giovedì, Maggio 02, 2024 Anno XXI


E’ il momento, per la memoria del Lupo, di parlare di derby. Che significa una settimana di passione (da un po’ siamo arrivati anche a 15 giorni, si sa, invecchiando….), di sfottò, di attesa spasmodica, di adrenalina incontrollata. I derby, e come potrebbe essere diversamente, è derby e quando ci pensi sembra che siano stati tutti emozionanti anche se finiti 0-0, tutti particolari, tutti uguali eppure diversi. Quale ricordare allora?

04Uno finito con un risultato eclatante? (Montella, Montella, Montella, Montella, Totti!!), quello risolto da un autogol (grande Paolo Negro) per restare ai giorni nostri. O quelli che ti riportano ad epoche ormai passate, quando tutti insieme, amici romanisti e laziali, si andava nello stesso settore dello stadio a vedere la partita, a litigare e prenderci in giro. I derby crudeli persi per un niente, quelli esaltanti vinti dopo tanta astinenza? Quali i personaggi da ricordare, Da Costa e Lovati, Delvecchio e Nesta ma anche Ciccio Cordova e Chinaglia, Manfredini e Rozzoni, Cudicini e Cei? Non si può scegliere, non ci si riesce.

E allora, per non far torto a niente e nessuno, voglio parlarvi del primo derby giocato nello stadio che oggi è la “”casa”” di tutti noi: lo stadio Olimpico, luogo dell’anima del tifoso-maniaco.
E’ il 29 novembre del 1953, l’Italia è un paese in ricostruzione, sui giornali campeggiano le notizie sulla conferenza dell’Aja, embrione dell’Europa unita di oggi, echi della guerra fredda con Occidentali e Russi che forse accettano di incontrarsi in Svizzera,la questione di Trieste italiana da poco. Nel campionato di calcio la Roma è quinta con 13 punti, la Lazio vivacchia in undicesima posizione a quota 9. Si disputa l’undicesima giornata e nel nuovo monumentale stadio Olimpico la due squadre romane si affrontano in un “”pomeriggio quasi primaverile con sole tiepido velato.Terreno perfetto. Imponente cornice di pubblica nella maestosità dello stadio Olimpico.

Circa 80mila spettatori affollati in ogni ordine di posti””, ci racconta con straordinaria prosa l’inviato della Gazzetta dello Sport, Ottavio Baccani. La Roma schiera: Moro; R. Venturi, Cardarelli; Celio, Tre Re, A: Cardarelli; Ghiggia, Pandolfini, Galli, Bronee, Perissinotto.
L’allenatore e Carver. La Lazio, invece: Sentimenti IV; Antonazzi, Montanari; Fuin, Sentimenti V, Bergamo; Puccinelli, Burini (e dove altro poteva giocare uno con un nome così), Vivolo, Bredesen, Fontanesi.
L’allenatore è Sperone. L’arbitro Massaidi Pisa. Al 2′ la Lazio è già al tiro con Vivolo e al 5′ era Puccinelli a scappare sulla fascia e ad operare un cross che però restava senza esito.

Ma è invece la Roma a passare per prima, nonostante l’atteggiamento guardingo col quale ha cominciato la gara. Al 18′ Bronee, talento mai pienamente espresso, seminava il panico sulla sinistra, metteva al centro e la palla giungeva a Galli. Secco diagonale e gol. La Lazio reagiva e Moro veniva chiamato al lavoro al 34′ da una punizione di Fontanesi e un minuto più tardi da un diagonale vi Puccinelli. E giungeva al pareggio al 40′ a seguito di una combinazione Vivolo-Fontanesi-Vivolo che metteva quest’ultimo in condizione di battere da sotto misura e superare Moro per il pareggio.

Il secondo tempo vedeva entrambe le squadre più preoccupate di non subire che desiderose di ottenere la vittoria. Al 28′ l’ennesimo scontro di gioco seguito da scaramucce da una parte e all’altra, portava l’arbitro Massai ad indicare la via degli spogliatoi (non esistevano i cartellini) anzitempo ad Antonazzi e Perissinotto. Questo toglieva definitivamente mordente alla gara.
Uno a uno e via sul tram verso i quartieri di una Roma che avrebbe parlato, sbraitato, sfottuto e smoccolato ancora per una settimana. Come sempre, come oggi.