS Roma avesse altrettanta voglia della mia passione, della mia fede, del mio “cuore grosso mezzo giallo e mezzo rosso”.

Vorrei che quando entro allo Stadio non mi trattassero come il peggiore dei delinquenti.

Vorrei che abbassassero i prezzi.

Vorrei poterci portare anche Franci che ha due anni per fare come Totti e additargli la Sud, che erutta come un vulcano di passione.

Vorrei parcheggiare a meno di due kilometri, senza pagare il solito pizzo, o arrivarci con la metropolitana.

Vorrei, e il disincanto mi dice che non verrò esaudito. Ma non mi cruccio e la mia passione, che è quella mi milioni di uomini e donne, non verrà mai meno. E allora oggi, come ieri e come sempre, ripeto il mio mantra: grazie Dio che mi hai fatto romano e romanista.