Categorie Articoli by Gens Romana Scritto da autori vari sabato, 30 Aprile alle ore 08:48
Ho scelto di iniziare e concludere il racconto della nostra trasferta “perfetta” ad Udine con due frasi tratte dal film che più amiamo in assoluto. In esse è descritto ciò che a quarant’anni suonati ci spinge ancora a compiere gesti che ai più rimangono incomprensibili, ma che racchiudono perfettamente il nostro modo di essere ed amare. ***** “Nessuno dei momenti che la gente descrive come i migliori della propria vita mi sembrano analoghi. Dare alla luce un bambino dev’essere straordinariamente emozionante, ma di fatto non contiene l’elemento cruciale della sorpresa, e in tutti i casi dura troppo a lungo. La realizzazione di un’ambizione personale – una promozione, un premio, quello che vuoi – non presenta il fattore temporale dell’ultimo minuto, e neppure l’elemento di impotenza che provai quella sera. E cos’altro c’è che potrebbe dare quella subitaneità? Una grande vincita al totocalcio, forse, ma la vincita di grosse somme di denaro va a toccare una parte completamente diversa della psiche, e non ha niente dell’estasi collettiva del calcio. E allora non c’è proprio niente che possa descrivere un momento così. Ho esaurito tutte le possibili opzioni. Non riesco a ricordare di aver agognato per due decenni nient’altro (cos’altro c’è che sia sensato agognare così a lungo?), e non mi viene in mente niente che abbia desiderato da adulto come da bambino. Siate tolleranti, quindi, con quelli che descrivono un momento sportivo come il loro miglior momento in assoluto. Non è che manchiamo di immaginazione, e non è nemmeno che abbiamo avuto una vita triste e vuota; è solo che la vita reale è più pallida, più opaca, e offre meno possibilità di frenesie impreviste”. (Fever Pitch – 1997) ***** VENERDI 8 APRILE 2011 SABATO 9 APRILE 2011 Dopo 10 minuti di telefonata il cane apre gli occhi e gli passo Putty per svegliarlo definitivamente. Siamo nei pressi di Venezia e sono quasi le 8, dopo qualche problema con le indicazioni date dal tom tom sull’uscita giusta da prendere, arriviamo al Terminal Fusina. In pratica è una stazione di scambio dove si può parcheggiare la macchina e prendere il traghetto per il centro di Venezia. Per la modica cifra di 32 euro acquistiamo i biglietti andata e ritorno e paghiamo il parcheggio per mezza giornata, quasi un regalo. Prendiamo il traghetto e dopo mezz’ora siamo nei pressi di piazza San Marco. Camminiamo per ore, la città è veramente bella e piena di turisti provenienti da ogni parte del mondo. E’ quasi mezzogiorno e la fame ed il caldo iniziano a farsi sentire. Ci facciamo 45 minuti di coda, la causa del rallentamento è dovuta a dei lavori di rifacimento dell’asfalto. Ci diciamo che il risultato della partita non conta, che l’importante è essere li in quel momento, arriviamo a dire che potremmo anche vedere la partita sui televisori del pub. Tutte cazzate dovute all’ansia che sale, la tensione diventa palpabile, dobbiamo andare. Lupo fa finta di andare al bagno e paga il conto, mi sono fatto fregare come un principiante. Ci siamo, ecco le formazioni lette dal loro speaker eccitato, danno Alexis Sanchez in formazione e questo mi preoccupa un po. L’ultimo ad essere chiamato è Totò Di Natale ed il pubblico lo accompagna con un boato. Ora vorrei spendere due parole su questo personaggio che sembra uscito da un cartone animato. Premesso che è stato ed è tuttora un buon giocatore, che la Roma è la squadra a cui ha segnato più reti in campionato, nove, che ha trovato ad Udine il suo ambiente ideale rifiutando addirittura la Juventus la scorsa estate, vogliamo dire una volta per tutte che non si capisce un cazzo quando parla? In ogni intervista che rilascia ci sarebbe bisogno dei sottotitoli, sia perché non azzecca un verbo, sia perché deturpa la sintassi, sia perché vilipende la grammatica, ma soprattutto perché ha quel fastidioso accento “nappolitano” che mi manda il sangue in ebollizione. Lo so, è stata un’uscita da tifoso becero, ma visto il contesto ci sta bene. Dopo una ventina di minuti ci fanno uscire dallo stadio, siamo decisamente di più di quanti credevamo. Ordiniamo altre patatine, constatiamo quanto la Roma sia magica. Anche in una stagione orribile come questa è riuscita a darci soddisfazioni immense come i cinque derby vinti contro gli agresti e questa splendida trasferta. E’ quasi l’una, è ora di riportare lupo dalla famiglia. Saliamo in macchina, io guido ed il cane, visibilmente alterato dall’alcool si mette dietro e dopo pochi minuti si addormenta (sai che novità…). In mezz’ora arriviamo all’agriturismo, io e lupo scendiamo dalla macchina e ci abbracciamo forte, è stata una notte che ricorderemo a lungo, il cane continua a dormire sul sedile posteriore. “Non lo