Categorie Articoli by Gens Romana Scritto da autori vari giovedì, 10 Marzo alle ore 12:16
di Lorenzo L. Ma tu hai capito che cosa è successo?- chiedo a Matteo. -Ok, ma voglio dire…c’è qualcosa che non va, mi pare evidente: non reagiscono, non corrono, non fanno un cazzo di niente, porca puttana!-. -Sai che novità! Abbiamo fatto l’ennesima figura di merda della nostra Storia, tutto qua- risponde Matteo, sconsolato. -Sì, ma…- non riesco ad aggiungere altro. -“Ma” il cazzo! Figli di puttana mercenari merdosi luridi laziali bastardi rotti in culo! Datevi una mossa, Cristo!- latra Matteo contro la televisione. -Possibile che becchiamo schiaffi da chiunque? Io non riesco a capacitarmi; eppure abbiamo una bella squadra…- faccio notare io. -Il cazzo in culo, c’abbiamo, Lorè! Quello sì, non ce lo facciamo mancare mai!-. Osservo per qualche istante ventidue tizi in calzoncini che corrono dietro ad un pallone, tentando di buttarlo dentro la porta avversaria e, allo stesso tempo, di non farlo finire dentro la loro. -Mah… Andassero a cagare. In fondo, è solo una partita di merda…- osservo, lasciandomi andare con un sospiro sullo schienale del divano. -No! No, cazzo! E’ qui che sbagli: è tutto, tranne una “partita di merda”. Devono vincere, per forza! Qui ne va della nostra dignità, del nostro amor proprio, del…del… ‘Fanculo, non lo so! So solo che mi sono rotto i coglioni di rimediare scoppole contro chiunque. Il nome di Roma non può essere infangato da una squadra di zingari qualunque, merda!- insiste Matteo, ormai totalmente fuori di sé. -Sai che ti dico, Mattè? Io da oggi in poi me ne sbatto: niente più domeniche pomeriggio a soffrire davanti alla tv, niente più sfottò di interisti, milanisti e juventini, niente più rodimenti di fegato per una banda di incapaci senza palle. In fondo, questa sconfitta non potrà che farci bene, non credi?- chiedo al mio amico. -Sì, come no!- ironizza Matteo. –Se ci avessero “fatto bene” tutte le scoppole che abbiamo rimediato, a questo punto della stagione dovremmo essere in testa alla classifica con dieci punti di vantaggio sulla seconda. Anzi, sai che ti dico? Che se avessimo imparato qualcosa, qualsiasi cosa, dalle batoste rimediate nel corso degli ultimi ottantaquattro anni, avremmo vinto come minimo dieci scudetti, due Champion’s League e sette Coppe Uefa. Invece niente, un cazzo! Continuiamo a farci dare schiaffi dalle peggiori pippe d’Italia e d’Europa, come se nulla fosse: siamo una barzelletta, Lorè. Una pessima barzelletta, tra l’altro…-. -Però, tutto sommato, prima di prendere il goal non stavamo giocando poi così male…- cerco di rincuorarlo. -Sai qual è la cosa che mi manda maggiormente fuori dai gangheri? Vuoi saperla, Lorè?- mi domanda, fissando lo schermo come inebetito. -Qual è?-. -E’ che –mannaggia la Santa Chiesa!- loro non si rendono nemmeno conto di quanto noi possiamo star male, ogni volta che perdono; questi stronzi iper-pagati non hanno la più pallida idea di cosa significhi svegliarsi la mattina con la nausea, presagendo le prese per il culo e le umiliazioni che ci toccherà di sorbire per tutta la giornata! Ricordo un’ occasione, in particolare…-. Già so a quale partita si riferisce, non c’è bisogno che dica altro. -Quando perdemmo 7-1 a Manchester contro lo United?