Categorie Articoli by Gens Romana Scritto da Marforio domenica, 2 Marzo alle ore 11:29
Roberto avrebbe di gran lunga preferito che la cosa non si sapesse in giro, ma era consapevole in partenza che questo suo desiderio era irrealizzabile. Torre Maura non è un quartiere anonimo, è una comunità molto vivace nella quale mantenere un segreto può essere molto difficile. Così, quando i suoi amici lo incontrarono nella pasticceria di Via dei Colombi, il loro ritrovo abituale, non negò. Cercò solo di dare scarso peso alla cosa. “E’ vero faccio lo steward, embè?” disse davanti a tutti. Fu Claudio a dare voce all’imbarazzo generale chiedendogli che cosa mai gli fosse passato per la testa. E non fu tenero. “Lo steward, ma ti rendi conto? vuol dire che ti toccherà fare la spia!” e pronunciò la parola “spia” con un sibilo che ne esaltava tutto il valore dispregiativo. “Non è vero!”, rispose Roberto in un sussulto d’orgoglio, “ho principalmente compiti di sicurezza e di protezione dell’incolumità generale, pure la tua, se è per questo…”. Nel dirlo, però, scosse il capo sapendo che nessuno gli avrebbe creduto. E così fu, perché, con un gesto che sembrava premeditato, tutti i suoi vecchi amici gli voltarono le spalle, lasciandolo da solo a bersi un caffè che d’improvviso gli parve amarissimo. Quando se ne furono andati tutti, però, Guido, l’amico d’infanzia, tornò indietro, gli si fece nuovamente sotto e cercò di farsi raccontare. Roberto allora si sfogò pur tentando di mantenere la sua dignità. In fondo a trentacinque anni suonati non era più un ragazzino. Raccontò in una cascata di parole di quando gli avevano proposto la cosa, dei suoi tentennamenti, dei soldi che, comunque, avrebbe guadagnato, perché una ventina di euro scarsi a botta da mettere in tasca non erano tanti, ma neanche pochi, che la nascita di Monica, la terzogenita, aveva costretto a casa Flavia e che quello era l’unico modo per non rinunciare ad andare allo Stadio, che negli anni era diventato casa sua. “Le amanti costano”, gli aveva detto il padre quando Roberto gli aveva confessato che ormai persino l’abbonamento ai distinti sud era diventato per lui un lusso. Come poteva dargli torto Roberto? La Roma come un’amante capricciosa e, da un po’ di tempo, costosa. La Roma da mettere prima di tante altre cose, come nel suo coro preferito: “sostenendo la mia fede io mi sono convinto che, non c’è donna non c’è prete perché in mente ho solo te”. Le sue priorità, proprio quelle che la sua scelta stava mettendo seriamente in discussione. Nell’ordine: i figli, la Roma, Flavia, i genitori, gli amici. Il lavoro non rientrava nelle prime cinque. I soldi neppure nelle prime dieci. Perché i soldi oggi ci sono e domani sono spariti. Guido ascoltò il racconto, ma non commentò. Si limitò ad un in bocca al lupo e si allontanò raggiungendo gli altri e Roberto in quel momento si rese conto che, per la prima volta in vita sua, gli amici gli avevano voltato le spalle, che non avevano capito e neppure fatto lo sforzo di capire, ma ormai la sua scelta era fatta. Guardò l’orologio e si affrettò: tra due ore sarebbe iniziato il suo turno, con largo anticipo rispetto all’orario della partita, e doveva ancora passare da casa, cambiarsi e raggiungere lo Stadio per il suo nuovo lavoro, il lavoro dello steward. Tornano tutti gli amici miei, |
