giovedì, Maggio 15, 2025 Anno XXI


Stavamo risalendo la folla “contromano” verso le 19.30 di ieri sera io e l’Afgano, incrociando gruppi di allegri scozzesi col kilt e le sciarpe della Roma , assai alticci e tutti sorridenti. Costeggiavamo la “Tevere” dirigendoci verso la Sud. L’Afgano m’ha detto “Lo sai che ancora nun m’ambiento e so due giorni che sto a casa…”. Gli ho risposto “Eccola Casa Nostra” indicandogli l’Olimpico illuminato.

Poi ho aggiunto “..ho già nominato mio esecutore testamentario “il Banale” che dovrà far si che la mia cerimonia funebre si offici qui dentro in un gioioso tripudio de bandiere giallorosse e sciarpe de CoredeRoma.Dovete ride tutti e cantà le canzoni della Roma. Sarà una cerimonia in cui tutti dovrete ride…” e lui m’ha aggiunto” come l’Irlandesi che ‘mbriachi come le pigne montano sulla bara e cominciano a ricordà i bei tempi in cui il defunto era in vita, sto grandissimo fijo de’na ……”.

Lo Stadio Olimpico , la Curva Sud , CASA MIA.

Pur essendo credente, sono convinto che i nostri percorsi di vita siano già stabiliti dal destino , all’origine. Quando si nasce la strada è già segnata. E lungo questa strada ci sono episodi, fatti, storie e persone attraverso i quali la storia della nostra vita si svolge.

Gli amici veri so’ pochi, l’Afgano è uno di questi. Con lui ce sto bene.Capita che non ce sentiamo per qualche tempo, ma ognuno di noi due sa che l’altro c’è. E questa sensazione chi non la prova non la capisce. E’ inutile che ci prova.

Ieri sera , mentre lui continuava a dirmi” che grande ritorno a casa m’ha regalato la Roma” e intanto cantava “stasera che sera” come uno dei Matia Bazar, io facevo un altro tipo di riflessione.

Ci pensavo mentre in totale “trance” seguivo in piedi cantando come un “curvarolo” gli ultimi minuti della partita soffertissima col Milan.

Ero in piedi “le braccia verso il cielo” e vedevo sotto di me migliaia di teste e di braccia come le mie e sentivo migliaia di voci come la mia, con la Monte Mario in piedi a cantare, la Tevere e la Nord a cantare a sostenere la Roma, la Nostra Roma, per sorreggerla fino alla fine dell’impresa.

“NON POSSONO CAPIRE”. Ecco quello che pensavo.

“Caro Flavio, niente e nessun amore al mondo è come questo che noi abbiamo per la Roma. E’ un amore diverso, fatto di sensazioni e passioni travolgenti e che se non lo provi non lo puoi capire. La moglie e i figli, mamma e papà sono amori e affetti diversi. La Roma è un amore perduto, senza speranza ma che per questo ami sempre di più ogni volta. Perchè le sensazioni che ti da uno stadio in piedi che canta per una maglia e per un’idea non te le da niente e nessuno”.

Flavio mi ha guardato e mi ha sorriso” c’hai ragione nun lo capiscono se nun lo provano”.

INFINITAMENTE ROMA, come ieri ,come sempre.