Categorie Articoli by Gens Romana Scritto da Marforio mercoledì, 2 Aprile alle ore 09:58
L’archivio del piccolo Studio legale era stato trasformato per l’occasione in una estemporanea cucina. Sul piccolo tavolo utilizzato solitamente per appoggiare le pratiche, accostato sotto la finestra aperta per evitare che tutto lo Studio si riempisse di effluvi, erano stati ordinatamente sistemati il fornelletto da campo ed il piccolo forno elettrico che venivano normalmente utilizzati per fare il caffè e scaldare il pranzo. Incrociando le dita e sperando che il vecchio impianto elettrico reggesse. Andrea, come un generale alla sua prima vera battaglia, passò in rassegna le sue truppe: gli ingredienti e gli attrezzi da cucina che si era procurato per la sua piccola messa in scena. Anche la piccola sala riunioni era in ordine con i sottomano, i blocchi per gli appunti e le penne. Tutto era pronto per la riunione con i colleghi inglesi. Marzia entrò nell’archivio e rivolse ad Andrea uno sguardo di disapprovazione. Quello che Andrea stava occupando era il “suo” spazio, quello che solo lei, la collaboratrice dello Studio che una volta si sarebbe definita la “segretaria”, avrebbe potuto gestire. Quando lei e Andrea si erano incontrati, ormai una decina d’anni prima, i patti erano stati chiari. In archivio poteva entrare solo lei, perché solo così l’ordine delle pratiche sarebbe stato assicurato. Alla vista di quell’insolito spettacolo, Marzia scosse sconsolatamente il capo, ma non commentò. Non voleva infierire e poi quello che aveva da dire sull’argomento l’aveva già detto ad Andrea in tempi non sospetti, senza peli sulla lingua. La storia era iniziata il giorno dopo il sorteggio di Champions League che aveva visto contrapporsi nuovamente la Roma ed il Manchester United, con la prima partita in casa. Andrea aveva approfittato dell’occasione per ricambiare la cortese e un po’ freddina ospitalità ricevuta oltre Manica solo qualche mese prima. In pochi giorni aveva organizzato tutto. Con un po’ di fatica, una fila fatta dalla paziente Marzia al Roma Store di Piazza Colonna ed un discreto salasso economico, si era procurato i biglietti per la Tribuna Monte Mario fissando per la mattina successiva alla partita la riunione di lavoro presso lo Studio. Lui stesso avrebbe accompagnato i suoi ospiti in Tribuna la sera della partita. Avrebbe voluto dare, però, alla riunione della mattina seguente un tocco particolare, qualcosa che lasciasse i suoi ospiti a bocca aperta. E l’idea gliel’aveva offerta l’inaspettata venuta a Roma di “Orco”, il nick name dietro il quale si celava un grandissimo chef di provata fede romanista, e la sua improvvisata lezione di cucina. Indipendentemente dall’esito dell’incontro, aveva pensato Andrea, che non nutriva eccessive speranze né per l’esito della partita, né per le prospettive professionali della riunione, avrebbe sorpreso i suoi ospiti dandogli una piccola lezione di italian style. Con grande diligenza Andrea aveva preso appunti durante l’evento gastronomico padroneggiato da Orco anche se, nonostante la sua familiarità con le cose di cucina, era certo che non sarebbe mai riuscito ad eguagliare il Maestro. In cucina, come in qualunque mestiere, solo una grande professionalità fa apparire semplici cose che, oggettivamente, sono difficilissime. E il soufflé con la salsa di frutti di bosco che Andrea aveva l’ambizione di preparare in quattro e quattr’otto per l’occasione era la classica prova d’Autore, una specie di “O” di Giotto. Oltretutto il morale di Andrea era sotto i tacchi per quanto accaduto la sera prima. Per carità, lui non aveva nulla da rimproverarsi. Annullando tutti gli appuntamenti presi in precedenza era andato a prendere i suoi ospiti all’aeroporto, li aveva accompagnati in albergo e poi era andato a riprenderli in tempo per la partita. Aveva assistito con loro alla sconfitta della Roma fingendo una sportività che non era proprio nelle sue corde e poi si era complimentato con i suoi colleghi nel breve tragitto di ritorno fino all’albergo, gli occhi fissi sulla strada ed il cuore gonfio di tristezza. Il suono del campanello della porta dello Studio ebbe su Andrea lo stesso effetto del fischio d’inizio della partita e una forte scarica di adrenalina percorse il suo corpo. Lasciò che fosse Marzia, che aveva una padronanza dell’inglese superiore alla sua, a fare gli onori di casa accompagnando gli ospiti nella sala riunioni. Lui si affacciò appena per un saluto scusandosi se li avrebbe fatti attendere ancora qualche minuto perché aveva in serbo una sorpresa, un piccolo omaggio di benvenuto. Non era certo che l’ora, le dieci del mattino, fosse la più adatta, ma non dubitava che i suoi ospiti, che nel loro precedente incontro avevano dato prova di una discreta resistenza a tavola, avrebbero apprezzato il piccolo intermezzo. In tutta fretta Andrea indossò il grembiule, si rintanò in archivio e si mise alacremente all’opera. Infornati gli stampini, lasciati alle “amorevoli” cure di Marzia, ritornò dai suoi ospiti e si intrattenne brevemente con loro in attesa dell’ingresso di Marzia con il vassoio fumante. E così avvenne tra la meraviglia dei suoi colleghi che avrebbero registrato la cosa tra le tante stravaganze tipicamente italiane. In men che non si dica i suoi ospiti, come diligenti formichine, si dedicarono a svuotare gli stampini, mentre con tempismo perfetto Marzia rientrava nella sala riunioni con i calici e una bottiglia di spumante. Era fatta e i suoi ospiti non gli risparmiarono i complimenti lodando l’abilità culinaria di Andrea, increduli che fosse stato lui stesso a preparare il tutto in pochi minuti. Andrea, che dubitava della sincerità delle lodi, pensò che almeno li avrebbe distratti, spostando la conversazione dagli inevitabili commenti sulla partita. Andrea abbandonò nuovamente i suoi ospiti per tornare qualche istante da Marzia. Temeva il suo giudizio non meno di quello degli inglesi e poi voleva ringraziarla per la sua disponibilità. Marzia nel frattempo stava piluccando con poca convinzione uno dei soufflé. Senza attenderne il giudizio, fu Andrea a commentare la sua piccola prova da cuoco. “E’ buono, ma manca qualcosa” osservò amaramente Andrea. “Quello di Orco, ti assicuro, era di una categoria superiore, e poi sembra che all’improvviso si siano sgonfiati”. La Peppina fa il caffè (*) Dedicato al Maestro Orco. Lui sì che se incontra il Manchester United in casa sua può dargli la lezione che si merita. |