svegliare, salutamelo tu” dice lupo prima di scomparire tra le casette basse ed ordinate. Riparto e decido di non svegliarlo, lo lascio dietro. Dopo un’altra mezz’ora siamo di nuovo ad Udine, ma non ho sonno e nessuna voglia di tornare in albergo, decido di fare un giro per la città. Vago senza meta per quasi un’ora, nella testa mi scorre il film della partita, gli sguardi, gli abbracci, le lacrime, la gioia. Ad un certo punto prendo coscienza del fatto che mi sono perso. Accosto e chiedo a due signori quale sia la direzione per l’ospedale, visto che il nostro albergo è li vicino. Uno di loro si avvicina, guarda il cane accasciato dietro che dorme e mi fa: “Si è sentito male, serve aiuto?” Accendo il televisore, l’adrenalina è ancora in circolo, di sonno neanche l’ombra, eppure sono quasi 48 ore che non dormo. Vorrei svegliare il cane per condividere questi momenti ma lui inizia a russare. Piccola digressione, qualche anno fa portai il bello addormentato nel bosco in vacanza in Calabria, dai miei parenti per una settimana. Vi risparmio la descrizioni dei pranzi e delle cene da me sapientemente pianificate a base di peperoncino, che causarono al cane la copiosa fuoriuscita di ragadi ed emorroidi. Logisticamente eravamo accampati in una casa di un mio zio e dormivamo in un bel lettone matrimoniale. La leggenda narra che durante la notte io avessi problemi respiratori ed emettessi dei suoni particolarmente violenti che impedivano al cane di prendere sonno, suscitandogli incazzature profonde. Da allora è partita una campagna denigratoria sul sottoscritto volta a mettere in risalto questo piccolo problema che è stato anche la causa di ben due interventi chirurgici. Ora che la situazione si era completamente ribaltata voi capirete, non mi pareva vero. Il cane russa come un cavallo, lui che si è sempre spacciato per un non russatore. Lo sveglio e gli dico di girarsi. Dopo pochi minuti ricomincia peggio di prima, lo risveglio ma niente da fare, nessuna posizione lo aiuta. Dopo l’ennesima violenta manata che gli rifilo sulla schiena si sveglia, apre gli occhi e mi dice: “c’hai la faccia come er culo, tu che dici a me che sto a russà, domani te sfonno”. Si riaddormenta di li a poco ed io rido, come al solito. Dopo una buona mezz’ora finalmente mi addormento, anzi svengo, perché quando mi risveglio verso le 5 di mattina ho ancora il telecomando in mano. Verso le 8.30 mi sveglio definitivamente tra gli insulti e gli spintoni del cane, che consuma la sua vendetta, evidentemente stavo russando. DOMENICA 10 APRILE Prima di riprendere la macchina ci fermiamo in bar per un caffè. Al suo interno un signore di mezza età discute animatamente con suo amico sul “furto” subito dall’udinese la sera prima: ”ci hanno rubato la partita, noi siamo un squadra provinciale, ti pare che faranno andare noi in Champions?” Prima di ripartire mi fermo al market interno e compro i prodotti che abbiamo appena degustato per farli assaggiare ai miei genitori ed a Putty e Ricciotto. Il proprietario si raccomanda di mettere il prosciutto vicino all’aria condizionata per preservarne la fragranza, poi ci dice che entro l’anno apriranno un loro prosciuttificio a Roma, attendiamo con ansia. Saliamo in macchina, mi metto alla guida e ripartiamo alla volta dell’autostrada che ci riporterà a Roma. Siamo felici, era il fine settimana che sognavamo da tempo. Ci fermiamo e facciamo delle foto, una cartolina da conservare ed inviare agli amici. Riprendiamo l’autostrada, sono quasi le 13, la colonna sonora è sempre la stessa. Dopo pochi minuti di viaggio il cane ha un nuovo cedimento e si riaddormenta. Ma quanto cazzo ha dormito in questi due giorni? A Flavio ed Emiliano ***** “Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose. Dopo un pò ti si mescola tutto in testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perchè l’Arsenal fa schifo o viceversa. Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per l’Arsenal quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo…Ok, va bene tutto, ma non lo so, forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro. Come fai a capire quando mancano 3 minuti alla fine e stai 2-1 in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce, stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient’altro nella testa. E poi il fischio dell’arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo e il fatto che per te è così importante, che il casino che hai fatto è stato l’elemento cruciale in tutto questo, rende la cosa speciale; perchè sei stato decisivo come e quanto i giocatori e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c’è sempre un’altra stagione. Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio e che male c’è in questo?…..anzi è piuttosto confortante se ci pensi.” Fabio Torri |