- gli chiedo, sapendo già la sua risposta. Matteo annuisce con espressione grave. -Beh, quella volta…- esordisco io, ma non faccio in tempo a concludere la frase. -Quella volta è andata esattamente come tutte le altre volte, cazzo! Una banda di senza-palle presi a randellate come dei dilettanti qualunque, ecco come andarono le cose! Undici smidollati invertebrati che si muovevano per il campo come degli zombie, incapaci di qualsiasi tipo di reazione. Beh, io mi sono rotto il cazzo! Ne ho le palle piene, di questi mediocri perdenti dal culo flaccido!- urla Matteo, ormai completamente fuori di sé. Proprio nel momento in cui il mio amico finisce la frase, gli avversari segnano il goal del raddoppio. -Bene, perfetto!- commento io. –Adesso nemmeno Dio in persona riuscirà a compiere un miracolo e farci recuperare questa partita!-. -Capisci di cosa parlo, ora? Perché non li vedi correre come dei figli di puttana? Perché non mordono le caviglie degli avversari? Perché non picchiano come se non ci fosse un domani? Perché cazzo non li massacrano di tiri in porta? Onestamente, questi qui sono solo dei pipponi provenienti da una zona misconosciuta dell’Europa orientale, un ammasso di semi-professinisti con piedi pessimi! Possibile che non riusciamo a fargli nemmeno un fottuto goal di merda?!- continua Matteo come una furia. -Boh… Non so cosa…- bisbiglio io, ma senza riuscire a concludere un periodo di senso compiuto davanti a quel massacro. -Merda, merda, merda!- sbraita il mio amico, picchiandosi la coscia con un pugno. –Questi frocetti mi hanno rotto il cazzo! Dai, perdio, un po’ di cattiveria! Ci vuole una sostituzione, ci vuole…-. -Ci vuole un viaggio a Lourdes- propongo, grattandomi la testa con rassegnazione. -Non basta neanche quello, Lorè! Bisogna appiccicarli al muro, prenderli a calci nei coglioni e farli correre! Vorrei che patissero solo un centesimo delle nostre sofferenze, all’indomani di una sconfitta. Vorrei che questi signori (alcuni dei quali hanno già firmato contratti con squadre più blasonate e vincenti della nostra) capissero, una volta tanto, quanto cazzo è dura alzarsi la mattina e andare al lavoro, dopo una batosta di questo genere! Ti passa la voglia di vivere, dopo serate come questa…-. Gli avversari segnano il goal del 3-0. Matteo si alza dal divano e si sistema i pantaloni sgualciti. -‘Fanculo!- sbotta. –Io vado a casa-. Lo accompagno alla porta, perplesso e rassegnato allo stesso tempo. -Te ne vai? Sicuro?- gli chiedo, temendo che decida di assassinarmi, incazzato com’è. -Sì, sì- mormora Matteo. –Ne ho avuto abbastanza, sul serio. ‘Fanculo il calcio, ‘fanculo la Roma, ‘fanculo l’onore e ‘fanculo tutto!-. Apre la porta e sta per uscire. Io mi schiarisco la voce, preparandomi al peggio. Devo farlo, dannazione! Se non glielo dicessi, potrebbe offendersi a morte. -Mattè, domenica c’è il derby…- . Lui si volta di scatto, stupito; resta a guardarmi per un paio di minuti buoni. Sembra avere un punto interrogativo dipinto sulla fronte. -Il derby?- domanda, confuso. –Ah, già… Beh, non credo che…-. -Non credi che…?- insisto io. -Oh, al diavolo! Vengo da te per le otto, così facciamo in tempo a cenare, prima della partita. Ok?-. -Oh… Ok, come no- rispondo. -Quei maledetti burini dovranno asfaltarli, altrimenti giuro davanti a Dio che non guarderò mai più una partita della Roma in tutta la mia vita- proclama Matteo. -Lo spero… Beh, ci vediamo domenica, allora- lo saluto io. -A domenica, Lorè. E forza Roma, ovviamente!- sentenzia lui, uscendo di casa. -Sempre e comunque, Mattè! Forza Roma, oggi domani e per l’eternità- |
